Credevano fossero idee...
Cosa resta del M5S a 5 anni dalla scomparsa di Casaleggio: guerra tra correnti e 450mila euro spariti
Triste e solitaria ricorrenza. Cinque anni fa moriva Gianroberto Casaleggio, dalle piazze saliva il coro “onestà-onestà” e due anni dopo il Movimento faceva cappotto alle politiche con il 33 per cento dei consensi. Cinque anni dopo, ieri, di tutto questo restano tre correnti e un Movimento ancora senza leader. O meglio, il leader ci sarebbe e si chiama Giuseppe Conte e però di fronte a tanto caos temporeggia, prende tempo e mette le mani avanti: «Sono l’ultimo arrivato, ci sono questioni pregresse che dovete risolvere voi». Due soprattutto: che fare con la piattaforma Rousseau che del Movimento è il motore e con il suo proprietario Davide Casaleggio che chiede agli eletti di avere ben 450 mila euro di versamenti pattuiti e mai versati. Quindi cari ragazzi e ragazze e attivisti, arrangiatevi un po’. Ci rivediamo quando vi siete chiariti.
«E bravo Conte – ha il coraggio di uscire allo scoperto Raffaela Dieni, membro del Copasir intervistata dall’agenzia Adnkronos – lui ascolta e prende appunti ma intanto le amministrative si avvicinano e noi non siamo pronti». Peggio, aggiunge un altro deputato 5 Stelle che ricopre una carica importante, «qui fuori da Montecitorio la gente è in piazza disperata, si scontra con la polizia, si tirano bombe carta e noi siano attaccati a Zoom a dibattere non è ben chiaro su cosa e c’è chi presenta la proposta di legge sulla cittadinanza digitale in memoria di Casaleggio». Il deputato si mette le mani tra i capelli e si dilegua nei corridoi vuoti della Camera. «Se Conte non si sbriga qui ci ritrova metà gruppo…».
Triste e solitario finale. Meglio dire “parziale” di partita. Cinque anni dopo del Movimento che doveva aprire il “palazzo” come una scatoletta di tonno rimane la proposta di un partito e l’ipotesi di un leader. Senza programma né identità. Quel che è peggio senza regole. Soprattutto con ben tre correnti organizzate. Che sono l’unica cosa chiara che ha detto Conte nelle assemblee con deputati e senatori: «No alle correnti». Un po’ come ha fatto Enrico Letta appena ha preso in mano il timone del Pd e che ha proposto la nomina di Arnold Schwarzenegger per la loro gestione. Ma la battuta è stato un boomerang.
Una corrente è certamente quella di Davide Casaleggio. Il Manifesto di “Controcorrente” campeggia da giorni sulla home page del Blog delle stelle. Si leggono cose di questo tipo: «Per tornare a volare alto dobbiamo anteporre le idee alle persone, le riforme alle poltrone, l’esempio personale al cambiamento che vogliamo vedere negli altri. Per tornare a volare alto non dobbiamo accomodarci sulle seggioline della tifoseria della politica, sventolando le bandiere di destra contro sinistra, opposizionisti contro governisti, nordisti contro sudisti». Casaleggio jr ormai è in rotta di collisione su tutto con Conte, Di Maio, Crimi. Punta il dito contro i parlamentari: «I loro mancati versamenti (circa 450 mila euro, ndr) stanno mettendo a rischio questo progetto civico». E li accusa di non voler più uscire dal palazzo che dovevano riformare e che invece ha riformato loro.
«Mi attaccano – dice Casaleggio – perché vogliono la deroga sui due mandati (con la quale molti di coloro in Parlamento non potrebbero più essere candidati a cominciare da Di Maio, ndr)». Ci sono di mezzo soldi, tanti, ben 450 mila euro, le quote che ciascun eletto (3.600 euro l’anno a testa) avrebbe dovuto versare alla Fondazione Rousseau, motore dell’attività politica, e che da un anno una sessantina di parlamentari non versano più. Ma dividere Rousseau dal Movimento è tecnicamente e legalmente quasi impossibile. A meno che non si voglia fondare un contenitore del tutto diverso. Con Casaleggio ci sono Alessandro Di Battista, la sindaca Virginia Raggi che tenta il bis, il senatore Elio Lannutti che in memoria di Casaleggio ieri ha scritto: «Quella canne al vento senza storia, memoria e gratitudine». Le canne al vento sarebbero i suoi colleghi. Solo che ieri, prima giornata di lavori dedicata a Sum#5, la kermesse della memoria ma anche del rilancio, c’erano solo duecento persone collegate. Un po’ pochine se si pensa ai grandi numeri di un passato molto recente.
Tra i relatori solo Grillo, Raggi, Di Battista. Pochissimi i big. Da seguire la partecipazione di Antonio Di Pietro. Senatori estromessi dal M5s come Morra e Lezzi hanno dato comunque voluto dare il loro contributo. Il divorzio è già in atto. Resta solo da capire se sarà consensuale o giudiziario. Oltre al Manifesto, Controcorrente avrebbe anche uno zoccolo duro di militanti: “400 tenaci cittadini che hanno partecipato al percorso di formazione della Rousseau Open Academy per diventare Ambasciatori della Partecipazione digitale, cioè della democrazia diretta e partecipata direttamente dal territorio”. Tra i parlamentari è difficile dire quanti siano rimasti fedeli a quel modello di Movimento. Di sicuro non chi è stato al governo in questi anni. Con rare eccezioni: Alberto Airola e Carmen Di Lauro.
Un’altra corrente, già strutturata e avanti nell’organizzazione è quella di Parole Guerriere. Tra i fondatori conta ben due sottosegretari, Carlo Sibilia e Danila Nesci. Hanno già un simbolo (Italia Più 2050, in campo verde e senza stelle), un manifesto in dieci punti dalle politiche green alla lotta alle diseguaglianze e un tesoriere, Lorenzo Chieppa, commercialista. Transizione ecologica, solidarietà, formazione politica alcuni dei punti del programma. La chiamano “la nostra mano tesa per ripartire e ritrovare la nostra strada”. E considera “esaurito” il rapporto con Rousseau. Di sicuro, in questo momento di caos è il progetto più strutturato e che sta trovando adesioni a destra e a sinistra (hanno firmato più di 40 parlamentari) ma anche nella società civile.
“Italia Più 2050” è stata la prima corrente ad uscire allo scoperto. Ancora prima di “Controcorrente” di Casaleggio. Per rompere l’inerzia del post Conte 2. L’ultima è di pochi giorni fa: si chiama “Innovare” e raccoglie i più giovani, tutti al primo mandato, per lo più ostili alla deroga al secondo mandato, hanno già saputo mettersi in mostra in questa legislatura. Aderiscono circa 30 eletti, tra questi Maria Pallini, Luca Carabetta, Davide Zanichelli, Giovanni Currò. Oltre al tema del numero dei mandati che poi, in tempi di parlamentari tagliati e consenso dimezzato, significa prima di tutto chance di riconferma, a dividere “Italia Più 2050” e “Innovare” c’è la questione dei rapporti con Rousseau. «Per noi le regole sono quelle votate dagli iscritti l’ultima volta su Rousseau. Noi parliamo di temi, non ci interessano le poltrone. Abbiamo un buon rapporto con Rousseau. Vogliamo mantenerci ancorati ai principi che hanno reso il M5S la prima forza politica in Italia» ha spiegato Giovanni Currò, tra i promotori di “Innovare” che fanno dell’innovazione la cura per tirare fuori il paese dalla palude e dalla crisi.
Luca Carabetta, uno dei giovani più promettenti, ci tiene a precisare che “Innovare” non è una corrente. «Assieme a diversi del primo mandato ci siamo trovati con l’idea di fare una serie di eventi pubblici per raccontare le nostre proposte, incontrare persone al di fuori del Movimento e discutere di temi di attualità. Io ho tenuto uno di questi incontri su temi legati all’innovazione tecnologica». Insomma, un gruppo di parlamentari che lavora sui temi e organizza incontri sul futuro e l’innovazione.
I gruppi parlamentari sono in fermento. Ma il Movimento è fermo. Lamentano l’inerzia di Conte. Temono di non essere pronti per le amministrative. Qualcuno sospetta che l’ex premier rinvii la vera discesa in campo «a quando saranno più chiari i tempi della legislatura». Per non bruciarsi prima. «Se aspetta un altro po’ – sorride amaro un deputato – qui non ci trova più nulla». Qui sarebbero i gruppi parlamentari.
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