Non solo strafalcioni giuridici e segni di riconoscimento a nastro: nell’esame per diventare magistrato spunta adesso anche la “turbo correzione”. Il concorso per magistrato ordinario non finisce mai di riservare sorprese. Anzi.  La scorsa settimana Il Riformista aveva raccontato le numerose “anomalie” contenute nei temi del concorso da 330 posti bandito nel 2018 e la cui correzione era terminata lo scorso giugno. Molti elaborati che erano stati giudicati idonei, acquisiti dai bocciati, presentavano errori macroscopici in punto di diritto e diverse indicazioni grafiche che potevano essere interpretate come simboli identificativi.

I candidati bocciati avevano, poi, richiesto anche i vari verbali redatti dalla Commissione esaminatrice. La Commissione, presieduta dal consigliere di Cassazione Lorenzo Orilia, si era data delle “regole” a cui attenersi nella correzione degli scritti. La correzione sarebbe dovuta avvenire in “rigoroso ordine numerico delle buste in gruppi di dodici consecutivi”. Inoltre doveva essere predisposto un “calendario” delle attività a cui le sottocommissioni dovevano attenersi. L’accesso agli atti non sortiva però gli effetti desiderati. Non veniva, infatti, recuperato alcun calendario dei lavori. Ma non solo. Le correzioni che sarebbero dovute avvenute in rigoroso ordine cronologico erano state effettuate “random”. In particolare, alcuni compiti erano stati lasciati “indietro” e corretti solo successivamente. I verbali, poi, non indicavano le tempistiche delle correzioni. La Commissione, come è stato ricordato, ha grande “discrezionalità” sulla regole da applicare.

La legge prevede solamente che “deve essere annullato l’esame dei concorrenti che comunque si siano fatti riconoscere”. In assenza di paletti da parte della Commissione, la giurisprudenza amministrativa nel tempo aveva sdoganato molte pratiche non proprio ortodosse come quella di scrivere il tema in stampatello o di lasciare spazi vuoti fra una riga e l’altra. Semaforo verde anche, con una sentenza del Tar Sicilia, per gli “schemini” in caso fossero serviti per meglio “descrivere” la prova assegnata. Le uniche regole chiare riguardavano la qualità complessiva dell’elaborato. Il tema doveva essere “corretto sotto il profilo sintattico e grammaticale” ed il candidato doveva dimostrare “adeguata padronanza della terminologia giuridica”. Entrambi i requisiti erano ritenuti “indispensabili” al fine del superamento della prova scritta. Il presidente della Commissione, infine, doveva anche prestare grande cura nella composizione delle varie sottocommissioni per garantire il “massimo grado di omogeneità” nella correzione. I componenti sono ventotto, di cui venti i magistrati.

Sul concorso il ministro della Giustizia esercita “l’alta sorveglianza”. Il Csm, invece, provvede a indicare i nomi dei venti componenti togati della Commissione, composta di ventotto membri. I bocciati si stanno muovendo in ordine sparso. Alcuni hanno chiesto la ricorrezione degli elaborati, altri hanno presentato ricorso al Tar, altri ancora hanno depositato un esposto alla Procura di Roma per la verifica di eventuali illeciti penali. E non è da escludersi un ricorso collettivo al Capo dello Stato. Sul fronte del Csm il primo ad attivarsi era stato la scorsa settimana l’avvocato civilista Stefano Cavanna. Il laico in quota Lega a piazza Indipendenza aveva depositato una richiesta di “apertura pratica” al Comitato di presidenza del Csm.

Fra le varie istanze, quella di svolgere “approfondimenti e verifiche nell’ambito delle competenze e dei poteri del Csm”. In particolare, mediante “la convocazione dei componenti della Commissione esaminatrice del concorso”, affinché riferiscano “sui fatti denunciati dai candidati”, senza escludere altre “iniziative meglio viste e/o ritenute”. Il capogruppo in Commissione giustizia alla Camera Pierantonio Zanettin aveva invece depositato una interrogazione al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Sul fronte dei numeri, gli idonei alle prove scritte sono stati 301. 13.000 gli iniziali concorrenti. Quelli che avevano consegnato gli scritti, 3091.In questa vicenda al momento c’è il silenzio da parte dell’Anm: nessun commento sui futuri colleghi.