L'intervista
Confronto in tv, Pinto: “Questi duelli ormai non spostano consensi, la par condicio? Non serve più, riscriviamo le regole”
Questo dibattito non s’ha da fare. Così è deciso. Così ha deciso l’Agcom, niente duello televisivo tra Elly Schlein e Giorgia Meloni. La porta di Bruno Vespa rimane chiusa. Soltanto quattro delle otto liste rappresentate in Parlamento hanno accettato l’invito di Rai a un confronto a due tra leader sulla base della forza rappresentativa. “Per questo motivo, in assenza della maggioranza richiesta dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Rai ritiene di non poter programmare alcun confronto nei termini precedentemente proposti” hanno fatto sapere da Viale Mazzini. Ma era così importante questo dibattito? Avrebbe spostato davvero consensi? E poi… se in Europa non ci volete andare, che dibattete a fare? Lo abbiamo chiesto a Francesco Pinto, regista televisivo ed ex dirigente Rai.
Allora, cosa ne pensa del duello inesistente, del no di Agcom?
«Il problema non è se è giusto o sbagliato che il confronto salti, ma se sono state rispettate o no le regole. Abbiamo una normativa che è la par condicio, sulla quale ho molti dubbi e anche grossi, ma se esite la par condicio quel dibattito non si poteva fare. Si va al voto alle europee in un sistema di proporzionalismo, tu prendi due leader dei partiti maggiori e le metti a confronto e gli altri? C’è un problema di leggi».
Insomma, ci sono delle regole che non sono state rispettate…
«Sì, questo mi sembra l’ennesimo pasticcio di chi sta gestendo in questo momento la Rai. In questa trappola i vecchi dirigenti non ci sarebbero mai cascati. Questo è il problema. Ennesimo pasticcio di chi non sa gestire una macchina così complicata come la Rai».
Ma che dubbi ha sulla par condicio?
«È superata. Quella legge aveva una contingenza, fu fatta nel momento in cui Berlusconi aveva un potere enorme, era il proprietario di Mediaset. C’era un problema politico vero, nell’organizzazione del consenso uno dei due concorrenti aveva tra le mani almeno la metà del sistema di comunicazione televisivo. Molto probabilmente la par condicio era giusta all’epoca, oggi no. Bisogna rivederla, scrivere nuove regole perché resta un problema enorme che è quello di salvaguardare le minoranze. La democrazia liberale non è il comando della maggioranza, ma il comando della maggioranza e il rispetto della minoranza. Premesso questo, le regole si cambiano. Le cambiano nel calcio, nella Costituzione, penso si possano cambiare anche all’interno della Rai. È doveroso e necessario avviare un processo di revisione di quella legge».
Quel confronto avrebbe spostato consensi?
«Zero. E non lo scopriamo adesso, i sociologi già negli anni ‘60 dissero che questi dibattiti spostavano pochissimi voti, praticamente quasi nessuno, l’effetto che avevano e che hanno è invece quello di rafforzare l’idea che l’elettore già aveva. Chi era convinto di stare con un leader, se ne convinceva ancora di più. Il famoso dibattito, dal quale è partito tutto, cioè quello tra Nixon e Kennedy in realtà non cambiò quasi niente. Tra l’altro, se guardiamo alle precedenti tornate elettorali, quando la Rai era di centrosinistra, vinceva la destra e viceversa. Quindi il dibattito dentro la comunicazione politica è un dibattito che serve a poco. Pochissimo. Il dibattito Berlusconi-Occhetto, per esempio, spostò pochissimi voti, il consenso si sposta attraverso altri canali. Lo spostamento dei voti da Berlusconi a Occhetto fu più colpa del Drive In che del dibattito televisivo. I partiti pensano che l’organizzazione del consenso venga ancora fatta attraverso l’informazione classica ma questa roba non è più vera da vent’anni».
Le due sfidanti emigreranno a La7?
«Non saprei. Posso dire però che trovo avvilente che si parli pochissimo di Europa dove ci giocheremo il nostro destino e il dibattito lo fanno due persone candidate che non andranno mai in Europa. Qualche riflessione su questa politica un po’ grottesca forse dovremmo farla. Solo in Italia accade che due leader candidati dicano: sì, ma se vinciamo non ci andiamo in Europa. Ma che senso ha? Mi chiedo».
Elly o Giorgia? Al di là dei voti, chi avrebbe vinto il duello televisivo?
«Non so dirlo con certezza, ma posso dire che sottovalutare l’avversario è sempre una cattiva idea. Penso che alla fine, forse, il duello lo avrebbe vinto Elly perché Giorgia l’avrebbe sottovalutata».
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