È arrivato anche in Italia l’allarme per la diffusione ‘anomala’ della malattia di Kawasaki. La sindrome, una vasculite che colpisce i bambini sotto i 10 anni (soprattutto sotto i cinque) e la cui causa è ancora ignota dopo la scoperta avvenuta circa 50 anni fa, ha visto moltiplicare i suoi numeri “in particolar modo nelle zone del paese più colpite dall’epidemia da Sars-Cov-2”, come sottolinea Angelo Ravelli, segretario del gruppo di studio di Reumatologia della Società Italiana di Pediatria.

Il primo caso dell’infiammazione dei vasi sanguigni nota appunto come malattia di Kawasaki sarebbe stato riscontrato all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo lo scorso 21 marzo, ma nel giro di poche settimane è stata diagnosticata ad altri 20 bambini, con i pediatri del nosocomio lombardo che lanciano l’allarme parlando di possibile correlazione col Coronavirus.

Come spiegato da Lucio Verdoni, reumatologo pediatra del Giovanni XXII di Bergamo al Corriere della Sera, “negli ultimi due mesi ci siamo accorti che giungevano al pronto soccorso pediatrico diversi bambini che presentavano una malattia nota come Malattia di Kawasaki. In un mese il numero dei casi ha eguagliato quelli visti nei tre anni precedenti”.

Per i pediatri italiani “non è chiaro se il virus Sars-Cov-2 sia direttamente coinvolto nello sviluppo di questi casi di malattia di Kawasaki o se le forme che si stanno osservando rappresentino una patologia sistemica con caratteristiche simili a quelle della malattia di Kawasaki, ma secondaria all’infezione. Ciò nonostante, l’elevata incidenza di queste forme in zone ad alta endemia di infezione da Sars-Cov-2 (Lombardia, Piemonte e Liguria) e l’associazione con la positività dei tamponi o della sierologia, suggerisce che l’associazione non sia casuale”.

L’allarme sulla malattia di Kawasaki si era diffuso nelle scorse settimane soprattuto in Gran Bretagna, dove il ministro della Salute Matt Hancock ha fatto intendere in una intervista alla radio Lbc che alcuni bambini in Regno Unito siano già morti per la sindrome, che con le complicanze peggiori può portare all’infiammazione l’infiammazione delle arterie del cuore e dilatazioni aneurismatiche permanenti delle coronarie.

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