Il terremoto nella società
Cosa rischia la Juventus: le dimissioni del cda e di Andrea Agnelli dopo l’inchiesta su plusvalenze e stipendi
L’inchiesta si chiama Prisma, guidata dal pool di magistrati composto dai sostituti procuratori Ciro Santoriello, Mario Bendoni e dal procuratore aggiunto Marco Gianolio. La Juventus ha annunciato ieri sera le dimissioni di nove membri del suo consiglio di amministrazione in seguito alle indagini per le cosiddette “plusvalenze false” e altre presunte irregolarità nel pagamento degli stipendi dei calciatori e nei bilanci societari che hanno coinvolto i vertici della società. A dimettersi anche il Presidente Andrea Agnelli e il vicepresidente Pavel Nedved.
Un vero e proprio terremoto che chiude un’era definita dall’ex Presidente (sarà sostituito da Gianluca Ferrero) di “risultati eccezionali”. Gli inquirenti ipotizzano i reati di: false comunicazioni sociali (art. 2622 cc), ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (art. 2638 cc), manipolazione del mercato (art. 185 D.Lgs 58/1998) e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art.2 D.Lgs 74/2000). La Procura di Torino aveva dichiarato conclusa l’indagine lo scorso 24 ottobre, gli atti sono arrivati in Procura due giorni fa. Entro la fine dell’anno potrebbe arrivare la richiesta il rinvio a giudizio per gli indagati.
I reati
Per il reato di falso in bilancio, art.2622, la pena è la “reclusione da tre a otto anni”; per quello di manipolazione del mercato, art. 185 D.Lgs. n. 58/1998, la “reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a euro cinque milioni”; per il reato di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza (art. 2638 cc) “reclusione da uno a quattro anni”; per quello di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, (art.2 D.Lgs 74/2000) la “reclusione da quattro a otto anni”.
Il presidente Agnelli, il vice presidente Nedved e l’ex direttore sportivo Paratici sono indagati per tutte e 4 le fattispecie di reato mentre l’amministratore delegato Arrivabene è indagato per il reato di falso in bilancio relativo agli anni 2019, 2020 e 2021 (essendo parte del cda prima di diventare amministratore delegato il 30 giugno 2021) e per manipolazione del mercato e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza ma solo per l’anno 2021.
Secondo gli inquirenti emerge una notevole differenza nei bilanci degli anni 2019, 2020 e 2021 tra i risultati che sarebbero dovuti essere contabilizzati e quelli messi a bilancio come riporta SkySport. Il reato di manipolazione del mercato, per aver diffuso “notizie false ponendo in essere operazioni simulate o altri artifizi concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari”, proviene dal caso degli stipendi ridotti durante l’esplosione della primissima fase della pandemia coronavirus.
Il caso stipendi
Primavera 2020, il 28 marzo la società annunciava l’accordo con i calciatori e lo staff tecnico della prima squadra: “L’intesa prevede la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. Nelle prossime settimane saranno perfezionati gli accordi individuali con i tesserati, come richiesto dalle normative vigenti. Gli effetti economici e finanziari derivanti dall’intesa raggiunta sono positivi per circa euro 90 milioni sull’esercizio 2019/2020”. I magistrati citano espressamente il comunicato e considerano che quella nota prevedeva che quattro mensilità non sarebbero state pagate. Gli inquirenti ritengono invece che i calciatori avrebbero rinunciato a una sola mensilità. Il reato è ipotizzato a carico di Agnelli, Nedved, Paratici, dell’avvocato Gabasio e Re (ex responsabile area finanza).
La gamma delle sanzioni è varia per quanto riguarda le violazioni in materia gestionale ed economica stando all’art. 31 del codice di giustizia sportiva. Dall’ammenda con diffida nei casi di mancata produzione, alterazione o falsificazione materiale ed ideologica o anche parziale dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva e Covisoc (comma 1) alle penalizzazioni (comma 2) – nel caso in cui la società conseguito l’iscrizione al campionato tramite falsificazione dei documenti contabili – di punti in classifica fino alla retrocessione all’ultimo posto della classifica e all’esclusione dal campionato di competenza con assegnazione da parte del Consiglio Federale a uno dei campionati di categoria inferiore.
Il caso plusvalenze
La Corte Federale d’Appello lo scorso maggio aveva prosciolto gli undici club e le 61 persone fra dirigenti e amministratori coinvolti – tra cui Fabio Paratici, Federico Cherubini, Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene – sotto accusa per il caso plusvalenze. Il Procuratore generale Giuseppe Chinè dovrà esaminare gli atti e valutare se esistono gli estremi per la procedura di revoca della sentenza della Corte Federale d’Appello e la riapertura delle indagini. Gli unici club finora sanzionati per le plusvalenze sono stati Chievo e Cesena: tre punti di penalizzazione al club veronese mentre quello bianconero fallì prima del giudizio. Ed era successo perché nelle indagini emersero intercettazioni e altri elementi. Il primo filone si era chiuso dunque con l’assoluzione di Agnelli, Paratici, Arrivabene, Nedved, Cherubini e Cda bianconero all’epoca dei fatti (tra il 2019 e il 2021) perché si era ritenuto impossibile fissare il valore reale di un giocatore, come da valenza probatoria in aula. Qualora dovessero emergere elementi a documentare l’illecito il processo potrebbe essere riaperto davanti alla Corte Federale.
La Gazzetta dello Sport scrive che il caso degli stipendi potrebbe determinare l’apertura di un fascicolo ex novo e il filone potrebbe essere riconosciuto come elemento della prima indagine e portata avanti eventualmente in un’unica inchiesta in Corte Federale. L’aggiunto Gianolio aveva indagato la Juventus nel 2006 per falso in bilancio, una delle ipotesi di reato contestato. Per ricostruire i flussi finanziari la Procura si è avvalsa della collaborazione del commercialista Enrico Stasi che già nel 2006 aveva lavorato a quell’inchiesta.
© Riproduzione riservata