Dall’uno vale uno al casting. Se prima il M5S premiava gli sconosciuti attraverso la lotteria dei clic, adesso c’è Giuseppe Conte che cerca volti noti ma non ne trova. Lui, l’avvocato di Volturara Appula, ha già deciso che alle europee non correrà, ma anche il leader pentastellato è alla ricerca dei suoi testimonial. Conte vuole il suo Roberto Vannacci, il generale de “Il mondo al contrario” che sarà la figurina della Lega al voto per il rinnovo dell’Europarlamento. Ma il casting dei grillini va a rilento. E così, come dice un parlamentare dei Cinque Stelle in un corridoio di Montecitorio, “il rischio è che avremo un esercito di carneadi che non conosce nessuno, per giunta non in grado di portare preferenze”. D’altronde la mancanza di classe dirigente è da sempre il cruccio del partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. E dunque, mancano i portatori d’acqua. Però scarseggiano anche i frontman in grado di calamitare l’attenzione sulla campagna elettorale del M5S. Allarme rosso al fortino giallo. Il nome che è stato capace di finire sulle pagine dei giornali, per il momento, è solo uno. Si tratta dell’economista Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps in quota contiana, ma soprattutto considerato “il padre” del Reddito di cittadinanza. Il professore calabrese, quasi sicuramente, sarà della partita. Tridico dovrebbe correre da capolista nella circoscrizione Sud, quella dove il M5S è più forte. Per il resto, il deserto.

Riepiloghiamo i no illustri già inanellati da Conte. Qualche mese era entrato nel totonomi grillino l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Noto per le sue posizioni pacifiste, il giornalista è stato corteggiato dall’ex premier, ma la trattativa è finita in un nulla di fatto. Tanto che ora si parla di Tarquinio come candidato alle europee per il Pd di Elly Schlein. Una corsa che già fa storcere il naso tra i dem, perché l’editorialista “spaccherebbe il partito” per via delle sue idee sulla guerra in Ucraina. Rimane un dato: Tarquinio non si candiderà con il M5S di Conte. Stesso discorso vale per un altro pacifista, come l’ex ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Riccardi non ci pensa proprio a scendere in campo sotto le insegne dei Cinque Stelle. Ma i no non vengono soltanto dall’esterno. C’è Rocco Casalino, ex portavoce di Conte a Palazzo Chigi. Conte avrebbe voluto lo spin doctor come uno dei volti simbolo della campagna elettorale per le europee.

Ma l’ex portavoce, ora nella comunicazione dei gruppi parlamentari, ha declinato. Casalino non ha intenzione di lasciare Roma. Magari si candiderà alle prossime elezioni politiche. L’orizzonte del braccio destro di Conte va oltre le europee di quest’anno. Il tutto nonostante non sia più in prima linea nel lavoro al fianco dell’ex presidente del Consiglio. Defilato, rispetto ad altri componenti dello Staff della Comunicazione del M5S. E poi c’è Alessandro Di Battista, il vero sogno proibito di Conte. L’ex premier lo voleva in campo per disinnescare le tentazioni del “Dibba” di mettersi in proprio e riportarlo nell’alveo del Movimento. In più l’ex deputato avrebbe sicuramente rappresentato un valore aggiunto dal punto di vista del consenso. Anche lui in chiave pacifista, sia sul conflitto in Ucraina sia sul Medio Oriente. Solo che Di Battista preferisce coltivare il suo seguito in autonomia rispetto al M5S. Aspetta il risultato delle europee e non esclude di trasformare la sua associazione, Schierarsi, in un vero e proprio movimento politico.

Chi tra i pentastellati ha avuto modo di confrontarsi con l’ex deputato riferisce che Dibba è convinto di poter valere tra il 3 e il 4% nei sondaggi. Intanto il Che Guevara di Roma Nord non interrompe il rapporto con l’ex sindaca della Capitale Virginia Raggi, una che al momento giusto potrebbe staccarsi dai Cinque Stelle, nel caso prendesse corpo l’iniziativa di Di Battista. “Non abbiamo portatori di voti sul territorio, ma nemmeno figure riconoscibili, a parte Conte”, ribadisce il concetto un altro deputato dei Cinque Stelle. E così Conte vuole pescare tra gli ex Pd. Per il collegio delle Isole l’ultima suggestione è quella di schierare come capolista l’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, vittima di un attentato mafioso nel 2016. Un politico che è stato addirittura nella segreteria nazionale del Pd, nominato responsabile Legalità prima da Matteo Renzi e poi da Maurizio Martina. Una personalità antimafia che potrebbe fare il gioco di Conte, se solo Antoci sciogliesse la riserva sulla sua corsa. Proprio per questi motivi, fino a qualche mese fa, è stato forte il pressing interno per convincere l’ex premier a candidarsi alle europee. Proprio come dovrebbero fare altri leader. Giorgia Meloni e Matteo Renzi, forse Schlein. E però Conte ha rinunciato alla sfida diretta con gli altri competitor. Con il rischio che il M5S si presenti alle europee con un esercito di sconosciuti, scelti con le europarlamentarie. Un po’ come agli albori della storia pentastellata. Solo che nel frattempo è cambiato tutto.