Gentile Presidente del Consiglio,
mi rivolgo a lei per chiederle di esercitare un supplemento di attenzione e di umiltà in questi giorni cruciali per l’esito della nostra lotta comune al Covid-19. La prego di guardare un momento le cose non dall’alto del suo momentaneo 71% di popolarità ma dal basso della paura nella quale 60 milioni di italiani sono imprigionati. Anche perché in ciascuno di noi alberga profondo il bisogno di avere qualcuno che ci guidi in questi tempi così incerti.
Il suo 71% dipende solo da questo. Il dato deriva dal fatto che c’è lei al volante, ma non dimostra che lei sappia guidare. Lei è alla conduzione di un Paese che si è trovato a fare il capofila nel contrasto al primo virus mediatico della storia umana. Non ci sono precedenti, ma una constatazione dopo queste settimane possiamo farla: la comunicazione ai tempi del Coronavirus è un fattore cruciale di successo o di drammatico fallimento delle iniziative messe in campo dal suo governo. Da quello che abbiamo visto in queste settimane allora c’è da essere molto preoccupati, perché tutti siamo stati vittime di una confusione impareggiabile, che ha accresciuto tensioni e interrogativi, e seppure in molti non ritengano opportuno strillare la sua inettitudine nelle piazze (che sono chiuse), le scrivo per assicurarmi che lei ne abbia coscienza.
Abbiamo dovuto assistere al suo indebito protagonismo nelle prime settimane di diffusione del contagio, un protagonismo e una comunicazione torrentizia che hanno fatto tutto fuorché rassicurarci. È mancata una comunicazione univoca, coerente, chiara, asciutta e di questo c’è bisogno. Noi italiani necessitiamo di istruzioni chiare, che ci aiutino a dare il nostro contributo per respingere questo virus che ha sconvolto le nostre esistenze, riducendoci le libertà e le prospettive, oltre a minacciare la nostra salute.
Invece abbiamo passato i giorni a decriptare le iniziative sconclusionate della sua azione di governo e a indovinare che cosa significassero i testi di volta in volta emanati, le bozze, le modifiche. Un caos inaccettabile. Per chat o per telefono ci siamo dovuti confrontare fra noi perché nessuno aveva compreso come funzionassero le misure di sicurezza e lo stesso è valso per il Curaitalia, che purtroppo si è dimostrato, oltre che difficilmente comprensibile, ingeneroso verso le piccole e medie imprese, iniquo per i liberi professionisti e di lavoratori autonomi e caotico per i contribuenti.
Abbiamo notato quanto lei sia stato tentato da una corsa in solitaria per la visibilità, ci ha stupito lo scontro piccato e gratuito con i governatori delle regioni più ferite, colpevoli secondo lei di esercitare le loro prerogative nel tentativo di arginare il diffondersi del virus, e non abbiamo apprezzato la scelta di usare, per le sue notturne comunicazioni istituzionali, un account privato su una piattaforma social privata: Facebook, un’azienda che dovrebbe esserle piuttosto nota per la elusione fiscale legalizzata che la caratterizza in barba a tutti gli editori italiani, per primo la Rai, a cui paghiamo tutti un canone per il servizio pubblico che lei sommamente dovrebbe onorare.
Non ci ha rincuorato il suo modo spiccio di trattare con le opposizioni, avendo per di più a sostenerla partiti litigiosi e incompatibili fra loro. A lei spetta il compito di garantire la tenuta anche psicologica di 60 milioni di persone costrette a vivere in restrizioni mai sperimentate prima e di durata indeterminata, spaventate per la loro salute e per il loro futuro. A lei spetta l’onere di fronteggiare l’emergenza e di porre da subito le basi per le migliori possibilità di ripartenza, non solo dal punta di vista economico e sociale, ma anche politico. Oggi lei gode di un primato che le deriva dalla sua carica, non dalle sue qualità. Non se ne approfitti, ma lo metta a frutto. Ogni atto che lei compie oggi, anche il più evanescente, è osservato da tutto il mondo e avrà ripercussioni sulle vite di tutti noi. Faccia attenzione a non cadere nel miraggio dell’uomo solo al comando, del salvatore della patria, e costruisca da subito le condizioni di un nuovo equilibrio.
Altrimenti, una volta superato questo dramma, si ritroverà a gestire una conflittualità altissima – oggi sopita dall’emergenza – che avrà un costo enorme e di cui lei avrà responsabilità. Coinvolga di più e meglio le opposizioni, come a parole ha promesso di fare, si apra al confronto serrato con i segmenti produttivi del Paese. Approfitti di questo momento per fare tabula rasa di tutto quell’apparato burocratico, fiscale, giudiziario, che rallenta l’Italia, e provi a ridisegnare uno Stato che sia in grado di essere snello e veloce. Troverà moltissimi disposti ad aiutarla in questo cammino. Ricostruire l’Italia con le regole attualmente vigenti è pressoché impossibile.
Serve un patto di fiducia tra cittadini, imprese e Stato. Se lo Stato vuole che i cittadini abbiano fiducia nelle istituzioni, questo è il momento in cui lo Stato deve dimostrare di fidarsi dei cittadini, sburocratizzando e alleggerendo un apparato che soffoca l’Italia. Se tutto andrà per il meglio saremo tra i primi a uscire da questa crisi. Ma se non lavoriamo in maniera serrata per cambiare tutte le storture del nostro sistema, non saremo in grado di fare alcun passo avanti verso il futuro.
Ma prima di ogni altra cosa, faccia attenzione a ciò che comunica e a come lo fa, senza sottovalutare che la mediatizzazione è una componente fondamentale del “successo” di questo virus. Utilizzi i canali istituzionali preposti per la sua comunicazione e individui una sola voce, come le chiediamo già da parecchie settimane, che spieghi agli italiani che cosa sta succedendo alle loro vite e perché: lei stesso, Arcuri, Borrelli, un super comunicatore, scelga lei. Ma una sola voce certificata e di totale autorevolezza.
Faccia un appello a tutti i media affinché si autoregolino e non impongano la visione di immagini gratuite, crude, di perdita di dignità, connesse alla malattia, che non fanno altro che drammatizzare ulteriormente la situazione. Tenga a mente che ogni sua parola oggi ha il peso di una sentenza, ne faccia buon uso, limiti le sue comunicazioni, come hanno fatto i leader degli altri Paesi democratici, a pochi contenuti chiari e veri.
E in tutto questo, la smetta di dirsi da solo che l’Italia è un modello per il resto del mondo: questa non è un campagna elettorale ma una crisi devastante, abbia rispetto dell’intelligenza degli italiani perché è solo grazie a quella se fino a oggi qualcuno non è ancora venuto a cercare di spettinarle i capelli.