Cambia ancora il modulo per le autocertificazioni, necessario per gli spostamenti urgenti. Il documento è stato rivisto in modo restrittivo in virtù delle nuove misure del governo Conte sugli spostamenti fuori dalla proprio abitazione e verso altri comuni.

Nel post della Polizia di Stato viene spiegato che “ci si può quindi muovere soltanto per i seguenti motivi: comprovate esigenze lavorative, esigenze di assoluta urgenza e motivi di salute”. Il nuovo decreto del presidente del Consiglio, dunque, “abolisce la previsione, contenuta, nell’art. 1, comma 1, lett. a) del Dpcm 8 marzo 2020, che assicurava il rientro tout court nel luogo di domicilio, abitazione o residenza. Tale rientro è consentito solo nel caso in cui lo spostamento all’esterno è connesso ai motivi sopra elencati. Ad esempio, rientra negli spostamenti per comprovate esigenze lavorative, il tragitto (anche pendolare) effettuato dal lavoratore dal proprio luogo di residenza, dimora e abitazione al luogo di lavoro. Rientrano nelle esigenze di assoluta urgenza, anche i casi in cui l’interessato si rechi presso grandi infrastrutture del sistema dei trasporti (aeroporti, porti e stazione ferroviari) per trasferire propri congiunti alla propria abitazione”.

VIA LIBERA AI DRONI – Importanti novità arrivano anche dal fronte dei controlli. Un’ordinanze mesa dall’Enac, l’ente di controllo del volo, dà il via libera all’uso dei droni per monitorare lo spostamento dei cittadini. Il documento indica sia i dispositivi che possono essere utilizzati sia le modalità “per il contenimento dell’emergenza epidemiologica coronavirus”. Fino al 3 aprile, dunque, la polizia locale potrà condurre i controlli, come previsto dai dpcm dell’8 e 9 marzo, “con sistemi aeromobili a pilotaggio remoto con mezzi aerei di massa operativa al decollo inferiore a 25 kg”. 

Nella nota dell’Enac si sottolinea che si potranno effettuare i controlli “anche su aree urbane dove vi è scarsa popolazione esposta al rischio di impatto” e dove “non sarà altresì necessario il rilascio di autorizzazione da parte di questo Ente e non sarà richiesto la rispondenza delle operazioni agli scenari standard”. Per questo, fino al 3 aprile, si autorizzano tutti gli Enti di Stato del Codice della Navigazione e delle Polizie locali dei Comuni italiani “ad operare con propri ‘aerei a pilotaggio remoto’ se impiegati nell’ambito delle condizioni emergenziali dovute all’epidemia Covid-19, nelle aree prospicienti di tutti gli aeroporti civili e identificate come ‘aree rosse’, ad una quota massima di 15 metri”. Viene comunque “data sempre priorità al traffico degli aeromobili da/verso gli aeroporti e rimane in capo all’operatore del drone la responsabilità sia di dare precedenza agli aeromobili in volo sia di separarsi da questi ultimi”.

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