Riprendiamo il discorso avviato ieri. Oggetto, il nostro 007 Marco Mancini, uno dei migliori dei quali l’Italia disponeva, messo alla porta dal governo su richiesta di un gruppo di giornali e trasmissioni televisive. Nel silenzio generale della stampa e della Tv. Torniamo allora, nel nostro racconto, a Report (Rai). Eccoci allo scoop. I giornali avevano riferito, citando i parlamentari del Copasir presenti alla riunione dell’11 maggio, che era stato annunciata una direttiva di Franco Gabrielli. Ecco cosa scrive la Stampa il 13 maggio. «Ha dichiarato Filippo Scerra, deputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Gruppo alla Camera: “Le direttive del sottosegretario con delega ai Servizi, Franco Gabrielli, specificano come i componenti dei Servizi possano incontrare giornalisti e politici solo per motivi di servizio e con la preventiva autorizzazione del vertice del Copasir. Quindi riteniamo lecito chiedere a Renzi le dovute spiegazioni per un incontro che continuiamo a considerare del tutto inopportuno. I due cosa si sono detti?”».

A parte la pretesa di dar valore retroattivo a una disposizione disciplinare, magari sarebbe anche interessante applicare questa direttiva agli stessi uffici di Gabrielli e a quelli circostanti. Infatti non si è mai visto un tale piacevole trasferimento di informazioni e documenti dei servizi passati ai giornalisti amici. Il Fatto, rispetto a politici e giornalisti, elencava anche i magistrati tra le categorie cui accedere solo con permesso. Invece, chissà come, Ranucci elimina i giornalisti tra quelli cui sono vietati contatti. E scopriamo che ha pure ragione, e lo sa per rivelazione esclusiva, roba che neppure il Copasir, poveretto, sa. Report infatti, dopo essersi attribuito il merito della direttiva purificatrice, si vanta pure di poter mostrare “in esclusiva” la bolla pontificia che ha fatto scattare la ghigliottina e cadere nel cesto la testa di Mancini. In realtà appare per un solo istante, dietro la gigantografia di Gabrielli, così che non si legga (si sa che è una noia). Siamo riusciti faticosamente a trascrivere buona parte del testo volutamente spampanato.

Eccolo: «L’Autorità Delegata a seguito dell’ampia eco riservata dagli organi di stampa all’incontro tra un alto dirigente del Comparto con un noto esponente politico, ha richiamato all’attenzione il rispetto delle norme comportamentali, sottolineando come condotte ordinariamente prive di disvalore e di interesse mediatico quando attuate dagli appartenenti agli OO.II. (organismi informativi, ndr), possono essere caricate di significati e piegate alle più disparate chiavi di lettura ed interpretazioni. Pertanto ha dato indicazioni affinché ogni tipologia di incontro con esponenti del mondo politico, giudiziario e, più in generale, suscettibile di esporre il Comparto alle citate criticità (sarebbero i giornalisti, ma meglio non inimicarseli, ndr), sia preventivamente autorizzata e gli esiti documentati per gli eventuali e successivi riscontri. Quanto sopra premesso, dispongo che gli incontri in argomento , da tenere sempre in coerenza con le previsioni degli artt. 44 e 45 del DPCM 1/2011, siano sottoposti alla mia preventiva autorizzazione e che gli esisti degli stessi siano documentati secondo le modalità e le procedure in vigore. La mancata ottemperanza delle presenti disposizioni configura motivo di grave profilo disciplinare».

Notiamo. Rispetto a quanto detto verbalmente al Copasir i giornalisti sono compresi o no tra coloro che si possono frequentare solo con il nulla osta? Nel caso ci piacerebbe leggere la relazione consegnata dal simpatico agente spione di Report “alli superiori”. I questo periodo dovrebbero esserci pigne di relazioni: perché non c’è mai stato un movimento di carte e notizie riservate di Aisi, Aise e Dis così intenso come da quando sarebbero vietati contatti salvo autorizzazione. Ma ci dev’essere un nota bene in un’altra pagina, con il nome dei cronisti embedded. Ad esempio. Com’è che Carlo Bonini (Repubblica) ha saputo addirittura il giorno in cui Mancini andava in ferie e quando esse si concluderanno? E sempre il medesimo, in un articolo sulle vicende calabresi, che sono un must della ditta, da chi e come ha potuto apprendere che un funzionario del Sismi, citato con nome e cognome, è stato trasferito all’Aisi, presumibilmente in zona di massima esposizione al pericolo? Tutto questo non è violazione di segreto che vige per gli interna corporis delle agenzie? Ma eticamente con che coraggio si butta in pasto una persona alle mafie mentre sta lottando contro di esse? Chissà che la procura di Roma ritagli questo nostro articolo ipotizzando un’inchiesta. Improbabile. Ma basterebbe che il Copasir chiedesse se Dis, Aisi, Aise e l’Autorità delegata si siano agitati oltre che per i Babbi di Natale a Renzi anche per queste brecce nel fortino, rispetto alle quali Porta Pia era lo sbrego di una calzetta di nylon.

La direttiva è anche una forma di confessione. Per licenziare Mancini senza diritto di difesa è bastata – carta canta – l’esposizione mediatica. Un bel precedente: non importa che l’incontro sia stato innocente (come pur lascia intendere la direttiva di cui sopra), basta che qualcuno per scopi suoi riproduca dieci, cento, mille volte una fotografia infilandoci dei sospetti per sgozzare la vittima designata? Che bel giochetto per i servizi stranieri. Funziona così? Chi ha passato a Bonini (13 maggio, Rep) la notizia della scorta ritirata a Mancini? La riunione era ristrettissima. Per quali ragioni Gabrielli ha piazzato questo uno-due delegittimante, e lo si è pure fatto sapere ai cronisti che tifavano perché questo accadesse? Non è questione di simpatie o antipatie, non può essere. Forse c’era da vellicare settori di intelligence piuttosto deviati sui soldi di cui garantirsi obbedienza e insieme stampa amica? Boh. Fonti del ministero dell’Interno comunicano stupore, perché la tutela era stata confermata per l’intero 2021, compresa la “vigilanza dinamica” intorno alla residenza privata.

Perché Mancini, assolto da tutto, senza alcuna sanzione disciplinare, è stato eliminato e invece lo stesso Gabrielli come capo della polizia ha riaccolto i funzionari di polizia condannati per il macello messicano della Scuola Diaz a Genova? Niente nomi, ma da 3 anni e 8 mesi di condanna definitiva a promozione nella Dia c’è un salto che va molto oltre il garantismo. E’ una strana discrezionalità. E che dire del successore di Gabrielli? Cito dal Riformista del 28 maggio scorso: <Caso Shalabayeva, per il capo della polizia Lamberto Giannini la sentenza è ingiusta. Non era mai successo di sentire il Capo della polizia in carica esprimere “grave disappunto” per una sentenza della magistratura che ha condannato, in primo grado, due tra i migliori investigatori in servizio nella Polizia di Stato>. Lo fa in continuità con Gabrielli. E c’è di mezzo il sequestro di una bambina.

Intanto, intorno al fatale 23 dicembre di Fiano Romano, nessuno ha fiatato alla notizia della promozione a vice dell’Aise di un dirigente con eccellenti frequentazioni, di sicuro lontano dai plebei parcheggi autostradali. Il nome trovatelo voi in questo articolo sul caso Palamara di Fiorenza Sarzanini, 6 febbraio 2018, Corriere della Sera: <Accertamenti sono in corso anche sulla ristrutturazione di una casa che Luigi Della Volpe ha affittato a partire dal 2014 ad una società di Centofanti che a sua volta lo ha subaffittato ad Amara. Della Volpe potrebbe infatti essere un ufficiale della Guardia di Finanza ora ai servizi segreti, e il sospetto degli inquirenti è che quel contratto sia in realtà fittizio e utilizzato semplicemente per l’emissione di false fatture>. Molto bene e molto giusto non trasformare un sospetto in stroncatura. Colpisce come i segugi dal naso fino abbiano appreso sì, ma poi coperto, oscurato, nascosto. Seguirà ulteriore silenzio. Va così in Italia la cui sicurezza è magnificamente tutelata dalla triade Gabrielli-Ranucci-Bonini, più qualcun altro che forse comanda ancora i servizi, ma nell’ombra.

(FINE. La prima parte è stata pubblicata sul Riformista di ieri)