Persi 9 miliardi di dollari
Cos’è Cancel Netflix e perché continua il boicottaggio dopo l’uscita del film ‘Cuties’

Abiti succinti, balli sensuali e pose provocatorie. Sono bastati questi elementi per montare un caso social attorno alla locandina del film Cuties (anche noto come Donne ai primi passi in Italia e Mignonnes in Francia) della regista francese Maïmouna Doucouré distribuito da Netflix. Uscito il 21 agosto, il poster di presentazione ha subito scatenato un polverone di polemiche e indignazione spingendo la società a sostituirlo e a fare ammenda sull’account ufficiale di Twitter. La pellicola francese aveva in realtà già ricevuto pesanti critiche quando era stata acclamata all’annuale festival cinematografico del Sundance Film Festival 2020, con l’invettiva di sessualizzare il corpo delle bambine.
Ma il peggio arriva il 9 settembre, data di lancio del film sulla piattaforma. Un vero e proprio boicottaggio si abbatte su Netflix, che diventa facile bersaglio di linciaggio da parte di migliaia di utenti. Il mondo dei social infatti si è scatenato, in particolar modo su Twitter con l’hashtag #cancelnetflix, incoraggiando gli utenti a disdire il loro abbonamento al servizio streaming. Proprio come accade con il caso George Floyd, l’afroamericano ucciso negli Stati Uniti che scatenò un lungo dibattito sulla cancel culture. Nello specifico a finire sotto accusa sono state le scene molto esplicite di cinque adolescenti in bikini che danzano a suon di twerking e l’età media delle attrici, che si aggira attorno agli 11 anni, rendendole facili prede di un’oggettivazione del corpo in un’età così delicata.
Nel dettaglio, alcuni utenti hanno fatto notare che la categoria in cui Netflix ha inserito il film è quella vietata ai minori di 14 anni. Un ulteriore elemento che ha scatenato a maggior ragione l’ira dei follower delusi e indignati. Mettendo così in risalto l’evidente contraddizione del film. Fatto sta che in poche ore l’hashtag ha ricevuto migliaia di consensi, diventando così uno dei temi più discussi sulla rete.
Ma tu guarda, il film #Cuties (in italiano “Donne alle prime armi”) parla di bimbe di 11 anni ipersessualizzate ma è vietato ai minori di 14.
A quale pubblico è rivolto di preciso?#CancelNetflix pic.twitter.com/xcaQjhFY9u— Roger Halsted 🇪🇺=🇨🇳=💩 #iovotoNO (@RogerHalsted) September 11, 2020
Sdoganare la pedofilia è il loro piano. Ditemi voi cosa pensate di questo schifo! #CancelNetflix https://t.co/7ybfzgarDC
— Cesare Camboni 🇮🇹 (@CesareCamboni) September 11, 2020
Lo sdegno che ha travolto Netflix si è in realtà allargato fino all’intera società di Reed Hastings attraverso una petizione su Change.org che ha raccolto più di 700 mila firme. La finalità della petizione è quella di invitare i clienti di Netflix a cancellare i loro abbonamenti perché Cuties e altri contenuti del servizio streaming inneggerebbero “alla pedofilia, all’ipersessualizzazione di minori e alla pornografia minorile”. La bufera che si è abbattuta su Netflix ha fatto sì che la quotazione della società in borsa calasse di ben 9 miliardi in un solo giorno.
#CancelNetflix is not just a hashtag. pic.twitter.com/BnbxR6j2Nk
— Catturd ™ (@catturd2) September 10, 2020
LA TRAMA – La commedia francese racconta la storia della piccola Amy, una ragazzina senegalese di 11 anni che vive a Parigi con la mamma e i due fratelli minori. Con la sua tenacia riesce nell’obiettivo di unirsi al gruppo di danza della scuola soprannominata ‘cuties’, appunto, di cui fanno parte le sue coetanee Angelica, Coumba, Jess e Yasmine. L’accettazione nel corpo di ballo fa sì che la ragazzina prenda sempre più confidenza con la sua femminilità, entrando però in conflitto con una famiglia dai valori tradizionali musulmani. Amy, infatti, deve fare quotidianamente i conti con una cultura familiare che non rispecchia quella della società che la circonda.
Per non sentirsi un pesce fuor d’acqua, o per meglio dire una “sfigata”, Amy comincia a fare di tutto per uniformarsi a loro, adottando il loro stile di moda e di vita. Inizia così a vestirsi come loro, ad assumere i loro stessi atteggiamenti diventando anche più sfacciata delle altre ‘cuties’. Questa ‘liberazione’ dai dogmi imposti dalla tradizionale cultura della propria famiglia le permette di sentirsi accettata all’interno di un contesto occidentale spesso ingombrante.
ACCUSE E DIFESE – “Ho ricevuto moltissimi attacchi alla mia persona da parte di chi non aveva neanche visto il film credendo che io avessi realizzato un film a favore dell’ipersessualizzazione delle bambine. Ho ricevuto numerose minacce di morte a riguardo”. Queste sono le parole della regista di Cuties subito dopo l’uscita della locandina della pellicola. Il boicottaggio alla piattaforma Netflix, dunque, è solo l’ultima delle forti reazioni che il film ha provocato. La Doucouré ha spesso sottolineato come attraverso questa storia cinematografica volesse in realtà narrare un racconto di formazione, che denunciasse la pressione che le giovani adolescenti subiscono all’interno di una società sempre più social e patinata, costellata di modelli e stereotipi esasperati.
Netflix stesso è sceso in campo per difendere il film affermando che “Cuties è una critica sociale della sessualizzazione delle bambine. È un film vincitore di premi che narra una storia potente sulla pressione che le giovani ragazze affrontano sui social network e più in generale dalla società man mano che crescono. Invitiamo tutte le persone interessate a questi argomenti a guardare il film”. A fare da eco alla società ci ha pensato la stampa americana con in testa The New Yorker, che sottoscrive quanto la storia di Amy rispecchi in realtà quella di ogni adolescente rimasto solo nel periodo della pubertà e della formazione. La pellicola, si legge, “esprime la mancanza di un discorso ragionevole sul sesso e sulla sessualità, sul potere e il desiderio”, denunciando il tabù di un argomento che invece va trattato a fondo soprattutto per plasmare l’identità ancora non costituita di adolescenti spesso ghettizzati o isolati. Come nel caso di Amy che, in quanto senegalese, cerca ogni modo possibile di omologarsi e di sentirsi accettata.
Dunque, se da un lato tutto il mondo della rete e dello streaming sta combattendo una battaglia contro il film e la piattaforma Netflix, dall’altro troviamo molti difensori della pellicola come chiaro atto di denuncia nei confronti di quella che è una situazione sempre più fuori controllo tra gli adolescenti. Le scene esplicite e i balli quasi osceni sono un esposto consapevole dei problemi legati alla crescita e di quanto sia fragile e malleabile la personalità di una ragazzina che acquisisce autostima e sicurezza a suon di like. Petizioni o meno, il film voleva destare scalpore e testimoniare una realtà che forse in pochi fanno fatica ancora ad accettare che esista. E non solo in un film.
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