Da IV l’accusa di “ricatto” al premier
Conte, avvertimento a Draghi sulla giustizia: “Non mi piacciano le minacce, ma senza modifiche fiducia difficile”
Da una parte l’apertura, chiarando che “le minacce non mi sono mai piaciute, il mio è un atteggiamento costruttivo”, dall’altra però l’avvertimento evidente al suo successore Mario Draghi, perché sulla riforma del processo penale “non voglio neppure considerare l’ipotesi in cui non venga modificato il testo”.
È questo il Conte-pensiero, chiarito oggi pomeriggio dal neo leader del Movimento 5 Stelle dopo aver lasciato la Camera, dove ha incontrato alcuni parlamentari pentastellati.
I punti fermi per il Movimento e Conte per votare la fiducia al testo, in realtà già votato dai ministri grillini in Consiglio dei ministri, restano due: i reati di mafia e corruzione. Su questo l’ex presidente del Consiglio spiega di aver fatto “osservazioni critiche, condivise da buona parte degli addetti ai lavori e dei magistrati, non per soddisfare un’esigenza ideologica o politica di bottega del M5S ma per rendere più efficiente ed equo il sistema giustizia”.
Obiettivo secondo Conte è quello di avere “un sistema di giustizia efficiente. Non è giustizia se i processi svaniscono nel nulla”. Sulla riforma, ammette Conte, “ci sono margini di manovra ristrettissi. Ma io li sto sfruttando tutti e ce la sto mettendo tutta – assicura l’ex premier – Sto chiedendo una serie di interventi, consapevole che la maggioranza è molto ampia ed esprime ben differenti sensibilità. Ma abbiamo tracciato delle linee e dei punti fermi, insieme, con una squadra di lavoro tecnica, a partire dai reati di mafia, terrorismo e corruzione”.
Parole, quelle dell’ex premier, bocciate da Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia Viva nel governo. Quelle di Conte per l’ex ministro dell’Agricoltura sono “un tentativo di ricatto inaccettabile” messo in atto “per tenere sulle corde l’esecutivo”. “Prima assicurano il sostegno al Governo Draghi, poi i loro ministri in CdM votano la fiducia sulla riforma, oggi il sedicente leader del Movimento prende parola e sfiducia di fatto i ministri pentastellati con l’ipotesi che in Aula la loro posizione potrebbe essere il voto contrario. Tutto ciò è semplicemente vergognoso!”, sottolinea Bellanova.
Rincara la dose quindi Matteo Salvini. Il leader della Lega, promotore col Carroccio e i Radicali dei sei quesiti referendari sulla giustizia, ha definito quello del Movimento 5 Stelle “un capriccio”. “La riforma della giustizia è fondamentale, ma senza cedere ai Bonafede di turno che di danni ne hanno già fatti abbastanza”, ha attaccato Salvini, citando anche l’ex Guardasigilli grillino.
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