Oggi può essere un grandissimo giorno per l’Italia che grazie anzitutto a Jannik Sinner riscopre il suo entnsusiamo nazionale per il tennis. Ieri proprio Sinner ci ha regalato un’impresa che sa di talento e colpi ma anche e soprattutto di maturità mentale e psicologico-tattica.

Annullare tre match point a uno come Djokovic, inanellando cinque punti di fila e togliendogli subito dopo il servizio, per poi chiudere a proprio favore una partita così pesante che sembrava compromessa dopo una battaglia equilibratissima, è roba da assoluti fuoriclasse. Vado a memoria ma non credo fosse mai successa una cosa simile a Djokovic durante tutta la sua lunga e ormai mitologica carriera. Come non credo gli sia mai successo di perdere due partite nello stesso pomeriggio.

Sinner ha dimostrato una saldezza di nervi degna davvero di un predestinato. E dopo un’emozione simile, rimettersi in campo per un doppio decisivo e risultare ancora leader che fa la differenza, significa esserci davvero con la testa, avere chiarissimo quale sia l’obiettivo, e avere una continuità bestiale.

Per capirci, nel doppio di ieri Djokovic è risultato il peggiore in campo (suoi tutti gli errori sui break decisivi, è quasi scandaloso sotto rete, tanto da chiedersi come sia possibile che uno tanto rivedibile sotto rete possa aver vinto 7 volte Wimbledon), tanto aveva accusato la legnata rimediata da Sinner con quelle modalità poco prima. Sono cose che lasciano il segno, nel tennis. E si è visto.

Oggi dunque, appuntamento con la storia contro l’Australia. Con l’Italia che è sulla carta favorita, se si guarda alla classifica atp delle due squadre. Ma piano con la galvanizzazione. Anche se è naturale. Abbiamo il numero 4 del mondo e loro no, il giocatore più in forma di tutti, totalmente on fire, che ha dimostrato quanto sappia gestire bene momenti delicatissimi e il cui stato d’animo è segnato dall’entusiasmo, nel tennis come nella vita decisivo.

L’Australia mette in campo una coppia di giocatori (De Minaur e Popyryn) sulla carta inferiore a quelli serbi già battuti dai nostri. I confronti one to one sono incoraggiantissimi, specie lato Sinner. Ma sul veloce sono temibili, è una finale e loro la hanno già giocata lo scorso anno, sono più affiatati dei serbi (e quanto sia importante lo si è visto proprio nel doppio di ieri, dove l’Italia vantava una coppia molto complementare tra potenza e gioco di volo), la palla pesa, serve saldezza di nervi e Sinner da solo puó non bastare.

Quindi tutti davanti alla tv dalle 16, a tifare per questi ragazzi fantastici (prima sfida tra i numeri due, presumibilmente Popyryn e Arnaldi, che si è molto allenato con Sinner in questi giorni a Malaga), figli del movimento moderno del tennis italiano così ricco di talento ed entusiasmo, che il pubblico spagnolo è tutto dalla nostra parte, e tifa anch’esso che riporti a Roma, dopo 47 anni (ultima volta la celebratissima impresa in Cile dei meravigliosi quattro, che oggi commenteranno Sinner e connazionali dai microfoni di Rai e Sky Sport) l’insalatiera che anche se figlia di una formula discutibile, isterica è troppo compressa, conserva sempre un blasone che vorremmo tingere di tricolore. Forza ragazzi. Forza, Italia.