Esteri
Coronavirus: fare i conti con i regimi autoritari
La pandemia di Covid-19 ha portato sotto gli occhi di tutti, anche di chi non voleva vedere, i modi di operare dei regimi autoritari, dandoci dimostrazione di come questi, contrariamente a quanto dicano le politiche miopi che ci governano, abbiano un impatto a livello globale. La discussione sul contenimento del virus e su quello che sarà il futuro che ci aspetta, quindi, non può prescindere da quella sui gravissimi episodi che si sono verificati in molti Paesi nelle ultime settimane e di cui siamo stati testimoni. Censura delle informazioni, ritardi nel comunicare dati ai Paesi vicini, operazioni di propaganda, abuso dei sistemi di sorveglianza, detenzioni arbitrarie e sparizioni di chi coraggiosamente ha sfidato il regime per salvare non solo la vita di chi ne è vittima, ma anche la nostra, sono alcuni di quei modus operandi che hanno condotto ad una risposta alla pandemia poco efficace a livello globale, causando ulteriore sofferenza e morte.
In Cina si contano oltre 5.000 persone arrestate per aver condiviso informazioni sul virus quando il governo cercava di insabbiare le notizie sui decessi per dare l’impressione di avere la situazione sotto controllo, l’Iran ha arrestato e costretto a false confessioni nelle TV di Stato chi per primo aveva dato l’allarme della diffusione della malattia denunciandone le morti, in Russia il governo, oltre ad aver nascosto il pericolo del virus alla popolazione, ha arrestato un medico perché distribuiva mascherine alla popolazione più povera e in Turchia diversi giornalisti sono indagati per aver parlato del virus in un modo non gradito dal governo. Sono tutti metodi che conosciamo bene perché sono la normalità in quei Paesi. Se però in passato non ci siamo mai sentiti troppo scossi da questa “normalità”, oggi siamo tutti costretti a fare i conti con quei metodi, non in linea con uno Stato di diritto, perché la pandemia non ci ha solo resi indistintamente vulnerabili al virus, ma anche alle conseguenze delle varie politiche adottate per contrastarlo. Se da un lato l’attenzione va alla scienza, com’è giusto che sia, perché ci aiuti a frenare la diffusione della malattia, dall’altro non possiamo evitare di chiederci cosa sarebbe successo se ci fosse stata una risposta democratica globale alla sua insorgenza.
La nostra esperienza finora ci mostra che un efficace contenimento dell’epidemia va inevitabilmente di pari passo con l’adozione di misure trasparenti ed inclusive. Per questo, ora più che mai, non si può lasciare cadere in secondo piano l’atteggiamento criminale di quei governi che senza scrupoli hanno sacrificato migliaia di persone unicamente per mostrare al mondo un’immagine vincente del modello autoritario. A dispetto di ogni narrazione alternativa, le evidenze parlano chiaro: censura, cattiva gestione, corruzione hanno contribuito alla diffusione del virus. Ci sono gravi crimini commessi che necessitano dell’intervento della comunità internazionale perché gli abusi sui diritti umani sono una questione globale.
Lo scorso 27 marzo, 46 parlamentari europei, provenienti da ogni gruppo politico, hanno inviato una lettera all’Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera, Josep Borrell, in cui si legge “mentre oggi siamo concentrati sulla pandemia di Covid-19, non possiamo dimenticare le continue violazioni dei diritti umani che si stanno verificando in tutto il mondo per mano di dittatori” ed hanno esortato l’UE a riprendere quanto prima i lavori sull’adozione di un regime europeo di sanzioni che, su modello del Magnitsky Act, già in vigore in Stati Uniti, Canada e qualche Stato europeo, consentirebbe l’imposizione di sanzioni in materia di visti e beni a soggetti responsabili di violazioni dei diritti umani o atti di corruzione. A questo proposito, anche l’ex ministro della giustizia canadese, Irwin Cotler, ha chiesto che il Canada apra un dossier relativo alle sanzioni Magnitsky per indagare sui funzionari del Partito Comunista Cinese responsabili dell’insabbiamento dei dati sulla diffusione del Covid-19.
Con la FIDU, Federazione Italiana Diritti Umani, da tempo sosteniamo e promuoviamo l’adozione in Italia e in Europa di un nuovo regime di sanzioni, che, come il Magnitsky Act, colpisca gli individui responsabili di abusi, ovunque essi si trovino, affinché i loro crimini non restino impuniti perché protetti da governi complici. Oggi, in questa emergenza sanitaria che ci ha dimostrato quanto siamo tutti interconnessi, potremmo cogliere l’occasione per fare un passo avanti e scegliere di utilizzare le sanzioni Magnitsky per punire chi ha combattuto la pandemia perseguitando, incarcerando e uccidendo medici, giornalisti, e chiunque cercasse solo di affermare la verità.
© Riproduzione riservata