Fin ora i dati hanno dimostrato che i bambini e i ragazzi tra i 12 e i 18 anni si ammalano poco di Covid e raramente in forma grave. In Italia sono stati fin ora 28 i casi mortali di Covid e qualcuno tra gli adolescenti è finito in terapia intensiva per una infiammazione multi-sistemica che coinvolge tutto l’organismo. All’inizio questo particolare manifestazione di infiammazione conseguente l’infezione da Sars –Cov-2 era definita “simil Kawasaki” per le similitudini con la malattia rara. Ma ormai questa particolare infiammazione ha un nome: Sindrome infiammatoria multisistemica (Mis-C, acronimo inglese per Multisystem inflammatory syndrome – Covid) in età pediatrica.

Quali sono i sintomi della Mis-C?

Il sospetto potrebbe venire osservando alcuni particolari sintomi nei bambini e ragazzi che hanno contratto il Covid. “Questi sono febbre elevata, segni di infiammazione sistemica evidenziati dagli esami di laboratorio (aumento dei neutrofili tra i leucociti, la Pcr elevata che è un indice di infiammazione, la linfopenia che ovviamente è tipica del Covid), con segni e sintomi di interessamento d’organo: il cuore , i polmoni, i reni”, ha spiegato al Corriere della Sera Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica università Bicocca di Milano-Bicocca, Fondazione MBBM / Ospedale San Gerardo di Monza.

“L’importante però è sapere che esiste una forma infiammatoria e che va trattata con tempestività quando la si riconosce”, aggiunge il professor Andrea Taddio, associato di Pediatria all’Università di Trieste e consigliere del Gruppo di studio di Reumatologia della Società italiana di pediatria.

Che cos’è la Mis-C?

I due docenti spiegano che all’inizio la Mis-C era associata alla malattia di Kawasaki per le caratteristiche molto simili con cui si presenta. Poi sono emerse le differenze. “La maggior parte delle malattie di Kawasaki si manifesta sotto i 5 anni. Caratteristica della Mis-C sono i bambini più grandi e il 25% dei casi registrati dai Cdc al maggio del 2021, che sono 3.742 negli Usa, è nella fascia 12-18 anni”, spiegano Taddio e Biondi.

“Secondo criterio di differenza: la Kawasaki è molto frequente nei Paesi orientali, meno da noi. Inoltre nella Mis-C non si manifesta un aumento dei linfonodi mentre nella Kawasaki è più comune la presenza di linfoadenopatie. Poi ci sono le complicanze cardiovascolari, frequenti alla diagnosi nella Mis-C. La disfunzione miocardica è presente alla diagnosi e questi quadri sono associati a severe miocarditi e pericarditi”.

“Da un punto di vista respiratorio, oltre a dei quadri aspecifici che sono tipici anche della Kawasaki , cioè congestione nasale e delle mucose, faringodinia, tosse, nella Mis-C il dolore toracico e l’insufficienza respiratoria sono molto più comuni”, risponde il professor Biondi che, su 90 casi di Covid pediatrico seguiti al San Gerardo tra novembre e aprile, ne ha avuti cinque con diagnosi di Mis-C e tutti nella fascia d’età tra 12 e 18 anni.

Come si cura la Mis-C?

“I farmaci che si usano sono essenzialmente gli steroidi e le immunoglobuline ad alte dosi, ovvero la stessa terapia utilizzata nella Kawasaki — risponde il direttore della Clinica pediatrica —. Le immunoglobuline hanno un effetto immunomodulante che, associato all’effetto immunosoppressivo del cortisone, permette di curare in tutti i casi questa malattia. Anche il ragazzo tredicenne che nel giro di 24 ore è andato in shock cardiogeno, ricoverato qui da noi, ne è uscito con questa cura”.

Poi c’è un’altra terapia ancora in studio: : “Ci siamo accorti che probabilmente nei casi più severi, aggiungere altri farmaci come l’inibitore di una citochina infiammatoria che si chiama interleuchina-1, può essere molto efficace”, spiega Andrea Taddio che assieme a un gruppo di colleghi sta scrivendo un lavoro scientifico proprio su questo argomento.

Ma per gli scienziati l’importante è agire per tempo. “La prognosi di questi casi è buona. Sostanzialmente la malattia rimane nel complesso rara ma ormai c’è un’attenzione verso questi casi, almeno in ambito pediatrico, per cui se la terapia è tempestiva guariscono praticamente tutti. Nel nostro registro c’è stato purtroppo un decesso, ma tutti gli altri sono guariti senza sostanzialmente lasciare esiti cardiaci”, dice Taddio.

Quanti casi di Mis – C ci sono stati in Italia?

Secondo il registro del gruppo di studio di reumatologia della Sociatà Italiana di pediatria dal 10 febbraio 2020 a oggi ci sono stati 239 casi. Il registro è tuttavia su base volontaria quindi è possibile che qualche caso non sia stato segnalato.

I vaccini sono utili anche contro la Mis-C?

“È vero, fortunatamente la Mis-C è un evento raro ma rappresenta la condizione più grave nel Covid in età pediatrica — sottolinea il professor Biondi —. Come ha detto il professor Mantovani, il vaccino nella fascia adolescenziale funzionerà come una sorta di cintura di sicurezza, di protezione nei confronti dell’incertezza. Quindi tutta la querelle sui vaccini tra i 12 e i 16 anni è un problema che non si pone per tre ordini di motivi: primo, è sbagliato mettere il tema in competizione con le altre fasce più a rischio, adducendo che non ci sono vaccini a sufficienza. La seconda obiezione: non siamo certi che il vaccino protegga da questo tipo di complicazione severe, ma è ragionevole pensare che lo sia perché bene o male elemento scatenante il Covid di questa risposta disimmune in alcuni soggetti suscettibili. Terzo, credo che lo percepisca anche la gente che più il virus circola, più il rischio di varianti che si possono creare aumenta e i giovani da questo punto di vista sono molto più intelligenti di quanto pensiamo . Perché se anche vaccino non vuol dire liberi tutti, vaccino vuol dire strumento di protezione in più. Si aggiungerà cioè alle protezioni che, ahimè, dovremo mantenere anche se vaccinati: mascherine, lavaggio delle mani e distanziamento”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.