Tre ore di Consiglio dei ministri ieri mattina. Altre quattro ore di riunione di maggioranza nel pomeriggio. Sul tavolo, al di là dell’ordine del giorno (il rinvio del voto delle amministrative e delle regionali tra settembre e ottobre la questione più importante) c’era il problema di trovare le parole giuste per dire domani al Parlamento e giovedì nella riunione del Consiglio europeo che l’Italia alla fine accetterà l’agenda europea per fronteggiare l’emergenza Covid 19, quella sanitaria e quella economica. Al di là delle necessarie drammatizzazioni, il governo italiano accetterà il Mes, o come lo vorranno chiamare, e il Fondo per la ripresa quando sarà disponibile (non prima di gennaio 2021). Il punto, spiega una fonte di governo «è come raccontare la scelta italiana nella conferenza stampa post consiglio europeo». Trovare il modo più indolore per la sua affaticata maggioranza. Per limitare la rivolta dei 5 Stelle ed evitare che il Mes diventi ciò che fu la Tav nell’agosto scorso: la miccia della crisi.

All’epoca il giochino scappò di mano. Stavolta Conte è stato molto attento ad evitare l’occasione di un voto parlamentare. Quello che non può evitare è il malessere nei 5 Stelle che nel fine settimana, guidata da Alessandro Di Battista, hanno nei fatti dato vita al congresso interno per arrivare il prima possibile all’elezione del nuovo capo politico. E decidere se deve prevalere la linea governista di Di Maio, Fraccaro, Bonafede e Buffagni o quella antieuropeista e di Dibba e soci. In caso di spaccatura del Movimento, è apparso chiaro che Conte non disdegnerebbe il soccorso azzurro di Forza Italia. Lo scenario di una crisi di governo per affidare ad un governo di unità nazionale la gestione di un passaggio assai difficile, è sempre più tema nei conversari di deputati e senatori, di maggioranza ed opposizione.

Concluse le riunioni di giornata, Conte ha messo la testa nell’intervento che farà oggi prima al Senato (ore 14.30) e poi alla Camera (ore 17). Il “compromesso Von der Leyen”, con cui Conte ha parlato anche domenica, prevede un Fondo per la Ripresa con una dotazione che arriverà fino a 1000-1500 miliardi finanziato con titoli comuni garantiti dal bilancio Ue 2020-’27. Conte dedicherà buona parte del suo discorso agli eurobond che considera una sua vittoria per quanto condivisa con Francia, Spagna e altri sei paesi del sud europa. Cercherà invece di nominare il meno possibile il Mes. Per cui rinvierà nuovamente alla lettura dei vari allegati quando giovedì saranno disponibili.

Mentre Conte ieri era chiuso nel bunker di Chigi, gli sono sembrate preziose le parole del vicepresidente della Commissione Ue, il superfalco Valdis Dombrovskis: «Sarà un Mes senza condizioni, azionabili dai singoli paesi fino al 2% del Pil purchè la somma (per l’Italia circa 37 miliardi, ndr) sia destinata a spese sanitarie dirette e indirette». Ben diverso effetto hanno sortito sul premier le ex ministre 5 Stelle Barbara Lezzi e Giulia Grillo e i post di altri parlamentari che hanno condiviso gli attacchi di Di Battista contro Conte, il governo e i governisti del Movimento. Attacchi diretti al Movimento «ormai privo di democrazia interna» e, ancora peggio, «la succursale di Franceschini nel Pd e nel governo».

Il fatto è che l’Italia ha bisogno di soldi subito. E subito, a parte gli acquisti diretti dei titoli di stato da parte della Bce, possono arrivare solo i 37 miliardi del Mes. «Quando gli italiani e i governatori anche della Lega vedranno la tabella con cui saranno distribuiti quei soldi finalizzati alla Sanità regione per regione, il Mes non sarà più un problema» diceva ieri un ministro Pd.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.