Economia
Concessioni idroelettriche, il rinnovo non è una questione di rinnovabili

Di fronte alle pacate riflessioni di Andrea Ripa di Meana (Sole 24ore del 12 marzo) su come cercare di trasferire nel mercato elettrico in maniera più consistente i bassi costi di produzione delle rinnovabili, Elettricità Futura, per la penna del suo Direttore, continua (Sole24 13 marzo) testardamente a ribadire la sua tetragona verità. Le cose miglioreranno solo se si darà il via ai tanti progetti per le rinnovabili in corso di autorizzazione. Purtroppo le cose sono un po’ più complicate.
Questo assunto è sempre vero o piuttosto si continua a difendere un sistema di utilizzo delle rinnovabili che porta buoni benefici agli operatori e scarsi invece ai consumatori? Non è solo questione di ridurre tramite le rinnovabili il peso del gas nella generazione elettrica. Ci son molti altri diversi problemi. L’attuale meccanismo prevalente, i contratti a due vie, premia le rinnovabili fornendo loro garanzie che consentono di abbassare il rischio e finanziare gli impianti con largo ricorso al debito a prescindere da dove essi siano collocati. E a prescindere completamente dal fatto che quella produzione sia veramente utile. In questo modo praticamente gli investimenti nelle rinnovabili sono gli unici che non presentano alcun rischio di impresa e sono pochissime le imprese che li realizzano con criteri esclusivamente di mercato. Questo è il punto.
Nel caso dei contratti per differenza il prezzo stabilito dalle gare viene percepito anche quando la produzione risulta inutilizzabile per eccesso d’offerta e bassa domanda. Nel medio periodo questo significa che, laddove si collocano la maggior parte degli impianti, le Regioni meridionali, potremo avere prezzi zonali più bassi della remunerazione concordata con i contratti a due vie e quindi sarebbero ancora una volta i consumatori a pagare la differenza in bolletta. Questo dopo che un paio di centinaia di miliardi sono già stati destinati agli incentivi per le rinnovabili. Ci sono oggi impianti rinnovabili, la maggioranza di quelli in funzione, che fra l’incentivo dei diversi conti energia, 300 euro medi, e il prezzo di cessione al mercato realizzano più di 400 euro a MWh!
Inoltre la localizzazione degli impianti sempre nelle stesse aree nel Mezzogiorno costringe ad ingenti investimenti nelle reti per trasportate l’energia là dove la si consuma, al Nord, nelle reti di distribuzione e nei sistemi di accumulo quali batterie o impianti di pompaggio, i cui costi saranno riversati nelle già care bollette. Se fossero lasciati ai semplici meccanismi di mercato e fossero realizzati tutti gli impianti in corso di autorizzazione, come richiesto insistentemente da Elettricità Futura con scarsa lungimiranza, essi finirebbero per cannibalizzarsi l’un l’altro abbassando il prezzo anche fino a zero. Come già succede in alcune ore e in alcune aree d’ Europa.
Quindi è vero che le rinnovabili costano poco. Ma vengono pagate care. Perché scaricano sulle bollette le loro inefficienze e i costi esterni associati. Contemporaneità nella produzione insieme a intermittenza poco prevedibile ne riducono l’efficacia. Il recente provvedimento denominato FER X non risolve questi problemi e l’altro provvedimento, FER 2, prevede già una nuova stagione di importanti incentivi. Che naturalmente finiscono in bolletta. A questo si aggiunge la rendita idroelettrica quasi triplicata dal periodo pre-crisi senza alcun merito da parte degli operatori se non quello di essere trascinati dal prezzo del gas. Ci si attenderebbe che il rinnovo delle concessioni idroelettriche sia accompagnato da misure di contenimento di una rendita che non ha alcuna giustificazione. Forse Elettricità Futura potrebbe riflettere anche su questi punti con lungimiranza e avanzare qualche proposta che oltre ai legittimi interessi dei produttori guardi anche a quelli dei consumatori e del Paese. Per l’oggi ma anche per il domani.
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