Il caso dell'evasione dal carcere
Cosa è successo nel carcere Beccaria, da istituto modello alla fuga di sette detenuti
Il tema del carcere diventa bollente in questi giorni di festa. Dopo i tagli previsti in manovra per la giustizia e gli 82 suicidi record, a tenere banco da Natale è l’evasione di 7 detenuti dall’Istituto penitenziario per minori Beccaria di Milano. In realtà i fuggitivi sono tre minorenni e quattro maggiorenni: negli istituti minorili, per ragioni connesse anche al sovraffollamento penitenziario, l’età dei ristretti può arrivare infatti fino 25 anni. Sono ancora quattro quelli irreperibili. Ieri il terzo dei sette evasi è tornato in carcere, dopo i due presi poco dopo la fuga. Sarebbero stati i genitori a convincerlo a tornare nell’istituto.
Intanto nel carcere è tornata la calma: la protesta è stata sedata e l’incendio partito da alcuni materassi a cui era stato dato fuoco è stato domato. Il Sappe fa sapere che un reparto detentivo è inagibile e senza luce. Quattro giovani agenti della penitenziaria sono stati ricoverati per intossicazione. Tre sono già a casa. Ieri è giunto presso l’Istituto anche il presidente del Tribunale dei Minori Anna Maria Gatto con un magistrato di sorveglianza. Dopo, sul posto, anche il sottosegretario con delega alla giustizia minorile Andrea Ostellari e il responsabile per i Minori del Dap, Giuseppe Cacciapuoti. Mentre fonti del Ministero delle Infrastrutture hanno riferito che all’inizio di dicembre gli uffici del Mit hanno firmato un accordo con via Arenula per terminare i lavori al carcere minorile entro aprile 2023. “Si tratta del secondo e ultimo lotto: il primo è stato ultimato in ben quindici anni, il secondo è aperto dal 2018 e ha subìto anche i rallentamenti provocati dalle conseguenze del Covid. L’accordo di dicembre è il passo decisivo per mettere fine alla vicenda”.
Per Claudio Burgio, attuale cappellano dell’Ipm, “certamente a volte si ha la sensazione che i diritti dei minori siano davvero minori”. Ci sono “lacune” ha spiegato all’ANSA da colmare per quanto riguarda il personale, non solo di agenti di polizia penitenziaria ma anche di educatori. Mentre l’ex cappellano dell’istituto, Don Gino Rigoldi, si augura che questa vicenda “dia uno scossone” al Ministero per un carcere in cui “manca un direttore da 20 anni e ci sono lavori da 16”. I ragazzi sono infatti scappati approfittando delle strutture di alcuni lavori in corso: hanno aperto un varco nella recinzione e poi scavalcato il muro di cinta. Per il sindaco Beppe Sala “non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di ‘sconcerto’. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un Direttore, e ce la si è cavata con dei ‘facente funzione’. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai. Questa è la situazione. Chi si vuole scandalizzare per l’accaduto è libero di farlo. Ma la realtà va guardata in faccia”.
Pure per Daniele Nahum e Alessandro Giungi, presidente e vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano, l’evasione “è stata determinata da una cronica carenza di personale, acuita dalle giornate di festa e anche agevolata dall’infinita ristrutturazione della struttura penale minorile, sia negli spazi relativi al cortile che in quello delle sezioni detentive”. Critiche anche dalla Uilpa con il segretario Gennarino De Fazio: “Da qualche tempo, molte delle problematiche che investono le carceri si ritrovano anche negli istituti penali per minorenni”. In particolare, “sono in vorticoso aumento i casi d’aggressione agli operatori, di sommosse e, come in questo caso, di evasione. Ciò è evidentemente imputabile a una serie di fattori che vanno dal sostanziale disinteresse della politica prevalente e dei governi alle vicende penitenziarie a scelte poco oculate, quale appunto l’innalzamento del limite d’età che consente la detenzione nelle strutture minorili, sulle quali per di più si abbatterà anche la scure della legge di bilancio in corso di approvazione con ulteriori tagli”.
Ricordiamo che lo scorso 7 agosto un sedicenne fu torturato e violentato nella sua cella dell’Ipm da tre coetanei, tra i quali un gregario violento di una banda di trapper. Secondo il rapporto di quest’anno dell’Associazione Antigone sul Beccaria di Milano: “Il clima detentivo appare piuttosto teso, nei due gruppi di ‘trattamento’ in cui è organizzato l’istituto si percepiscono dinamiche volte ad enfatizzare la leadership di alcuni a scapito di altri, ma anche un percepibile livello di apatia e assenza da parte di numerosi ragazzi. Sintomatico il fatto che in una sezione, nonostante fossero appena le 11,30 di mattino, dopo appena un paio d’ora di attività, i ragazzi fossero chiusi nelle stanze detentive, con luci soffuse e dormienti”.
Proprio il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ci ha detto: “I fatti del Beccaria non vanno strumentalizzati per far fare passi indietro a una legislazione che ci invidia tutta Europa. I ragazzi vanno educati prima che puniti. Il modello detentivo deve essere per loro residuale anche se sono giovani adulti. Nel sistema della giustizia minorile fortunatamente non c’è sovraffollamento. Vanno però messi in piedi modelli educativi avanzati investendo nella istruzione e nella formazione”. Ma sulle carceri a fare polemica ci pensa il Partito Democratico.
Il senatore e tesoriere del Pd Walter Verini pubblica un video su Twitter, girato fuori il carcere di Terni, e lo accompagna scrivendo: “Nordio, garantista à la carte, ministro del governo Meloni che aiuta imbroglioni ed evasori. Che punisce i più deboli. Tra questi, persone in semilibertà, costrette a tornare in carcere dopo anni. Altro che art.27! Altro che garanzie e umanità”. Il dem si riferisce al fatto che il Governo ha deciso di non prorogare i provvedimenti per i semiliberi assunti durante l’emergenza Covid: “È crudele costringere dal primo gennaio le 700 persone, che da oltre un anno oltre a lavorare dormono fuori, a tornare in carcere la notte”, ha scritto su Facebook il vicepresidente dei senatori del Pd Franco Mirabelli. Invece, proprio due notti fa, ha reso sempre noto la Uilpa, “Bombe molotov sono state lanciate nel parcheggio per il personale del carcere romano di Rebibbia femminile”.
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