La strategia dell'ex premier
Conte e il day after la scissione, il piano dei 5 Stelle dopo la fuga di Di Maio: appoggio a Draghi con ‘mani libere’
Sembrano passati decenni da quel Conte “punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”, come l’allora segretario del Partito Democratico aveva definito in una intervista al Corriere della Sera Giuseppe Conte, ai tempi presidente del Consiglio.
Invece, a due anni e mezzo da quelle parole, l’avvocato pugliese si ritrova leader di un partito distrutto, devastato nelle fondamenta dopo la scissione annunciata martedì sera dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che porta con sé nella nuova avventura del gruppo parlamentare di ‘Insieme per il futuro’ 60 tra deputati e senatori, un numero che potrebbe però crescere nelle prossime ore e giorni.
Per l’ex premier ora è il momento della riflessione, perché la situazione all’interno del Movimento 5 Stelle è a dir poco esplosiva. I pentastellati dopo l’uscita dei ‘dimaiani’ non sono più il gruppo di maggioranza relativa alla Camera: ai 155 di lunedì (erano 227 a inizio legislatura) vanno sottratti i 51 che hanno seguito il titolare della Farnesina nel gruppo ‘Insieme per il futuro’, con la Lega che diventa la forza più presente a Montecitorio con i suoi 132 deputati. Stesso discorso al Senato, dove da 72 i rappresentati dei 5 Stelle scendono a 61, gli stessi del Carroccio.
Eppure, per adesso, Conte si è mostrato tranquillo ai suoi fedelissimi. Ha dovuto incassare l’ennesima sconfitta parlamentare, votando la risoluzione di maggioranza ‘soft’ sulle armi a Kiev e poi vedendo sgretolarsi il suo gruppo nei due rami del Parlamento, ma l’appoggio al governo Draghi non è in discussione. Nessuna richiesta di poltrone o attacchi all’esecutivo, evitare sponde mediatiche al ‘traditore’ Luigi Di Maio.
Una situazione però in costante evoluzione, perché nelle prossime settimane e mesi le cose potrebbero cambiare. Proprio l’addio di Di Maio al Movimento apre scenari diversi per i pentastellati, una possibilità di “mani libere” che non c’era prima col proprio rappresentante alla Farnesina.
Un Movimento 5 Stelle ‘di lotta e di governo’ insomma, alla Salvini, come tra l’altro aveva fatto notare proprio Di Maio nel suo atto di accusa a Giuseppe Conte. Un modo per riaccendere la fiammella dell’entusiasmo nell’elettorato grillino, profondamente deluso dai compromessi del partito, schiacciato dagli obblighi della maggioranza Draghi.
La preoccupazione più grande per Conte in realtà è quella di non rompere la possibile alleanza col Partito Democratico, il ‘campo largo’. Non è un caso se l’ex premier si sia sentito più volte in giornata col segretario Dem Enrico Letta, a cui ha promesso di non rompere con la maggioranza.
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