Il provvedimento
Coronavirus, la solidarietà dei carcerati: pronti a produrre mascherine e a donare sangue

Nelle carceri campane sono un migliaio i detenuti in cella nonostante un residuo da scontare che non supera l’anno e mezzo. La proposta al vaglio del governo è di cominciare da loro per un provvedimento “svuotacarceri” che tuteli in questo momento un diritto fondamentale e irrinunciabile, come quello alla salute. Ci si chiede, se di fronte a una crisi totale come questa causata dal rapido diffondersi del coronavirus, abbia ancora senso lasciare in carcere un detenuto che ha quasi saldato il suo debito con la giustizia.
Se la certezza della pena debba prevalere sul diritto alla salute, e quindi alla vita. Se si possa, per questi detenuti, prevedere misure alternative che consentano di sfollare le celle e alleggerire il peso di una crisi sanitaria che, per fortuna, fino ad ora è solo una minaccia ma non una realtà negli istituti di pena della Campania dove non ci sono casi di contagio e si sono adottate tutte le misure per evitarli.
Da ieri si fa più fatica nel carcere di Ariano Irpino, la cittadina nell’Avellinese che rientra tra i Comuni chiusi per ordinanza del governatore De Luca nell’ambito delle misure per contenere i casi di Covid-19. Si registrano ritardi e disagi per via dei più capillari controlli disposti per chi entra e esce dal paesino, considerati tuttavia “fisiologici”. Quello che invece si annuncia come una vera e propria novità è il progetto di affidare ai detenuti la produzione delle mascherine chirurgiche che cominciano a scarseggiare negli ospedali. Per far fronte a questa emergenza nell’emergenza l’aiuto potrebbe arrivare dai detenuti al lavoro nelle sartorie presenti negli istituti di pena.
In Campania la produzione è stata già avviata in via sperimentale nelle sartorie di sei carceri: Pozzuoli, Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere, Salerno, Benevento, Sant’Angelo dei Lombardi. Il provveditore dell’amministrazione penitenziaria campana, Antonio Fullone, ha sottolineato l’importanza del progetto: “E’ un’iniziativa che può rivelarsi socialmente molto utile, e sarebbe non soltanto un segnale di riscatto da parte dei detenuti, finiti per colpa di pochi violenti al centro delle cronache sulle proteste delle scorse settimane, ma sarebbe soprattutto un valido aiuto di cui c’è bisogno”. Si prevede una produzione di migliaia di mascherine al giorno e vi lavorerebbero i 25 laboratori presenti negli istituti italiani.
Per avviare il processo produttivo manca solo il via libera dell’Istituto Superiore di Sanità. In Campania le sartorie delle carceri lavorano alla produzione sperimentale di mascherine di tessuto non tessuto con la collaborazione dell’Asl Napoli 1 e dell’Università Federico II, valutando anche l’idea di allargare poi la produzione anche a quelle di livello più elevato, con i più sofisticati filtri anti-coronavirus. E la solidarietà che arriva dal popolo del mondo di dentro, quello delle carceri, non si ferma qui. Perché da Poggioreale i detenuti del reparto Avellino, quello che ospita i reclusi in regime di alta sicurezza, hanno fatto sapere di voler fare la propria parte. Come? “Siamo pronti a donare il sangue per sopperire alla carenza di donazioni di cui abbiamo tanto sentito parlare in tv in questi giorni”, hanno scritto in una lettera dal carcere.
In premessa hanno chiarito di non aver aderito alle proteste dei detenuti che si sono ribellati alla temporanea sostituzione dei colloqui con le telefonate ai familiari: “Ci dissociamo” hanno scritto, mostrando consapevolezza della realtà che si vive nel mondo fuori. “Siamo anche noi padri, mariti, fratelli, figli e vogliamo donare il sangue accettando tutte le procedure di sicurezza che le istituzioni riterranno necessarie”. Intanto non si ferma l’attività del garante per i detenuti Samuele Ciambriello, degli avvocati dell’Osservatorio carcere dell’Unione camere penali nazionali presieduto dall’avvocato Riccardo Polidoro, dei penalisti della Camera penale di Napoli guidati dall’avvocato Ermanno Carnevale per portare all’attenzione del governo la difficile condizione dei detenuti e sollecitare misure straordinarie per intervenire sulle esecuzioni penali e sul sovraffollamento
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