Giuseppe Conte ed Elena Bonetti erano i due docenti universitari del governo uscente. Tra i due c’è però qualche differenza. Bonetti appena dimessa da Ministra ha lasciato Roma ed è tornata ad insegnare analisi matematica a Milano. Dopo averlo annunciato il 14 gennaio, con tanto di foto: lei che fa gli scatoloni, svuota l’ufficio al Ministero. E saluta con un tweet: «È stato un onore servire questo Paese nei palazzi romani delle istituzioni. Torno a farlo nelle aule universitarie milanesi. La politica è servizio». In effetti i professori universitari prestati alle istituzioni, perché chiamati ad alti incarichi, vengono posti in congedo d’ufficio.

Ma lo stesso congedo termina automaticamente al decadere dell’investitura. «Dal giorno stesso in cui è uscita dal Ministero ha ripreso il lavoro: ha già preso parte alle prime riunioni, da metà gennaio», ci confermano i suoi collaboratori. È davvero rientrata?, chiediamo al dipartimento. «Una persona che lavora qui, e ha chiesto di lavorare qui perché ama la ricerca e l’insegnamento torna più che volentieri all’università», ci rispondono, un po’ sorpresi dalla domanda. E ci dettagliano le attività su cui è impegnata. Non ce ne vogliano, perché facendo le stesse domande all’Università di Firenze, le risposte cambiano. Il Rettore Luigi Dei inquadra Giuseppe Conte. «È professore ordinario di diritto privato presso il Dipartimento di Scienze giuridiche. Ha svolto il suo compito di presidente del Consiglio al meglio, adesso lo aspettiamo qui». A Firenze. Anzi a Novoli, in via delle Pandette. Un po’ diversa da quella via del Corso dove l’ex premier, accudito dalla scorta, amava richiamare gli sguardi dei passanti.

«L’incarico di presidente del Consiglio dei Ministri svolto da Conte», sottolinea il rettore Dei, ha dato «sicuramente lustro alla nostra Università», ma adesso che il mandato governativo è in conclusione, per il titolare di Diritto privato sarà automatico il reintegro nella vita accademica. In base alla legge 383 del 1980, il docente che assume una carica pubblica nello Stato entra in aspettativa obbligatoria. Una volta che la Presidenza del Consiglio comunicherà al Rettorato la decadenza dalla carica, Conte deve riprendere possesso della sua cattedra universitaria. Entro due settimane. E mentre Draghi prepara il cronoprogramma di governo – si è scoperto che sul Recovery c’è tutto da rifare, conti in testa – per Conte la segreteria didattica ha pronto il cronoprogramma del rientro al lavoro.

«Potrebbe tornare a svolgere attività didattica già dal 22 febbraio, inizio del secondo semestre dell’anno accademico. Ma questo sarà da vedere in base alla programmazione annuale del suo insegnamento. Nel caso in cui non fossero previste lezioni per la sua cattedra, Conte si dedicherà alla ricerca, allo studio ed eventualmente ai colloqui con gli studenti». La prossima volta che cercherà dei volontari in aula, quindi, potrebbe non essere per la Fiducia. Chiediamo agli uffici se ci siano già state interlocuzioni. No: Conte non ha parlato con il Rettore, ci confermano, negli ultimi tempi. Non ha preso contatto con le segreterie. Non ha ancora voluto comunicare la data di rientro. Ahia.

Quando ha piantato il tavolino in mezzo alla piazza, per gridare “Sappiate che ci sono e ci sarò”, lo aveva capito che invece non c’è già più? Lunedì sembra dover riconsegnare le chiavi di palazzo Chigi. Per rimanere a Roma gli occorrerebbe un salvagente: un incarico pubblico, quale che sia. Ma sembra che della personalità più irrinunciabile della politica, tutt’a un tratto, si possa perfino fare a meno. E poi Firenze è bellissima, in primavera.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.