Le nuove norme per le navi umanitarie
Cosa prevede il nuovo codice di condotta per le Ong, il governo prepara percorso a ostacoli
Dopo le festività natalizie il Governo è pronto a varare un provvedimento normativo che contenga un codice di comportamento che le ong dovranno rispettare. Lo va ripetendo il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Due giorni fa aveva annunciato: “Per le ong stiamo pensando alla ridefinizione di un quadro di regole, si è parlato molto di codice di condotta. Pensiamo a qualcosa che possa trovare ingresso in una normativa di settore ma è una questione molto tecnica”. Poi ieri in un colloquio sul Foglio ha ribadito: “Non c’è, da parte del governo, alcun tentativo di criminalizzare queste organizzazioni. Nel prossimo codice di comportamento, che contiamo di definire nelle prossime settimane, abbiamo l’ambizione di procedere a rafforzare le sanzioni amministrative anziché perseguire la via penale. Una gradualità che arriva fino al sequestro”.
L’obiettivo primario è distinguere tra missioni di salvataggio non concordate (cui l’Italia sarà disponibile ad assegnare un porto, se sarà quello più vicino) e ricerca di migranti traghettati dai trafficanti. “Nell’annosa questione che esiste tra cos’è la missione di salvataggio e che cosa sono le ricerche sistematiche di persone che partono sotto l’iniziativa dei trafficanti – ha detto il Ministro a SkyTg24 – vogliamo mettere delle regole che possano creare elementi chiari di distinzione, alla cui violazione possono seguire meccanismi sanzionatori. Stiamo lavorando perché questo tipo di regolamentazione possa trovare una nuova edizione in un provvedimento normativo che ci riproponiamo di adottare quanto prima”. Secondo Piantedosi, infatti, “molte volte il comportamento di alcune organizzazioni non governative sembra essere improntato più che a effettuare veri e propri salvataggi a un’azione preordinata a portare solo in Italia i migranti che partono dalla Libia e da altri Paesi”.
Ma quali sarebbero queste regole di comportamento? La principale prevedrebbe che le navi umanitarie delle ong che effettueranno soccorsi nel Mar Mediterraneo dovranno chiedere il porto sicuro, portare a terra le persone subito dopo ogni intervento e non rimanere in zona Sar (Search and Rescue), aspettando altre eventuali imbarcazioni di migranti. Dunque costi maggiori di carburante e tempi più lunghi lontani dalle zone Sar. Non saranno più permessi i trasbordi da una nave umanitaria all’altra. Ciò avviene frequentemente nel momento in cui ad effettuare gli interventi di salvataggio sono imbarcazioni piccole e non sufficientemente attrezzate. Come rivelato da Repubblica le ong che non rispetteranno queste regole e chiederanno un porto sicuro dopo giorni non saranno accolte. Se poi dovessero entrare ugualmente in acque italiane, saranno soggette a sanzioni proprio per la violazione del codice di comportamento. Dunque ci si sposterà dal piano penale a quello amministrativo, di competenza dei prefetti, che potranno immediatamente firmare multe e disporre addirittura sequestri o confische delle navi. Nel provvedimento di inizio 2023 poi saranno previste misure per accelerare i rimpatri e norme più stringenti per la concessione della protezione internazionale.
Oggi nel frattempo il responsabile del Presidio territoriale di emergenza di Lampedusa effettuerà l’ispezione cadaverica su Rokia, la bimba che aveva meno di tre anni, morta due giorni fa al Poliambulatorio dopo che la barca su cui viaggiava si è ribaltata ed è affondata a 10 miglia dalla costa. Sulla vicenda la Procura ha aperto un’inchiesta, a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. Sempre da Lampedusa si è fatto sentire sul tema il vice premier Matteo Salvini che stava incontrando le forze dell’ordine e militari che si occupano dei soccorsi in mare: “Bisogna rivedere le norme nate in passato. Qui siamo di fronte a un traffico organizzato su cui ci sono inchieste in corso. Le vittime sono alla fine i migranti. Che valgono in base all’età e alla nazionalità”. Ieri, invece, Caminando Fronteras, ong specializzata in migrazioni verso il Paese iberico, ha reso noto un rapporto secondo cui negli ultimi cinque anni, almeno 11.286 persone sono risultate morte o disperse mentre tentavano di raggiungere la Spagna lungo rotte migratorie.
© Riproduzione riservata