La notte degli Oscar
Con la vittoria dell’Oscar di Nomadland, Pechino sorpassa Hollywood

L’Oscar 2021, assegnato proprio ieri notte, si chiude nel segno di Nomadland, film americano dedicato a una comunità di nomadi che riconquista i suoi spazi, ma realizzato da una regista cinese, Chloé Zhao. La celeberrima statuetta d’oro va al film, alla regista e all’attrice Frances McDormand, alla sua terza vittoria. Ma il coinvolgimento di una regista cinese nel premio è diventato nel frattempo l’ennesima occasione di scontro strategico ed economico tra Usa e Cina. Il rapporto della Cina con gli Oscar è da sempre travagliato.
Nel 1993, per esempio, quando gli Academy Awards vennero trasmessi in Cina per la prima volta, l’attore Richard Gere espresse sostegno al Dalai Lama, il leader spirituale tibetano che la Cina considera un separatista. Nei dieci anni successivi la diretta degli Oscar fu negata e ancora oggi a Gere è vietato entrare nel paese. Nel 2006, quando il regista taiwanese Ang Lee vinse con il film Brokeback Mountain, la China Central Television (Cctv), la più grande emittente controllata dallo Stato del dragone, ha censurato la clip del film mostrata durante la cerimonia: l’omosessualità è considerata argomento tabù nel paese. Quest’anno la censura si è scatenata proprio contro Zhao, la regista vittoriosa. Nel marzo scorso, il Partito Comunista cinese, dopo lo scrutinio delle sue dichiarazioni, prima ha accusato Zhao di calunnie e bugie contro il suo paese di origine, poi ha ordinato alla Cctv e ad altri canali nazionali di cancellare la trasmissione degli Academy Awards. Stessa censura per Do Not Split, un cortometraggio sulle proteste pro-democrazia del 2019 a Hong Kong, in corsa come miglior documentario.
Eppure la Cina è sempre più un mercato da record per i consumi dell’industria cinematografica, oltre che produttrice di film essa stessa. Se è vero che il centro pulsante del cinema mondiale è la California, adesso l’equilibrio si sta spostando. Secondo Fowdy, «la rapida espansione del mercato cinese è una testimonianza del successo della transizione verso un’economia di consumo. I principali beneficiari della transizione sono gli stessi film di Hollywood», detentori finora di un monopolio globale. Il film con il maggior incasso al mondo, Avengers Endgame, ha accumulato ben 600 milioni di dollari di entrate solo in Cina. E proprio il premio Oscar Cloé Zhao è la regista del prossimo film della Marvel Gli Eterni. Nel frattempo, però, cresce la produzione dei film prodotti in Cina, favoriti da Covid-19 che, con la chiusura delle sale, ha messo in freezer il mercato globale del cinema, con enormi perdite per gli studi di produzione americani.
Viceversa, il rapido superamento del Covid-19 da parte della Cina e il mantenimento di una vita normale per la maggior parte dell’anno ha permesso al mercato e all’industria cinematografici cinesi di prendere il sopravvento sui concorrenti occidentali per oltre un anno. Il film di maggior successo nel 2020 è il cinese The Eight Hundred (468 milioni di dollari di incassi), con altri tre film cinesi nella top ten. Lo stesso nel 2021, con Detective Chinatown 3 seguito da altri sette film cinesi. Con la riapertura di Hollywood questo primato non durerà, ma resta un chiaro esempio del potenziale economico del dragone.
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