Altri quattordici miliardi di aiuti. Senza fare nuovo debito. E zitti e buoni i soloni della scena politica italiana. Compresi esimi opinionisti. Dall’inizio dell’anno sono ormai 34 i miliardi che il governo ha recuperato e messo a disposizione di famiglie ed imprese in difficoltà per l’impennata dei prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche. In pratica una nuova manovra, recuperata giorno dopo giorno cercando nelle pieghe del bilancio. Un occhio a Roma, uno a Bruxelles dove ieri pomeriggio si sono riuniti i ministri dell’energia della Ue e sul tavolo le ultime rilevazioni dell’Istat sull’andamento dell’occupazione che a marzo sale al 59,9% (+81mila unità rispetto a febbraio, +804mila sull’anno), la disoccupazione scende all’8,3% (sale al 24,5 tra i giovanissimi fino a 24 anni), diminuiscono anche gli inattivi dello 0,6 per cento.

Buone notizie per le donne, le più beneficiate dai segni più. L’unico dato brutto riguarda la tipologia dei nuovi contratti: più della metà sono a tempo determinato. In questo mix di qualche luce e parecchie ombre, il premier Draghi prosegue la marcia faticosa del suo esecutivo circondato, anche in maggioranza, di soggetti politici alla disperata ricerca di un dividendo politico da sgraffignare qua e là nel campo minato di una guerra assurda. I ministri 5 stelle per esempio non hanno preso parte al voto per protestare contro l’articolo del decreto che affida pieni poteri al sindaco della capitale, Roberto Gualtieri, per la costruzione dell’inceneritore.

La riunione in due parti
Ieri il Consiglio dei ministri è stato diviso in due parti. In mattinata sono stati prorogati i tagli di accise e Iva sui carburanti: la precedente misura era in scadenza ieri e quindi a questo aspetto di tutto il pacchetto aiuti è stata riservata una corsia privilegiata per consentire la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale già ieri sera e far essere operativo lo sconto già da stamani. Era una misura a tempo ed è stata rinnovata quando il tempo è scaduto. Con buona pace di chi in queste settimane aveva gridato al governo per “l’inefficienza di una misura a tempo”. I rinnovi, del resto, servono a questo.

La seconda parte del Cdm, quella più “pesante” perché si tratta della distribuzione di altri 14 miliardi di aiuti a famiglie ed imprese, è stata nel pomeriggio. Mentre a Bruxelles i ministri europei dell’energia facevano il punto sul sesto pacchetto di aiuti, sul nodo pagamento in rubli (Ue continuerà a pagare in euro) e sul price cap al prezzo del gas (ancora lontano). Prima del cdm, il premier ha incontrato i sindacati a cui ha illustrato la nuova misura. Bene l’impostazione ma “troppo poche le risorse” ha denunciato Landini uscendo unendosi al coro di chi – M5s, Lega, Fi e una parte di Pd – insiste da mesi nel chiedere di fare nuovo debito. In mattinata i tecnici del Mef erano ancora al lavoro – come lo sono stati per tutto il primo maggio – alla ricerca di risorse. Draghi è stato vago sulle risorse disponibili. I segretari si sono accontentati delle indiscrezioni disponibili fino alla tarda mattinata di ieri, i 7 e gli 8 miliardi. Rimanendo poi felicemente spiazzati da quanto è emerso nel pomeriggio.

Il taglio delle accise
Ma andiamo con ordine. Il taglio delle accise è stato rinnovato a partire da oggi fino all’8 luglio. Le aliquote di accisa sono così state rideterminate: 478,40 euro per mille litri di benzina; 367,40 euro per mille litri di gas o gasolio usato come carburante; 182,61 euro per mille kg di gpl; zero euro per mc per il gas naturale usato come autotrazione. Inoltre, per lo stesso periodo, “l’aliquota Iva applicata al gas naturale usato per autotrazione è fissata al 5 per cento (invece che al 22%, ndr)”. Si tratta di un intervento che dovrebbe mettere al riparo tutto il comparto. Soddisfatti gli operatori che hanno infatti ritirato lo sciopero indetto per il 4-5-6 maggio.

Non solo. Nello stesso provvedimento entrano misure contro le manovre speculative, i furbetti che potrebbero avvantaggiarsi, applicandolo in parte magari alle pompe di benzina, del taglio delle accise e dell’Iva. Mister Prezzi, infatti, il Garante per la sorveglianza dei prezzi dovrà, in collaborazione dei ministeri, degli enti e di organismi come Istat, Ismea, Unioncamere, Camere di commercio, nonché del supporto operativo della Guardia di finanza, “per monitorare l’andamento dei prezzi, anche relativi alla vendita al pubblico”. La Guardia di finanza potrà agire con i poteri di indagine attribuiti ai fini dell’accertamento dell’imposta sul valore aggiunto e delle imposte dirette; ha accesso diretto, anche in forma massiva, ai dati comunicati relativamente alle giacenze dei prodotti energetici dei depositi commerciali assoggettati ad accisa e degli impianti di distribuzione stradale di carburanti, nonché ai dati contenuti nel documento amministrativo semplificato telematico. La Gdf è chiamata a segnalare all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), per l’adozione dei provvedimenti di competenza, elementi, rilevati nel corso delle attività di monitoraggio, che siano “sintomatici di condotte che possano ledere la concorrenza” o costituire pratiche commerciali scorrette.

50 articoli
Il decreto approvato in serata dopo una cabina di regia con le forze di maggioranza durata un’ora e mezza a cui se ne sono aggiunte altrettanti per il Consiglio dei ministri, conta ben 50 articoli suddivisi in due parti. Il valore è pari a 14 miliardi. La maggior parte di questi soldi è destinata alle “Disposizioni in materia di energia e impresa” (Parte prima, 30 articoli) e prevede il bonus sociale per luce e gas, l’aumento del credito d’imposta per le imprese, autotrasportatori, aziende energivore (ad alto consumo) e tutta una serie di semplificazioni per costruire/allestire rigassificatori, impianti eolici e fotovoltaici. Una gigantesca autostrada per il settore delle rinnovabili visto che il 90 per cento dei progetti è fermo nei cassetti di ministero della Transizione ecologica e delle sovrintendenze.

La Via (valutazione di impatto ambientale) vengono in pratica autorizzate in tempi brevissimi. Se si tratta di rinnovi, non vengono neppure richiesti. Uno dei nodi è stato decidere come distribuire il sostegno alla famiglie. In alternativa al bonus sociale per le famiglie con Isee fino a 25 mila euro, il Pd aveva chiesto il taglio del cuneo fiscale come già è stato fatto nella legge di bilancio. Ma per fare una norma di peso, servirebbero troppi soldi. Da qui la decisione – la prima scelta del governo – di distribuire un bonus sociale. Le prime stime parlano di 2-300 euro a famiglia. Il bonus sarà retroattivo perché eventuali pagamenti di somme eccedenti sarà automaticamente compensato in bolletta una volta presentata l’Isee.

Ulteriore tassazione per imprese settore energia
Almeno 6 miliardi dei 14 arriveranno dal settore energia. La tassazione sugli extraprofitti delle grandi compagnie energetiche dovrebbe salire dal 10 al 15%. Nel primo decreto aiuti il governo aveva così recuperato quattro miliardi (su 40 di fatturato stellare del comparto). Parte di questi soldi (200 milioni) andranno nello speciale “Fondo per le imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina”. Ad esempio il comparto calzaturiero e pelletteria. L’erogazione dovrebbe essere a fondo perduto una volta dimostrato di aver perso fatturato per le sanzioni alla Russia.

La seconda parte del decreto contiene misure in “Materia di politiche sociali, accoglienza e finanziarie”. Soldi per l’accoglienza dei profughi e per i Comuni (600 milioni) per raggiungere gli obiettivi del Pnrr. Alla fine, a ben vedere, una vera e propria “manovra di maggio”. Draghi, i ministri Franco e Orlando e il sottosegretario Garofoli hanno iniziato la conferenza stampa alle 20. Sembrano tutti contenti e soddisfatti, a sinistra come nella Lega. Se fosse così, è un mezzo miracolo. Le prossime ore, e la lettura attenta dei 50 articoli con relativa copertura, diranno se è tutto vero.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.