Il Covid è stato la prima malattia X, ovvero la prima malattia ipotizzata e relativa ad alcune condizioni infettive, sconosciute al momento della previsione, che possono essere in grado di causare una epidemia o una pandemia proprio come è capitato ad inizio 2020. Della malattia X se ne è parlato nelle scorse ore al World Economic Forum a Davos dove il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus non ha escluso che un altro Covid-19 ci sarà ancora.

Un agente patogeno con potenziale pandemico, questo è in sostanza la malattia X, che venne già ipotizzato dall’Oms nel 2017, tre anni prima della pandemia Covid. Quella della malattia X, infatti, “non è un’idea nuova”, ha chiarito il direttore generale. “Abbiamo usato la terminologia la prima volta nel 2018. Tutti gli anni l’Oms stila una lista delle malattie emergenti. Abbiamo inserito Mers, Zika, Ebola. Ma abbiamo detto anche che ci sono cose che potrebbero succedere e oggi non conosciamo”, ha aggiunto Tedros. Tedros ha inoltre chiarito che da tempo l’Oms ripete che il verificarsi di una pandemia “è una questione di quando e non di se”. “Se lo diciamo – ha concluso – non è per creare il panico ma per prepararsi”.

Secondo infatti i circa 300 scienziati radunati dall’Oms nei mesi scorsi, una futura patologia infettiva potrebbe causare 20 volte più decessi del Covid. “Dobbiamo avere un piano per una futura e sconosciuta ‘Malattia X’, di cui parliamo da tanti anni. Il Covid – continua Tedros Adhanom Ghebreyesus – è stata la prima Malattia X, ma può riaccadere e dobbiamo essere in grado di anticipare e preparaci a questo. Avere un sistema di allerta precoce, saper espandere velocemente i sistemi sanitari e investire di più nelle cure primarie”. “Il tempo di prepararsi alla nuova pandemia è adesso, non quando arriva”, ha ribadito Tedros su X al termine dell’intervento.

Niente di nuovo per Giovanni Rezza, epidemiologo e professore straordinario di Igiene presso l’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Che un altro evento pandemico possa prima o poi manifestarsi è nelle cose – sottolinea -. È risaputo. Abbiamo superato il Covid ma questo non significa che non avremo più pandemie. Prima o poi è possibile che se ne manifesti una nuova. Quando non lo sappiamo. Potrebbe essere tra un mese, un anno, tra 10 anni, tra 50”. “Le parole di Tedros a Davos – aggiunge – in un certo senso non esprimono nulla di nuovo. È successo tre volte durante il secolo scorso col virus influenzale, ricordiamo la Spagnola, l’Asiatica e l’Hong Kong. Abbiamo avuto in questo secolo un evento pandemico rappresentato dall’H1n1 nel 2009, abbiamo scongiurato anche un’epidemia con la Sars nel 2002-2003, fermata in tempo grazie agli sforzi dell’Oms e della comunità internazionale, e abbiamo avuto il Covid”.

A poche ore dalla parole del direttore generale dell’Oms, arriva una indiscrezione del Wall Street Journal, secondo cui la Cina isolò il virus 15 giorni prima dell’annuncio. Secondo il quotidiano americano, i ricercatori cinesi isolarono e mapparono il virus del Covid-19 alla fine di dicembre 2019, almeno due settimane prima che Pechino ne rivelasse al mondo i dettagli. E’ quanto emerge da documenti del ministero della Salute statunitense che sono all’esasme di una commissione della Camera dei Rappresentanti e sono stati visionati dal Wall Street Journal. I documenti mostrano che un ricercatore cinese a Pechino ha caricato una sequenza quasi completa della struttura del virus in un database gestito dal governo degli Stati Uniti il 28 dicembre 2019. All’epoca i funzionari cinesi descrivevano ancora pubblicamente l’epidemia a Wuhan, in Cina, come una polmonite virale “di causa sconosciuta” e dovevano ancora chiudere il famigerato mercato di Huanan, luogo di uno dei primi focolai di Covid-1

 

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