Il vero campo di battaglia delle elezioni presidenziali americane sono i cosiddetti “Swing States”. Se alcuni Stati sono tradizionalmente schierati con il candidato repubblicano mentre altri rappresentato una roccaforte per il candidato democratico, gli “Swing States” non sono né rossi né blu, i colori dei due grandi partiti americani: sono viola, considerati in bilico tra i due contendenti, e per questo “swing”: oscillanti.

Primo aspetto da chiarire: gli “Swing States” non sono sempre gli stessi. E questo si deve ai cambiamenti demografici e geografici dell’elettorato negli anni. Di solito vengono indicati come quelli dove il margine di vittoria del presidente in carica, alle ultime elezioni, è stato pari o inferiore al 5%, e quindi molto scarso e incerto. L’Ohio e la Florida vengono considerati praticamente da sempre degli stati “viola”. Alla prossima tornata, quella tra Donald Trump e Joe Biden – si vota il 3 novembre – sono considerati “swing” Arizona, Florida, Georgia, Maine, Michigan, Minnesota, Nebraska, Nevada, New Hampshire, North Carolina, Ohio, Penssylvania, Wisconsin e Texas.

Alle ultime elezioni Trump conquistò 11 degli Stati in bilico. E nonostante Hillary Clinton avesse conquistato quasi tre milioni di voti in più nel voto popolare, il sistema maggioritario degli USA aveva consegnato più Grandi Elettori e quindi la vittoria al tycoon – per vincere si devono conquistare 270 dei 538 Grandi Elettori. Non sempre tutti i commentatori concordano su quali sono gli “swing”. Osservati speciali a questa tornata gli Stati definiti da Washington Post come “Big Four”: Pennsylvania, Michigan, Wisconsin e Florida. Perché considerati dei bottini di Grandi Elettori e perché nel 2016 passarono dai democratici a Trump.

Oltre 80 milioni di americani hanno già votato in anticipo, più di 50 milioni per posta, molti più delle elezioni precedenti. I sondaggi hanno costantemente dato un vantaggio piuttosto consistente allo sfidante democratico, ex vice del presidente Barack Obama, Joe Biden. Trump ha però già dimostrato una volta di poter ribaltare ogni previsione. Il presidente ha sempre evocato il rischio brogli per il voto postale: anche se secondo uno studio del 2017 del Brennan Center for Justice il tasso di brogli al voto negli Stati Uniti è compreso tra lo 0,00004% e lo 0,0009%. Inizialmente il voto postale potrebbe favorire quindi Biden. Lo spoglio comincerà in momenti diversi da Stato a Stato. Alcuni risultati arriveranno molto in ritardo e potrebbero essere rimontati. L’Ohio è considerato lo Stato “premonitore” per eccellenza: dalla Seconda Guerra Mondiale soltanto una volta non ha premiato il candidato alla fine vincente. La definizione è quella di Bellwether State, “stato indicatore”.

Redazione

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