Hanno fatto le ore piccole al quinto piano dell’Europa Building dove si riuniscono le delegazioni dei 27 paesi membri quando c’è il Consiglio europeo. Complice l’ordine del giorno che ha messo il dossier più difficile praticamente a fine giornata: la nuova Difesa europea, che sottintende anche una politica estera europea e si porta dietro altri dossier collaterali. È una rivoluzione necessaria, non sarà di facile gestione ma dovrà essere risolta in fretta. Non c’è tempo da perdere. Come ha insegnato la pandemia, l’Europa, se vuole, può fare presto e bene.

Nei briefing informali pre-vertice sherpa e addetti ai lavori lo hanno ribattezzato “un summit di guerra”. Scordatevi, almeno per ora, Macron e i “suoi” militari mandati in missione in Ucraina in sostegno ai soldati di Kiev. Scordatevi anche, però, i dibattiti sulla pace ad ogni costo che tanto piacciono nei nostri talkshow. Tenete in mente, invece, quella foto a tre di una settimana fa, Macron, Scholz, Tusk – assente purtroppo l’Italia – riuniti a Berlino in una riedizione del formato Weimar per sostenere l’Ucraina nel lungo periodo dotandola di nuove armi utili a condurre attacchi in profondità nel territorio russo. È l’artiglieria a lungo raggio che il Bundestag aveva respinto mesi fa e su cui ora è costretto a fare marcia indietro. Meglio i missili che gli uomini.

Posizioni condivise

Che “la Russia non debba vincere” è uno dei pochi punti condivisi al tavolo dei 27. Si tratta di capire cosa voglia dire vincere e comunque il vertice è partito da qua. E da un passaggio che si ritrova nella bozza delle conclusioni del vertice: “Il Consiglio europeo sottolinea la necessità imperativa di una preparazione militare e civile rafforzata e coordinata e di una gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”. Detto con altre parole, più semplici, l’ordine mondiale sta cambiando. Nulla è più scontato, neppure la pace e la libertà, neppure le alleanze, l’Europa deve poter fare da sola, rafforzarsi ed essere autonoma. Anche nella difesa. È un cambio di paradigma epocale ma necessario.

Il programma

La giornata è cominciata con il pranzo con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Circa due e mezzo. Poi il Consiglio vero e proprio inaugurato dalla presidente Roberta Metsola e con l’intervento in videocollegamento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Parole durissime quelle arrivate da Kiev, quasi disperate: “I sistemi di difesa aerea attualmente disponibili in Ucraina non bastano a proteggere tutto il nostro territorio dal terrore russo. Sapete cosa fare. Vi esorto a farlo per proteggere le nostre città”. La due giorni è stata divisa in modo netto: ieri Ucraina e difesa europea, Medio Oriente e anche l’allargamento dell’Ue. Oggi immigrazione e le misure per gli agricoltori. Meloni tiene molto a questi due punti (“li ha imposti l’Italia”) e s’è portata in delegazione, oltre all’onnipresente ministro Fitto, anche il ministro- cognato Francesco Lollobrigida. Ma è il resto del menu che conta.

I temi sul tavolo

La predisposizione di un piano europeo in risposta ad una eventuale crisi da un punto di vista militare (e anche civile) è stata avanzata dalla Finlandia. L’ex presidente Sauli Niinisto ha ricevuto da von der Leyen l’incarico di predisporre un rapporto per migliorare la preparazione e la prontezza di intervento e di reazione della Ue. Ursula von der Leyen è stata chiara: “Basta illusioni, il mondo è diventato più pericoloso e l’Europa deve essere pronta. Le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina”. Alcune delegazioni, ad esempio Italia e Ungheria, hanno però sollevato dubbi perchè la risposta a crisi militari e civili è una competenza nazionale e non sono disposte a cedere sovranità su questi dossier. Altri paesi, soprattutto del nord Europa, che si sentono più minacciati, sono invece convinti della necessità di “fare fronte comune e in modo coordinato… Come è già successo per la lotta al Covid: piano vaccini e soldi, tutto è stato condiviso.

Gli umori

Il Piano della Commissione Ue per “rafforzare l’industria della Difesa va in questa direzione”. Con quali risorse però? Alcuni leaders – Francia, Belgio, Estonia, il presidente del Consiglio Charles Michel – tornano all’idea dei bond europei. La Germania e i frugali non ne vogliono sapere. Il ministro Tajani, anche lui a Bruxelles, punta sui bond: “Convinceremo i frugali”. Intanto, dice, “usiamo i proventi dei beni russi sequestrati”. Duecentodieci miliardi è il valore assoluto. Tre miliardi solo gli interessi. Tutto questo deve fare i conti con gli umori delle popolazioni europee. Alcuni sondaggi prendono a campione Italia, Francia, Germania, Uk e Usa sul tema delle spese militari. In Italia (che ha la spesa più bassa, l’1,5%) solo il l7% pensa che debbano essere aumentate. Gli altri paesi sono tra il 41% e il 50%. L’Italia conta anche la percentuale più alta di coloro che li vorrebbero diminuire (31%). L’Italia ha anche la percentuale più bassa di sostegno all’Ucraina (45%) che è la stessa quota di coloro che si definiscono “neutrali” tra Mosca e Kiev.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.