La guerra in Ucraina entra in una nuova fase. Dopo un giorno di annunci, e slittamenti, questa mattina il Presidente della Russia Vladimir Putin ha tenuto un discorso in tv, proprio come lo scorso 24 febbraio in diretta aveva annunciato l’inizio dell’“operazione militare speciale” per “denazificare” e “smilitarizzare” Kiev. Un’operazione che Putin ha definito “inevitabile”. Questa volta il Presidente russo ha annunciato una mobilitazione parziale.

Perché “nella sua aggressiva politica anti-russa, l’Occidente ha superato ogni limite” e quindi Mosca userà “tutti i mezzi a nostra disposizione” e che coloro che stanno cercando di usare il ricatto nucleare contro la Russia scopriranno che le carte in tavola possono essere rivoltate contro di loro. Non sto bluffando”. Il Cremlino è convinto che l’obiettivo finale dell’Occidente è quello di “indebolire, dividere e distruggere la Russia”.

La mobilitazione parziale contempla il richiamo in servizio di tutti i riservisti, cittadini che hanno prestato il servizio militare in passato ma che sono in congedo permanente, uomini che hanno già servito nell’esercito, con esperienza di combattimento e specializzazioni militari – anche se non sempre amplissime, non approfondite. Persone che hanno altri lavori e che in tempo di pace non partecipano ad attività militari. La mobilitazione prevede il richiamo di 300mila riservisti, esclusi i militari di leva. L’obiettivo è quello di trovare nuovi uomini da mandare a combattere in Ucraina e di consolidare il controllo dei “territori liberati”, ha detto il ministro della Difesa Serghei Shoigu citato dalla Tass.

Questo nonostante Mosca abbia perso consistenti porzioni di territorio nelle ultime settimane nell’efficace controffensiva delle forze di Kiev. Putin ha confermato nel suo discorso il sostegno ai referendum per l’annessione alla Russia proclamati dai funzionari russi e filorussi delle Regioni ucraine di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia occupate militarmente dai russi. I referendum erano stati annunciati ieri dalle autorità russe e filorusse e dovrebbero tenersi tra il 23 e il 27 settembre. L’Occidente ha già chiarito che non riconoscerà le consultazioni, come successo con il referendum in Crimea nel 2014. Riconoscendo quei territori come parte della Federazione, Mosca si intesterebbe il diritto di attaccare anche con armi nucleari chi dovesse provare a riprenderli.

La mobilitazione parziale resta una via di mezzo tra l’“operazione speciale” e la mobilitazione di tutta la popolazione. La Russia non dichiara formalmente guerra, non la legge marziale, mantiene una apparente normalità e può recuperare decine di migliaia di persone da inviare al fronte. Il gesto di Mosca rappresenta comunque un ampliamento del conflitto da parte della Russia. Per l’ambasciatrice statunitense in Ucraina Bridget Brink la mobilitazione è un segno di “debolezza”. Per il ministero degli esteri britannico le dichiarazioni di Putin sono “l’ammissione del fallimento della sua invasione. Lui e il suo ministro della Difesa hanno inviato decine di migliaia di persone a morire in Ucraina, senza adeguati equipaggiamenti, e senza una leadership”.

Avatar photo

Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.