Scienze
Cos’è la “seconda ondata” di Coronavirus e perché dobbiamo preoccuparci
È il più grande timore degli esperti, un incubo che, stando a quanto filtra dalla Cina, sarebbe già realtà. È la “seconda ondata” di contagi da Covid-19, col virus che si starebbe trasmettendo nuovamente nella contea di Jia, nella provincia dell’Henan che confina a sud con quella dell’Hubei, primo epicentro della pandemia.
L’area è stata sottoposta ad isolamento, con circa 600mila persone messe in quarantena che dovranno essere in possesso di permessi speciali per uscire di casa o andare al lavoro, oltre ai controlli di rito con termoscan. Il tutto mentre nella ‘vicina’ provincia dell’Hubei si sta tornando gradualmente alla normalità.
È proprio questo l’incubo degli esperti: che l’allentamento delle misure, necessario per far ripartire economicamente i Paesi colpiti dall’epidemia di Coronavirus, faccia circolare nuovamente il virus.
Proprio la Cina sembra essere il terreno fertile per questa “seconda ondata”, dopo esser stata accusata da più parti di aver nascosto il contagio e il numero reale di decessi. Pechino infatti avrebbe un importante problema con gli infetti asintomatici, che potrebbero ancora diffondere il Covid-19 e che non sarebbero stati conteggiati come casi confermati. Già il 22 marzo scorso, il South China Morning Post parlava apertamente di 43mila persone “portatori silenziosi” del virus. E Zhong Nanshan, uno dei massimi epidemiologi cinesi impegnato nella lotta alla Sars del 2003, ha affermato la scorsa settimana in un’intervista ai media statali che ogni asintomatico può potenzialmente infettare “da 3 a 3,5 persone
Lo scetticismo sui numeri del gigante asiatico, fermo a 82mila contagi confermati e 3.300 morti, viene confermato anche dall’agenzia Bloomberg, che ha dato notizia che che per le agenzie d’intelligence statunitensi Pechino mente: sottostimerebbe deliberatamente i dati reali sui malati.
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