Prima il pianto della vigilia, con critiche alla società per il mercato bloccato grazie alla cessione sospesa di Victor Osimhen. Poi le critiche alla sua attuale rosa (“Mi aspettavo più sorprese positive”). Passano 24 ore, il Napoli scende in campo a Verona e, dopo un primo tempo di predominio solo territoriale, nella ripresa crolla e prende tre sberle da una squadra modestissima che anche l’attuale rosa azzurra sarebbe in grado di battere.

Ma per Antonio Conte non si può parlare di calcio, di tattica, di moduli, perché è fuori luogo, significa che non si è capito nulla della (grave) situazione. Lo ha detto davvero sempre nella conferenza stampa della vigilia, dove praticamente ha affossato tutto. A Verona però anche Conte è sembrato in confusione nonostante abbia più volte ricordato di aver studiato, a detta sua bene, il Napoli dell’anno scorso. Manca Alessandro Buongiorno, comprato senza aspettare l’addio di Osimhen e pagato ben 35 milioni di euro più 5 di bonus, e chi fa giocare? Juan Jesus con Rafa Marin, 22enne difensore spagnolo acquistato per 11 milioni di euro dal Real Madrid (lo scorso anno ha giocato con il Getafe collezionando 33 presenze e il decimo posto in classifica) relegato in panchina.

Il disastro Juan Jesus

Ancora Juan Jesus, il difensore brasiliano dall’errore, purtroppo, sempre pronto. E non è un caso se il primo gol del Verona, quello che sfascia il Napoli, arriva ‘grazie’ a una chiusura, una diagonale, in netto ritardo nel cuore dell’area di rigore di colui che è considerato tra i leader di un gruppo che si scioglie come neve al sole alle prime difficoltà (e non ci voleva Conte per dirlo). Quindi che leader è? Va bene l’ambientamento al campionato italiano ma Marin non arriva dal Brasile come Natan. Affidare oggi la difesa a Juan Jusus equivale quasi a un suicidio (numeri alla mano).

Demolire la rosa

Altro passo falso è stato quello di demolire la rosa a disposizione con le parole pronunciate nella conferenza della vigilia. Perché ti puoi lamentare del mercato bloccato, dei rinforzi che non sono ancora arrivati (ma arriveranno nei prossimi 10 giorni), puoi provare a volare basso e ad allontanare la pressione di una piazza capace di passare dalla depressione all’esaltazione in un pochi secondi, ma a Verona si vince e si dà una identità alla squadra anziché demolirla dal punto di vista psicologico. Invece il Napoli è apparso ancora più in confusione della scorsa stagione dove, ricordiamoli, alla fine capitan Di Lorenzo, che guadagna tre milioni di euro a stagione aveva chiesto la cessione perché frustrato dalle critiche. Cessione che non è arrivata perché non sono arrivate offerte.

Conte Masaniello

Tornando a Conte, a Napoli è stato accolto come un Masaniello, un capo popolo chiamato a commissariare tutto: presidente, giocatori e ambiente, per rimettere insieme i cocci della scellerata stagione passata. Insieme a Simone Inzaghi, è l’allenatore più pagato della serie A con 6,5 milioni di euro a stagione. L’esordio, nonostante esperienza, carisma e palmares, è stato traumatico e non solo per la sconfitta. Ok le scuse ai tifosi dopo la debacle ma contro il Verona di Paolo Zanetti (che ha ammesso di non conoscere buona parte dei giocatori pescati in giro per il mondo a prezzi modici) la vera rivoluzione era tornare a vincere o dare almeno una identità alla squadra con l’attuale rosa a disposizione.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.