Parla il ministro della Salute
Coronavirus, il ‘piano’ di Speranza sul vaccino: “Prime dosi a medici e anziani”
Quando arriverà il vaccino contro il Coronavirus? Con la gara di velocità che vede Stati Uniti e Russia protagoniste e l’Oms invece prudente, prima della metà del 2021 non si vedrà nulla di certo, aveva spiegato l’organizzazione, la posizione italiana viene spiegata dal ministro della Salute Roberto Speranza. In una intervista al Corriere della Sera il ministro ammette di non saper “quale sarà il giorno e quale il vaccino giusto”, ma che il traguardo non è “troppo lontano, il contratto con AstraZeneca prevede le prime dosi a fine anno”.
IL VACCINO – Speranza quindi glissa sulle polemiche dovute alle parole del premier Giuseppe Conte sul non obbligatorietà del vaccino. Secondo il ministro infatti “il problema sarà un altro, decidere a chi darlo. All’inizio ne avremo poche dosi, due o tre milioni. La mia proposta è che sia gratuito e che arrivi prima agli operatori sanitari e agli anziani con patologie, in particolare nelle Rsa”.
I VERBALI DEL CTS – Quanto alle polemiche sui verbali del Comitato tecnico scientifico e alle scelte del governo durante i giorni peggiori della pandemia, Speranza ribadisce che quello del governo per l’emergenza Covid “non era un piano, ma uno studio in itinere su scenari potenziali e diversi tra loro, iniziato dai nostri scienziati a metà febbraio e completato a marzo. “Per noi la trasparenza è un punto di forza, non abbiamo mai secretato nessun atto. La pubblicazione di tutti i verbali è un unicum a livello mondiale. Quel documento non è mai stato secretato dal governo, il vincolo di riservatezza fu scelto dal Cts“, sottolinea Speranza.
AUTUNNO DIFFICILE – Quanto all’autunno in arrivo, Speranza conferma di essere preoccupato: “Non sarà facile e ritengo vada gestito con la massima cautela. Eppure sono ottimista, vedo la luce in fondo al tunnel. Nel giro di alcuni mesi avremo risultati incoraggianti sia per le cure che per i vaccini. Ora dobbiamo resistere”. Una time-line che prevede, almeno fino all’arrivo del vaccino, di tenere “altissimo il livello di attenzione, anche se il quadro italiano è diverso per fortuna rispetto ad altri Paesi europei”. Come Conte, anche il ministro allontana il rischio di un nuovo lockdown: “No. Non è nostra intenzione fermare di nuovo il Paese. Abbiamo investito molte risorse e rafforzato il Servizio sanitario nazionale. Non chiudiamo, anzi riapriamo le scuole”
LA SCUOLA – Proprio la scuola è il tema caldo del momento, con la riapertura prevista tra meno di 10 giorni. “Basta con la campagna elettorale sulla scuola. La riapertura è una grande sfida di tutta la comunità nazionale”. È il commento tranchant del ministro della Salute. È un appello all’opposizione? A Salvini? “No, è un messaggio al Paese. Dobbiamo recuperare quello slancio nazionale che ci ha consentito di superare i mesi più difficili. In primavera – aggiunge – il Paese si è stretto a coorte, come dice il nostro Inno. Siamo riusciti a piegare la curva dei contagi perché c’è stata una sintonia profonda tra le misure del governo e il sentire comune delle persone. Il 14 settembre è una data troppo importante. Vi prego, immaginare due settimane di campagna elettorale sulla scuola è pura follia. Questa sfida si vince con un patto che coinvolga tutto il Paese, nessuno escluso”.
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