Cosa c’è dietro la visita di Kissinger in Cina: l’ex segretario di Stato Usa ponte tra le due superpotenze

In this photo released by China's Ministry of Foreign Affairs, former Secretary of State Henry Kissinger, left, meets with Chinese State Councilor Wang Yi in Beijing, Wednesday, July 19, 2023. (Ministry of Foreign Affairs of the People's Republic of China via AP) Associated Press/LaPresse Only Italy and Spain

Il viaggio «a sorpresa» dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger è stato trattato da Pechino alla stregua di una visita ufficiale. Uno dei simboli degli Usa della Guerra Fredda, e personalità fondamentale nei rapporti tra Washington e Pechino, è stato accolto – ormai centenario – dal ministro della Difesa, Li Shangfu, dal vertice della diplomazia cinese, Wang Yi, e infine dal presidente Xi Jinping. Tre incontri da cui sono scaturite dichiarazioni significative delle intenzioni del gigante asiatico sui rapporti con la superpotenza Usa.

E nonostante Kissinger sia senza un ruolo politico attivo, il fatto che l’ex segretario di Stato sia stato il centro di incontri così importanti e occasione per inviare segnali a Washington conferma quanto abbia ancora peso la sua figura tra le autorità cinesi. Il dipartimento di Stato, per dissipare i dubbi sul significato politico di questo viaggio, ha detto che si è trattato di una delle molte visite realizzate in quel Paese dall’ex diplomatico Usa da privato cittadino.

Non sfugge però la concomitanza degli incontri del politico centenario mentre l’inviato speciale statunitense per il clima, John Kerry, era nella Repubblica popolare a discutere della cooperazione tra le due potenze. E non sfugge, come detto in precedenza, l’importanza assegnata dal Partito comunista cinese a un uomo che decenni fa ha rappresentato la svolta diplomatica nei rapporti tra i due Stati. Un peso confermato dal fatto che gli incontri non erano affatto solo personali.

Il capo della Difesa ha detto che le relazioni tra Cina e Stati Uniti «non sono mai state peggiori dall’istituzione di relazioni diplomatiche bilaterali», e questo «a causa del rifiuto da parte di Washington a trovare un compromesso». L’ex segretario di Stato, dal canto suo, è stato definito «un amico della Cina». E fa riflettere che il comunicato cinese successivo all’incontro abbia messo in luce alcune dichiarazioni dello stesso Kissinger secondo il quale «Stati Uniti e Cina devono superare le loro incomprensioni, trovando un compromesso che consenta di evitare un conflitto e coesistere pacificamente».

Interessanti, e allarmanti per l’amministrazione Biden, sono le frasi di Wang Yi. L’alto diplomatico, una delle figure chiave della complessa politica estera di Pechino, si è voluto soffermare in particolare sul fatto che – a suo dire – «lo sviluppo della Cina ha un forte slancio endogeno e un’inevitabile logica storica»: formule che implicano la percezione della Repubblica popolare come qualcosa che ha nel suo destino questa crescita e questa nuova fase della propria politica nei confronti del mondo.

Inoltre sempre Wang ha affermato che «è impossibile provare a trasformare la Cina, ed è ancora più impossibile accerchiarla e contenerla». Il concetto è molto chiaro, e va a colpire uno dei pilastri della politica estera statunitense nel Pacifico e nel resto del mondo, e cioè il tentativo di costruire una sorta di «cintura di sicurezza» che riesca a contenere le ambizioni di Pechino rispetto all’obiettivo di realizzare una nuova forma di globalizzazione. Strategia che è appunto fondata sui principi di Xi.

Proprio il presidente cinese, invece, ha assunto il compito di esprimere, al contrario dei suoi sottoposto, una visione meno dura nei confronti di Washington. E anche questo è un segnale che non va sottovalutato.

Il leader del Partito comunista cinese, incontrando Kissinger come un inviato di alto livello, lo ha accolto dicendogli che il suo Paese non dimenticherà mai «i vecchi amici» e spiegando come «Cina e Stati Uniti sono ancora una volta al bivio di dove andare, e le due parti devono fare di nuovo una scelta». Xi ha augurato a Kissinger di «continuare a svolgere un ruolo costruttivo nel riportare le relazioni Cina-Usa sulla retta via». E queste parole indicano che forse, nonostante i suoi cento anni, Pechino abbia ancora individuato in quello che era uno degli uomini più potenti del mondo, un ponte per comunicare con la superpotenza rivale.