La crisi interna al Carroccio
Congresso e cambio del nome, la ‘rivolta mancata’ contro Salvini nella Lega: il piano saltato per salvare la ricandidatura di Fontana

Via Salvini dal nome, ritornare alla vecchia Lega, anche se senza il riferimento al Nord. Era questo il piano di alcuni esponenti lombardi del Carroccio, sviluppato da consiglieri regionali del Pirellone, ma saltato in extremis per non compromettere la corsa di Attilio Fontana alle Regionali del prossimo anno.
A parlarne oggi su Repubblica è un articolo di Matteo Pucciarelli, che evidenzia ancora una volta il clima tesissimo all’interno del partito: nel Carroccio è da tempo attesa una resa dei conti tra il segretario Matteo Salvini e la sua ‘minoranza interna’, composta in particolare dal fronte governista dei governatori, il duo Zaia-Fedriga, assieme al ministro dello Sviluppo economico e numero due del partito Giancarlo Giorgetti.
Secondo il retroscena, la congiura contro Salvini sarebbe partita nel consiglio regionale lombardo, dove la pattuglia leghista è folta. Lì era in procinto di scattare una fronda interna, con alcuni esponenti pronti ad uscire dal partito.
Ma la prima mossa era in realtà quella di riuscire a convocare un congresso straordinario per cambiare il nome della “Lega per Salvini premier”, trasformandolo semplicemente in “Lega”. “Attendevamo tutti il segnale, eravamo pronti – confida uno dei congiurati, naturalmente in anonimato, al quotidiano – poi c’è stato lo stop. In questo momento era e rimane troppo importante garantire la ricandidatura di Attilio Fontana”.
La seconda opzione era invece quella di seguire il metodo Di Maio, ovvero la scissione compiuta nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri, che ha portato con sé una sessantina di parlamentari 5 Stelle nel suo nuovo gruppo ‘Insieme per il futuro’.
Il motivo è chiaro: la somma dei numeri in calo, con i sondaggi stabilmente sotto il 20 per cento che pongono il Carroccio alle spalle di Fratelli d’Italia e Partito Democratico, e la prossima sforbiciata in Parlamento, effetto della riforma che ha tagliato 600 posti. “La malattia esiste e il leader non può più fare finta di nulla, ora dobbiamo fare pulizia delle mezze figure, è finito il momento degli amici al bar, servono merito e competenza”, si sfoga un deputato leghista, nell’anonimato.
Sullo sfondo restano le ultime battaglie di Salvini proprio contro il Governo, la posizione che sta mettendo in crisi il partito. Nel mirino del segretario ora sono ius scholae e depenalizzazione della cannabis domestica, disegni di legge di iniziativa parlamentare e non governativi.
Per Salvini “questa iniziativa di Pd e 5 Stelle (il riferimento è al ddl cannabis), unita alla cittadinanza facile per gli immigrati, è un grave attacco al governo e crea una spaccatura drammatica fra le forze che sostengono Draghi. Mentre alla Camera la sinistra ha deciso di imboccare questa strada pericolosissima, in commissione al Senato noi abbiamo approvato l’equo compenso atteso dagli ordini professionali”.
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