Il pestaggio, la lettera e le reazioni
Cosa è l’antifascismo oggi: una caccia ai fantasmi
Caro direttore
Ti ringrazio per la citazione nel tuo apprezzabile articolo sulle polemiche scaturite dalla lettera della preside di Firenze. Premessa: ci sono cascato anche io. Ho probabilmente fatto ciò che la professoressa si attendeva e cioè dare eco alla sua iniziativa. Non voglio più entrare nel dibattito sul fascismo e l’antifascismo. È un problema della sinistra inseguire i fantasmi. Un po’,se mi consenti, come accade nel calcio, dove tanti tifosi piuttosto che pensare alle loro squadre-( io sono laziale) tirano sempre in ballo la Juventus come totem di sopravvivenza. Usciamo da questa mediocrità. Il fascismo è morto a Salò.
Nel merito delle tue obiezioni rispondo che la Scuola fa fatica a uscire da una narrazione strabica. Ad esempio Gramsci, straordinario pensatore che Mussolini temeva più di tutti, non era proprio un riformista. Tant’è che Turati ruppe con lui proprio sull’idea di organizzazione della sinistra. Per cui mi sembra paradossale che tanti commentatori politici di estrazione cattolica come la mia lo mettano insieme a Don Milani nell’interpretare la lettera della professoressa Savino. Il comunismo nel mondo è stata una tragedia. La più grande. E in Italia, se le elezioni del 48 fossero andate diversamente, questa tragedia si sarebbe potuta ripetere. Tutto questo la scuola lo omette. Così come omette di raccontare ciò che è stato vissuto nell’Europa dell’est.
Io credo che continuare a proporre fantasmi ( scelta legittima ci mancherebbe ma già pagata a caro prezzo da Enrico Letta) sia un pessimo insegnamento per i nostri ragazzi. Avrei voluto che in quella missiva, diventata ormai più celere di tanti romanzi, la dirigente scolastica dicesse ai ragazzi che la violenza tra fazioni ha solo prodotto morti e distrutto vite negli anni settanta. Che la tolleranza è l’unica , grande arma della democrazia. Avrei voluto che, insieme all’antifascismo , citasse il partito radicale ( le cui idee erano lontane anni luce dalle mie) e la non violenza come metodo di lotta politica.
Sai meglio di me che tanti antifascisti di rilievo della Repubblica erano stati fascisti di avanguardia. E che, come scrissero tanti intellettuali di spessore, c’è una sorta di fascismo insito nell’antifascismo che prevarica. Però tutto questo va storicizzato. Necessariamente. Perché è impensabile che 80 anni dopo si paventino spettri che non esistono. Il nemico comune a cui tutti dovremmo guardare è il nichilismo, l’idea di una società priva di sentimenti e di valori. La nostra Repubblica è nata da un dolore enorme. Dalle ceneri di una guerra. E la vera,triste realtà è che ancora oggi è la guerra il nostro avversario da abbattere.
Così come, non è una divagazione, le giovani generazioni sono risucchiate da problemi che sembrano più rilevanti di 40 anni fa: alcol, consumo di droghe, ludopatia, attività criminali. Costruiamo una condivisione pedagogica comune che recuperi i giovani alla politica, che insegni loro il rispetto reciproco. E non cerchiamo, direbbe Brecht, il bisogno esasperato di eroismi inventati. Abbiamo bisogno di combattere un’altra indifferenza che e quella della rassegnazione. E senza credibilità non saremo giudicati all’altezza. Se la sinistra vorrà indicare nell’antifascismo il problema dell’Italia continuera a farsi del male. Come direbbe Nanni Moretti.
Con stima.
ALFREDO ANTONIOZZI (deputato di FdI)
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È vero, onorevole Antoniozzi, Brecht scrisse contro gli eroismi inutili. Ma lei sicuramente saprà che Brecht, che era tedesco, questa sua idea non la scrisse nella sua casa di Berlino ma in un appartamento di Santa Monica, California. E sa anche perché. Non poteva vivere a Berlino, in quegli anni, né in un’altra città tedesca o italiana perché in Germania e in Italia governavano i fascisti e i nazisti che avevano abolito la libertà e mettevano in prigione, o uccidevano, gli avversari. E proprio in quegli anni iniziarono lo sterminio degli ebrei, che spinse l’umanità al punto più basso della civiltà umana.
Lei dice: cose passate. Vero. Non del tutto. Ci sono ancora delle persone viventi che scamparono per miracolo ai lager e ai forni crematori. Oggi sono vecchi, hanno ottanta o novanta anni. Ricordano: ricordano bene, tutto. Poi ci sono delle persone che avrebbero ottanta o novant’anni, ma non esistono più perché furono bruciate nei forni di Auschwitz o di Buchenwald quando erano bambini. Capisce, onorevole, che non è facile dimenticare l’orrore fascista? Che non riguarda la Svezia, o l’Australia, o l’Etiopia, o l’Iran. Riguarda noi: la nostra “nazione”, direbbe Giorgia Meloni. Le orrende vergogne delle quali si è macchiata.
Per questo in Italia l’antifascismo è ancora un valore. Dopodiché io penso che l’antifascismo non sia un affare di bandiere, etichette, appartenenze, retorica. Né che esistano i “possessori” dell’antifascismo. L’antifascismo è una idea, assolutamente facoltativa, che attraversa la sinistra, il mondo cristiano e la destra liberale, ed è un’idea che non vive di anatemi ma di lotta agli autoritarismi e alle illiberalità. Per me l’antifascismo è la battaglia contro i divieti, la repressione, il giustizialismo, le gerarchie, gli obblighi, le leggi ingiuste, le sopraffazioni dello Stato. È la difesa di tutti, soprattutto dei più deboli, soprattutto dei detenuti. Per me l’antifascismo è anche la difesa dei fascisti, che devono avere pieno diritto ad esistere e ad esprimersi: e ogni discriminazione nei loro confronti è un atto fascista.
Esistono ancora i fascisti nel nostro parlamento? Io credo di si. In molti partiti la illiberalità, l’autoritarismo, il giustizialismo sono valori viventi. Sono persino identità: nei 5Stelle soprattutto, ma anche tra i Fratelli d’Italia, nella Lega, persino nel Pd. Esistono, i fascisti, e hanno diritto di esistere. Tra loro, mi par di capire, c’è anche il ministro dell’Istruzione che vuole proibire la politica nelle scuole. Mi chiedo solo questo: è opportuno che il ministro della scuola sia di idee fasciste?
PIERO SANSONETTI
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