La condanna dell'Onu ma al confine si continua a morire per il freddo
Confine tra Bielorussia e Polonia: ora si contano i morti
I membri occidentali del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno fermamente condannato la Bielorussia per l’escalation della crisi sui migranti bloccati al confine con la Polonia, accusando Lukashenko di utilizzare i migranti per destabilizzare il confine orientale dell’Unione europea. Aleksandr Lukashenko, com’era prevedibile, alza il tiro minacciando di bloccare il gas russo verso l’Europa (tra l’altro già alle prese con il caro energia): «Forniamo calore all’Europa e loro minacciano di chiudere la frontiera. E se interrompiamo l’erogazione di gas naturale lì?», ha detto con tono di sfida, riferendosi al gasdotto Yamal-Europe che porta il combustibile in Polonia e Germania. La crisi intanto si allarga. Mentre il commissario all’Economia Ue Paolo Gentiloni avvisa che l’Europa non si farà intimidire la leader dell’opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya ripete che il premier bielorusso «bluffa» perché «interrompere la fornitura di gas sarebbe più dannoso per lui che per l’Ue».
Al fianco del regime di Minsk c’è sempre Vladimir Putin che negli ultimi due giorni ha avuto già due telefonate con la cancelliera tedesca Merkel invitando l’Ue a ristabilire i contatti con la Bielorussa mettendo fine all’isolamento. Gli Usa da canto loro segnalano un aumento sospetto di truppe russe al confine con l’Ucraina e temono una replica dell’invasione della Crimea nel 2014, sfruttando il caos generale.
Di certo con i soldati che isolano la zona di confine dai media e dagli operatori umanitari è sempre più difficile ottenere notizie certe sulle reali condizioni dei migranti. Di sicuro c’è che le temperature durante la notte scendono sotto le zero e ci sono vittime, causate soprattutto dall’ipotermia. La Bbc scrive che nelle ultime settimane sarebbero “almeno 7” le persone morte nei pressi dl filo spinato. Il giornale polacco Oko.press racconta di avere ricevuto notizie da una loro fonte irachena presente lì sul posto di un ragazzo di 14 anni curdo morto congelato vicino al valico di Kuznica e prelevato dai servizi bielorussi. La notizia sarebbe stata confermata anche da altri migranti presenti ma le condizioni difficili dei migranti (e le power bank con cui ricaricare i telefoni che si stanno scaricando) rendono difficile la verifica.
Di «diverse tragiche morti registrate nell’area di confine nelle ultime settimane» parla anche un comunicato congiunto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni che «ricordano agli Stati l’imperativo di prevenire ulteriori perdite di vite umane e garantire il trattamento umano di migranti e rifugiati come priorità assoluta». Le due organizzazioni hanno dichiarato pubblicamente in diverse occasioni che la strumentalizzazione di migranti e rifugiati per raggiungere fini politici è deplorevole e deve cessare. «Approfittare della disperazione e della vulnerabilità di migranti e rifugiati offrendo loro promesse irrealistiche e fuorvianti è inaccettabile e ha gravi conseguenze umane», scrivono nella loro dichiarazione congiunta. Crystal van Leeuwen, responsabile delle emergenze mediche di Medici Senza Frontiere (Msf), ha chiesto che le Ong ottengano urgentemente l’accesso a una zona militarizzata sicura dalla parte polacca e che le richieste di protezione internazionale dei migranti siano rispettate. «Il freddo è la più grande preoccupazione fisica e la mancanza di cibo e acqua», ha detto van Leeuwen. Ma molti dei migranti hanno anche problemi di salute mentale significativi dopo aver trascorso a volte diverse settimane a essere deviati avanti e indietro attraverso il confine. «Queste persone hanno bisogno di riparo, cibo, acqua e assistenza medica», ha detto. «Le loro vite hanno bisogno di protezione e devono essere trattate secondo il diritto dell’Ue e internazionale. Non sono armi, sono esseri umani».
Gli inviati del Guardian nei giorni scorsi raccontano di avere incontrato un gruppo di sette curdi iracheni ai margini della foresta di Białowieża – che attraversa il confine tra la Polonia sud-orientale e la Bielorussia – con una bambina di otto mesi e un bambino di due anni mentre raggiungevano il villaggio polacco di Grodzsik. Chi prova ad arrivare in Polonia dalle foreste racconta di avere visto cadaveri sdraiati a faccia in giù nelle paludi. Molti sono attirati in Bielorussia da agenzie di viaggio che organizzano gli aerei per Minsk. Nelle immagini dall’aeroporto si vedono gruppi di profughi in maglietta e pantaloncini, assolutamente inconsapevoli delle temperature che si ritroveranno ad affrontare. Scesi dall’aereo vengono accolti temporaneamente in hotel gestiti dal regime e poi caricati su autobus e taxi che li trasferiscono al confine polacco e lituano. Le guardie bielorusse poi li spingono oltre alla recinzione. «Alcuni migranti che abbiamo soccorso si sono tagliati la faccia con il filo spinato», racconta l’operatrice volontaria Katarzyna Wappa. I soldati polacchi da canto loro rimangono a presidiare il confine con i fucili puntati e non rispondono alle richieste di acqua, di cibo e di cure delle famiglie assiepate al confine, schiacciate dai soldati bielorussi da una parte e dalle milizie polacche dall’altra. Anche i malati che hanno la fortuna di essere recuperati da un’ambulanza rimangono in ospedale solo il tempo che serve per le prime cure e poi vengono riportate all’addiaccio. All’ospedale Mantiuk di Hajnówka, un ragazzo della Somalia racconta di avere visto i suoi due fratelli morire assiderati. I bambini, raccontano i volontari, stanno avendo reazioni al freddo simili agli attacchi epilettici. Cecilia Rinaldini, inviata per Rai Radio al confine tra Polonia e Bielorussia ha raccolto la testimonianza di una madre che ha partorito nel limbo maledetto e per tre giorni non è stata soccorsa da nessuno. Il neonato non è sopravvissuto.
Ieri manifestanti di estrema destra polacchi hanno invitato i loro militari a sparare agli “invasori”. Ora le temperature continueranno a scendere, l’ecatombe è appena iniziata.
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