Le grane del Carroccio
Congresso Lega, Salvini senza rivali ma col partito diviso: da Zaia a Vannacci, dal no al riarmo al nord dimenticato

Green flag – nel senso più letterale del termine – alla Fortezza da Basso di Firenze, che ospiterà il congresso della Lega venerdì 4 e sabato 5 aprile. Se Salvini si conferma ufficialmente come unico candidato alla guida del partito, la sua carica di segretario del Carroccio dovrà comunque essere confermata dal 14 per cento dei 725 delegati attesi all’evento. Tra la partecipazione di parlamentari italiani ed europei, segretari, amministratori locali e ospiti internazionali sembra probabile, per quanto non ufficialmente confermata, anche la proiezione di un video messaggio da parte di Elon Musk. Che fa sempre colore.
All’ordine del giorno, oltre alla revisione dello Statuto: protezione dei risparmiatori, sviluppo del mercato finanziario domestico ed educazione digitale, finalizzata a un maturo e consapevole controllo della tecnologia. La mozione congressuale pensa all’Italia del futuro, dove tradizione e innovazione non saranno antitetiche ma interdipendenti. E il partito? Se Zaia quest’anno dovrà rinunciare a un giorno di congresso per il Vinitaly, imperdibile fiore all’occhiello della tradizione fieristica veronese, la sua presidenza in Veneto fino alla primavera del 2026 è appoggiata con convinzione da Salvini, che farebbe di tutto pur di impedire che il Doge sia rimpiazzato da parte di un esponente di FdI. Per la serie Zaia, stai Serenissimo. Attenzione però, perché la questione delle elezioni in Veneto va a braccetto con i brontolii indipendentisti del nord. È vero che la Lega è al Governo, ma con tutta quest’attenzione su Roma e sull’Europa le buone, vecchie imprese venete e lombarde, storicamente tutelate dal Carroccio, soffrono. E i consensi scendono. Proprio Zaia, aveva dichiarato «La questione settentrionale è quanto mai attuale, anche perché del Nord ci si occupa sempre meno».
Alberto Stefani, segretario della Liga Veneta, vice segretario federale della Lega e plausibile delfino del Doge – anche se lui si dissocia con modestia da questa possibilità – è un manifesto vivente dei valori storici della Lega. Potere quindi alle autonomie e federalismo: «Salvini ha accolto la posizione identitaria del Veneto. Noi continueremo a difendere la nostra regione come abbiamo sempre fatto, con tutte le nostre forze». Serpeggia preoccupazione sull’eventualità della nomina a vice del Generale Roberto Vannacci, che la cricca veneta non vede assolutamente di buon occhio (forse) perché non ancora iscritto al partito, ma che ha dichiarato recentemente al Riformista di sentirsi “all’unisono” con la Lega. Riuscirà dunque, Matteo Salvini a portare a Firenze un partito privo di fratture interne, come si è più volte auspicato negli ultimi giorni? Se sul fronte riarmo, la maggioranza dei leghisti sembra seguire il Capitano nel suo rifiuto ad appoggiare il piano della von der Leyen, dal Friuli Venezia Giulia si alza una voce fuori dal coro.
Il governatore Massimiliano Fedriga, che non ha mai nascosto le sue simpatie nei confronti della Nato ha infatti dichiarato: «I paesi che non hanno una difesa ben sviluppata non riescono ad essere forti nemmeno a livello economico. L’Italia è ancora sotto al 2% di spese militari in rapporto al Pil, non mi pare ci sia una corsa agli armamenti, ma penso che la Nato vada rafforzata e serva uno sforzo in questa direzione». Sempre Fedriga, quando si parlò di un eventuale ritorno di Salvini all’Interno, disse con convinzione che al Viminale, Piantedosi ce lo vedeva benissimo.
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