I contagi e l'obbligo vaccinale
Contro il Covid servono i vaccini e non le leggi spot
Ci avviciniamo al Natale e al nuovo anno con una sensazione di grande stanchezza e il Covid-19 sembra avere un ruolo determinante anche rispetto agli affanni quotidiani. Credevamo di ritornare gradualmente alla normalità e, come ogni inverno, si succedono nuove strette. La lotta corpo a corpo con il virus, che va avanti da quasi due anni ci ha fiaccato e riduce le resistenze a scanso dei risultati innegabili, quando sarebbe più necessario essere lucidi e coltivare la flessibilità.
Cominciamo a tollerare peggio la naturale provvisorietà delle risultanze della scienza e anche alcuni che vi hanno sempre creduto cedono allo scoramento, mentre in parallelo e al contrario – ci dicono i dati – non pochi scettici o contrari ai vaccini stanno cedendo alla somministrazione, magari solo per ragioni di ordine pratico. Le istituzioni stanno facendo fatica a trasformare le indicazioni della scienza, quotidianamente soggette a revisione, in politiche pubbliche intellegibili e a lunga scadenza. Gli ordinamenti giuridici vivono gravissime tensioni, perchè distanziamento, vaccino, pass green e super, divieti, misure locali più stringenti, fasce a colori interagiscono in un disegno di cui si stanno perdendo i contorni e dove, nonostante le accortezze, rischiano di formarsi oasi di irragionevolezza.
L’unica soluzione ragionevole da cui ripartire sembra muovere velocemente verso l’obbligo vaccinale, estendendolo con rapida gradualità, categoria dopo categoria, e sperare in risultati della scienza che ci facciano compiere un salto di qualità per sconfiggere la Bestia. In realtà se guardiamo i dati le cose non vanno così male come ci sembra che vadano, e sappiamo anche che in Italia siamo messi meglio che in gran parte del resto dell’Occidente. Le ragioni della differenza tra percezione e realtà dipendono da vari fattori. I primi due li abbiamo già indicati: da un lato l’inedito di un dibattito scientifico relativo ad un virus nuovi, quindi dai caratteri che si dispiegano progressivamente, che si svolge sotto i nostri occhi, dove non tutti i protagonisti sono all’altezza e con il rischio comunque sempre incipiente della scienza-spettacolo; dall’altro un mix di politiche pubbliche – un frullato – determinato dalla volontà di non sciogliere alcuni nodi.
Ma esiste un terzo potente fattore che disturba profondamente la cittadinanza e a cui occorrerebbe dedicare una discussione pubblica. Ci riferiamo allo scarto tra le previsioni normative e l’effettività, tra ciò che è prescritto e quanto e come viene realizzato. Ci sono piani dove le cose vanno in modo eccellente ormai, come l’organizzazione degli hub vaccinali o la cura dei malati. Ma la vita quotidiana è fatta d’altro, di lavoro e socialità, di scuola e qualche caffè, di una fila allo sportello o frequenza di attività commerciali. È qui che domina il rumore di fondo dell’anarchia. I dispenser con i disinfettanti sono spesso vuoti, i termoscanner spenti, le pistole per misurare le temperature, salvo pochi casi, cineserie da quattro soldi che mettono in scena una stupida e irritante rappresentazione, le distanze non vengono più fatte rispettare. I tracciamenti si dispiegano con forti tratti di occasionalità.
I controlli sul rispetto delle quarantene e sugli obblighi che incombono sui datori di lavoro e titolari di attività commerciali non si fanno. Nelle attività di ristorazione il controllo del Green pass oltre la metà delle volte non c’è, e le altre è svolto in maniera non corretta. Non serve comprare Green pass falsi, basta entrare con lo screenshot del QR di un amico, perchè la massima parte dei controlli del green pass non è accompagnato da un documento di identità. Ha voglia il presidente De Luca di vietare feste e festicciole, caffè al banco e cibo in piedi per strada. L’efficienza delle politiche pubbliche non dipende da leggi manifesto – grida manzoniane – ma dalla loro attuazione nella realtà. Ciò richiede attenzione al particolare, disponibilità di mezzi e uomini, competenze per comprendere e saper tradurre bene le norme in regole di azione.
Anche per questo sarebbe auspicabile muovere verso l’obbligo vaccinale per tutti: comporterebbe un sistema di controlli e sanzioni completamente diversi, ruotante sui registri vaccinali, sugli apparati amministrativi e sulle forze dell’ordine. La strategia attuale, figlia dei timori verso gli obblighi vaccinali, è sempre più mal tollerata da datori di lavoro e titolari di attività commerciali. I quali del resto fanno un altro lavoro, che non è essere il braccio svogliato e, per molti versi, contro-interessato della legge dello Stato.
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