La grana per i pentastellati
Conte perde il ricorso, cosa succede ora al Movimento 5 Stelle
Giuseppe Conte può tornare a casa. Può essere restituito al suo lavoro. Dopo il rigetto del suo ricorso, ieri al Tribunale di Napoli, non riveste più alcun ruolo formale nel Movimento Cinque Stelle. Potrebbe tornare nello studio legale che nell’ultimo periodo ha dovuto trascurare. Oppure tornare a insegnare a Firenze, dove l’aspettativa dalla cattedra all’università – in assenza di cariche politiche – non può durare in eterno.
Conte troverà, tornando a Largo Benedetto Cairoli 6, una situazione ben diversa dalla sua ultima volta in sede: la coda degli imprenditori che chiedevano udienza presso l’avvocato Di Donna – partner dello studio – non c’è più, con le indagini a suo carico ancora tutte aperte. E al piano di sotto, il telefono dell’attivissimo Centro Russo di Scienze e Cultura ha smesso di suonare. L’ufficio, emanazione dell’Ambasciata della Federazione Russa, confina da anni con lo studio professionale di Giuseppe Conte; ha per missione la “diffusione di informazioni circa la politica interna ed estera della Federazione Russa”. È nell’ombra dello storico palazzo romano che Conte può riparare, finché non si sarà trovata una soluzione alla più ingarbugliata matassa che la storia dei partiti ricordi. “Il M5S è rimasto senza capo né coda”, possono ironizzare le agenzie di stampa. Dopo che ieri mattina il Tribunale di Napoli ha comunicato di aver rigettato l’istanza avanzata dal Movimento per la revoca dell’ordinanza di sospensione dello statuto e della nomina del presidente dei 5 Stelle, Conte ne è ufficialmente fuori.
Un avvocato defenestrato dagli avvocati, in quel “partito della giustizia” che viene smontato, pezzo per pezzo, dai giudici stessi. Il regolamento ritrovato da Crimi non è servito. Per i magistrati napoletani del rito civile, “non sussistono i presupposti per la chiesta revoca” anche perché “nell’avviso di convocazione dell’assemblea del 17 luglio 2021…” , “…erano stati ammessi al voto solo gli iscritti da oltre sei mesi; inoltre, nel verbale di udienza del 2 febbraio 2022 (innanzi al Collegio, in sede di reclamo), i ricorrenti contestavano ancora che l’avviso di convocazione dell’assemblea faceva riferimento ad un regolamento che doveva esser ritenuto inesistente”. Insomma, Conte ha bisogno di un buon avvocato non del popolo. Uno, possibilmente, che non sia Lorenzo Borrè, l’avvocato che ha fatto annullare la nomina di Conte presidente del M5s e che, armi del diritto alla mano, sta creando non pochi problemi al partito di Beppe Grillo. Va detto che il Garante, se non lo aveva previsto, non lo aveva neanche escluso. E tantomeno lo avevano escluso dalle parti di Casaleggio Associati.
Ieri Davide, il figlio del cofondatore che proprio Conte aveva provato a depennare dal partito, ha scritto qualche riga per prendere posizione, dopo aver riepilogato la situazione: “Gli autoproclamatosi dirigenti del MoVimento 5 stelle decisero di proseguire la loro azione in violazione delle regole associative e delle decisioni degli iscritti e avviarono le votazioni su Sky Vote che oggi sono state di fatto invalidate accogliendo il ricorso proposto da diversi attivisti del MoVimento 5 Stelle in tutta Italia”. È una vendetta che si consuma fredda, quella di Casaleggio: “In più occasioni abbiamo evidenziato quanto la gestione delle votazioni e della comunità degli iscritti richiedesse un livello di attenzione e professionalità che non possono essere improvvisati con modelli di gestione, invece, approssimativi e dilettantistici così come, invece, avvenuto”. In un post del primo giugno 2021 il figlio del guru della cyber democrazia consigliava al MoVimento 5 Stelle di operare nel pieno rispetto delle regole avvertendo: “Gli scogli sono vicini. Ripeto. Gli scogli sono vicini.” E oggi il MoVimento è tristemente andato a sbattere su quegli scogli e sarà costretto ad effettuare nuove votazioni indette dal Garante Beppe Grillo – unico organo in grado oggi di convocare gli iscritti – per individuare una guida collegiale al posto del decaduto Conte. “Dovrà farlo, questa volta, nel rispetto delle regole e delle modalità previste dal precedente Statuto e che da ora è di nuovo in vigore”.
Rimane altresì irrisolta la questione dell’ammissibilità al 2 per mille. Il prerequisito della democrazia interna, vigilato dalla Commissione per gli Statuti della Camera dei Deputati, non è stato rispettato alla voce “pluralismo”. Perché le elezioni interne per il nuovo capo politico sono state indette per votare sulla base di un solo, unico candidato – appunto, Giuseppe Conte – contrariamente, ci si affanna a spiegare da più parti all’incauto Movimento, alle regole di base della democrazia. Da parte del Movimento, il rigetto del ricorso da parte del Tribunale di Napoli cade inascoltato. Quelli che “le sentenze si rispettano sempre e si applicano senza discutere” questa volta eccepiscono: “La decisione del Tribunale non cancella la volontà politica che gli elettori del Movimento hanno espresso lo scorso agosto in maniera plebiscitaria, quando hanno approvato il nuovo Statuto e indicato Giuseppe Conte come Presidente del Movimento 5 Stelle”. Borré li bolla senza appello: “Vivono in una realtà parallela, bisogna che facciano i conti con il mondo reale”. Dal quale invece, è facile constatare navigando il Blog delle Stelle e il sito di Beppe Grillo, si chiamano fuori. Mentre tutti discutono di guerra in Ucraina, responsabilità di Putin e necessità di riconvertire il Paese all’autoproduzione energetica, il web grillino vive sospeso in una sorta di mondo incantato: “La bioeconomia arriva tra i banchi di scuola”, titola Grillo sul suo blog. “Linguaggi sessisti nella società”, è il primo cruccio del sito del Movimento. E poi il blog dei parlamentari pentastellati che dedica priorità alla prima notizia: “Agricoltura biologica, la transizione riparte dai nostri prodotti”.
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