“Da donna porto concretezza”
Cosa ha detto Meloni nella conferenza di fine anno: presidenzialismo, Msi, covid e guerra in Ucraina

Per Giorgia Meloni è stata la prima conferenza stampa di fine anno a tre mesi dalla vittoria elettorale e a due dal suo ingresso ufficiale a Palazzo Chigi. “Io prendo in considerazione ipotesi non essere eletta tra 5 anni, quello che non prenderei in considerazione è di non fare quello che ritengo giusto fare. Sono donna e porto concretezza”, ha detto. Una conferenza stampa da record durata quasi tre ore: Meloni ha risposto a 45 domande dei giornalisti. In più occasioni ha ironizzato sulla durata della conferenza stampa. Un cronista, a circa due ore dall’inizio dell’incontro con la stampa, la saluta con un “buon pomeriggio”. E la premier replica divertita: “In effetti, che è Telethon?”. Più avanti, poco prima della fine, un’altra frase quasi rassegnata: “Altre domande? Al vostro buon cuore…Ma c’è una fine a tutto ciò? O andiamo avanti sino a quando rimane ancora qualcuno?”.
Pochi minuti prima che iniziasse la conferenza stampa il Senato ha dato il via libera alla sofferta legge di bilancio 2023. Dice che è “figlia di scelte politiche”, ribadendo di fidarsi dei suoi alleati. Il braccio di ferro al governo? “È normale che ci siano sfumature diverse. Io mi fido dei miei alleati. Abbiamo approvato la legge di bilancio, che non era facile”, dice poi la premier commentando il percorso che ha condotto alla complessa approvazione della prima manovra della XIV legislatura. “Quando non c’è approccio pregiudiziale da parte dell’opposizione, possono arrivare anche buone idee. Ritengo il dibattito parlamentare prezioso. Avrei voluto dare più tempo alla legge di bilancio. Ma senza fare polemiche, il precidente governo ha depositato la legge di bilancio l’11 novembre ed era in carica in febbraio. Nonostante questo, all’epoca i tempi del dibattito parlamentare furono sicuramente più strozzati dei nostri. Non rinnego di aver detto che non avrei votato il Pnrr, quando ero all’opposizione, perché non l’avevamo letto in quanto ci è stato consegnato un’ora prima. Chi dell’opposizione mi ha chiesto confronto sulla manovra ha avuto la mia accoglienza”.”Il prossimo anno lavoreremo in anticipo e depositeremo” in Parlamento “la legge di bilancio nei tempi previsti“, ha aggiunto.
Ha detto che il presidenzialismo è una sua priorità. Secondo la Premier una riforma delle istituzioni “che dia stabilità e governi” come specchio delle indicazioni popolari “può solo fare bene all’Italia”, chiarisce Meloni, ribadendo di voler fare una “legge ampiamente condivisa e per questo siamo partiti dal semipresidenzialismo alla francese ma di modelli ce ne sono diversi e si possono anche inventare. Ma bisogna capire la volontà”.
Sulla guerra in Ucraina ha detto che l’”Italia è pronta” a “farsi garante di un eventuale accordo di pace. È la ragione per la quale penso di recarmi a Kiev prima della fine di febbraio. Perché credo che il 24 di febbraio” ad un anno dall’inizio della guerra in Ucraina “si possa fare una iniziativa. Di questo sto parlando con il presidente ucraino Zelensky. Fin quando non maturano le condizioni per una pace” occorre “continuare a sostenere l’Ucraina”. A quanto ammonterà il contributo dell’Italia alla Nato per le spese militari? “Dipende dalle condizioni che ci circondano quindi non si possono dare ore numeri e tempistiche”.
Dice di sentire il peso del paragone con il suo predecessore Mario Draghi ma che la staffetta del passaggio di consegne è andata bene. “Lo sento chiaramente e mi fa piacere. Misurarmi con persone capaci e autorevoli è stata la sfida di tutta la mia vita. A me non è mai piaciuto vincere facile, mi stimolano le persone capaci e autorevoli, e Draghi lo è a livello nazionale e internazionale. Mi rendo conto dell’eredità e anche dei paragoni che si possono fare, lo trovo affascinante”. Questo “deve spingere me e tutto il governo che si può fare bene, non dico meglio, non lo direi mai. È una cosa che non mi dispiace pur sentendo questo peso di un paragone continuo e reiterato. Mi pare che rispetto alle 10 piaghe d’Egitto che si diceva sarebbero arrivate al cambio di governo in fin dei conti ancora stiamo difendendo questa nazione nel migliore dei modi”.
Ha risposto anche sulla polemica sul tweet di Ignazio La Russa e Isabella Rauti che hanno annunciato di partecipare alle celebrazioni per la fondazione del Movimento Sociale Italiano. Quello sul Msi “è un dibattito che mi ha molto colpito. Credo che il Msi sia un partito che abbia avuto un ruolo nella storia della Repubblica, il ruolo di traghettare verso democrazia milioni di italiani che erano usciti sconfitti dalla guerra, un partito della destra repubblicana, che ha partecipato all’elezione dei presidenti della repubblica e ha avuto un ruolo molto importante contro le violenze e il terrorismo”.
“Francamente non capisco perché qualcosa che era perfettamente presentabile 10, 20, 50 anni fa tanto da partecipare all’elezione di Presidenti della Repubblica, debba diventare impresentabile oggi. Non mi torna il gioco al rilancio eterno, per cui si deve sempre cancellare di più. Il Msi è sempre stato chiarissimo sulla lotta all’antisemitismo, ha fatto il suo percorso. Oggi alcuni esponenti del governo, delle massime cariche dello Stato, vengono da quell’esperienza. Ci sono arrivati con un voto democratico. Vuol dire che la maggioranza degli italiani non considerava quella storia impresentabile, e penso che anche questo si debba rispettare”.
Ha cercato di tranquillizzare tutti sulla situazione del Covid in Italia soprattutto dopo al diffusione delle notizie allarmanti dalla Cina. “Il governo si è mosso immediatamente” e poi chiede che “i tamponi per chi arriva da Oriente siano una misura presa a livello Ue”. E poi: “I primi casi sequenziati sono varianti Omicron già presenti in Italia. Per come la vedo io credo che la soluzione siano sempre i controlli, continuano ad essere utili tamponi e mascherine, la privazione della libertà che abbiamo conosciuto in passato non credo sia efficace, lo dimostra quanto accaduto in Cina. Dobbiamo lavorare sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione”. Fermo restando che “oggi la situazione è sotto controllo”.
E difende la revisione sul Reddito di Cittadinanza tirando dritto oltre le polemiche: “Il lavoro lo creano le aziende, lo Stato non può abbattere la povertà per decreto”, dice. E sottolinea “la misura della decontribuzione totale per chi assume a tempo indeterminato”. E poi: “Dobbiamo comunque considerare che il mercato del lavoro è cambiato”, ma “bisogna evitare che il lavoro sia fatto in nero. Occorre diversificare le tipologie contrattuale facendo i controlli per evitare distorsioni”, spiega rilanciando il sistema dei voucher, “alcune degenerazione del passato oggi sono più difficili”. La premier immagina “un meccanismo così: quando ci si reca ad un centro per l’impiego il soggetto deve essere in grado di indicare il lavoro e chi pensa alla formazione”, sottolinea. “Se il tema della congruità è ‘io non voglio accettare un lavoro sottopagato’ sono d’accordo, ma se il tema della congruità è ‘non considero il lavoro all’attesa dei miei studi’ allora no. Tutti vorremmo trovare il lavoro dei nostri sogni ma non capita a tutti”, affonda Meloni. Riguardo la riforma fiscale e il taglio del costo del lavoro, il capo del governo afferma poi che “l’obiettivo della legislatura è di tagliare di 5 punti il cuneo fiscale”.
Fa un passaggio anche sulla delicata questione della giustizia: “La mia carriera politica è stata ispirata a Paolo Borsellino. Sono stato contenta che il mio provvedimento è stato sulla mafia, salvando il carcere ostativo. Mi dispiace aver visto un’ opposizione così dura su un provvedimento del genere, si è tentato di evitare la conversione di quel decreto”. Riguardo la riforma a cui sta lavorando il Guardasigilli Carlo Nordio, l’obiettivo del governo “non è privare la magistratura dello strumento delle intercettazioni” ma “occorre evitare l’abuso ed evitare il cortocircuito nel rapporto tra media e intercettazioni senza alcuna rilevanza penale finite sui giornali solo per interessi politici o altro. Non credo sia giusto in uno stato di diritto. Abusi ci sono stati e vanno corretti”. E poi rilancia “il tema della separazione delle carriere”.
Parole dure sul Qatargate: “Una cosa mi ha molto innervosito: molti colleghi internazionali definiscono questi fatti con la locuzione “italian job”, come se fosse una macchia sulla nostra nazione. La vicenda non riguarda solo italiani, anche belgi, greci e esponenti di altre nazioni. Semmai è un tema di partito, un “socialist job”. Se avesse riguardato i conservatori sarebbe stato un “conservative job”. Riguarda una famiglia politica ma non l’Italia. Va difeso l’orgoglio e l’onore della nazione che rappresento dagli attacchi. Le responsabilità sono trasversali non fra i partiti ma fra le nazioni”.
Infine si è espressa anche sulla situazione in Iran: quello che sta accadendo “per noi è inaccettabile e non intendiamo tollerarlo oltre, abbiamo sempre avuto un approccio dialogante ma, se queste repressioni” del regime “non dovessero cessare e non si dovese tornare indietro, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare, con quale provvedimento dovrà essere oggetto di una interlocuzione a livello internazionale”.
E ha concluso con uno slogan ottimista che ripete da giorni: “Mi piacerebbe lasciare una nazione orgogliosa, ottimista, tutte cose che ci mancano. Quando si va all’estero ci si rende conto di quanto ci sia grande voglia di Italia, di quanto siamo stimati. L’unico posto dove non c’è stima per l’Italia è all’interno dei nostri confini. L’ottimismo è l’altra cosa. Bisogna dare la ragione per non mollare e si riesce se sai che il governo sta facendo quello che fa perché è giusto”.
© Riproduzione riservata