Dopo tre giorni di tempesta, un timido sole si è affacciato sulle piazze borsistiche europee. Nella giornata di martedì 8 aprile, i principali listini occidentali hanno svoltato verso il positivo. Milano, Parigi, Francoforte e Londra hanno avuto un minimo comune denominatore: il rimbalzo dopo il crollo iniziato la scorsa settimana e proseguito lunedì.

Diversi sono i motivi che hanno consentito agli operatori di tornare ad “acquistare” sui mercati finanziari. Anzitutto una questione tecnica: dopo tre sedute di profonde perdite, i listini provano ad assestarsi e a virare sul positivo. Questo andamento è certificato dalle serie storiche. Per il momento, dunque, non trionfa l’isteria ma una sorta di “sangue freddo” da parte degli investitori. Resta comunque una svolta importante: le varie borse hanno svoltato verso il mercato “bear”, la metafora per indicare la prudenza e la poca voglia di rischiare. Un altro elemento positivo è l’avvio di una trattativa tra il Giappone e gli Stati Uniti proprio sui dazi. L’inizio repentino fa ben sperare per una risoluzione complessiva delle criticità emerse anche nei confronti degli altri Paesi a cui la Casa Bianca ha imposto pesanti dazi. Ulteriore causa di “rasserenamento” l’intervento delle autorità cinesi sui mercati orientali a “tutela delle azioni” affinché i mercati si stabilizzino.

Criticità

Secondo molti analisti, però, la volatilità resta alta semplicemente perché gli investitori ancora non hanno capito che approdo potrà avere la crisi innescata dalla guerra commerciale. Molti temono uno sbocco reale verso la recessione; altri, invece, si augurano un approccio razionale che eviti l’incubo della stagflazione. Pechino, intanto, non molla la presa e non si lascia “intimidire” dalle dichiarazioni di Trump. Il portavoce del ministro degli esteri, Lin Jian, è molto duro in una conferenza stampa: “La Cina esprime una forte condanna e si oppone fermamente ai dazi”, che portano a una “guerra commerciale che nessuno può vincere”. E ha insistito: “I cinesi non provocano e non temono conflitti; fare pressioni, minacce o ricatti non rappresenta il modo corretto di relazionarsi con la Cina. La nostra nazione adotterà le misure necessarie per difendere con decisione i propri diritti e interessi legittimi. Se gli Stati Uniti, ignorando gli interessi della Cina e di tutta la comunità internazionale, insisteranno nel proseguire la guerra commerciale, la Cina l’affronterà fino in fondo”.

Il bazooka dell’Europa

Più conciliante l’Unione Europea che continua a premere per negoziato proponendo un azzeramento dei dazi reciproci sui prodotti industriali. Allo stesso tempo, però, un portavoce della Commissione fa sapere che “L’Europa ha il bazooka pronto ad essere usato ma preferisce tenere aperta la linea del dialogo”. Il “bazooka” consiste in una serie di misure anti coercizione economica che consentono al vecchio Continente di reagire con forza ad ogni condizionamento esterno. In modo particolare, Bruxelles potrebbe intervenire per tassare pesantemente i servizi digitali e le imprese terziari che esportano verso l’Unione. Per il momento, però, è solo una opzione.

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