La Food and Drug Administration statunitense ha deciso di aggiungere al foglietto illustrativo del vaccino anti-coronavirus Johnson&Johnson un’avvertenza: possibile un lieve aumento del rischio di sviluppare la sindrome di Guillain-Barré, una rara malattia neurologica. Il sistema di monitoraggio federale ha ravvisato 100 casi “sospetti”, principalmente due settimane dopo l’iniezione del siero monodose e soprattutto negli uomini over 50. Le prove disponibili suggeriscono al momento un’associazione “ma non sono sufficienti per stabilire una relazione causale”. Insomma, come sempre, nella gara tra i benefici e i rischi del vaccino si propende sempre per i primi.
La sindrome di Guillain Barrè è una malattia neuromuscolare rara e può portare a disabilità anche gravi. Fa parte delle neuropatie disimmuni e colpisce il sistema nervoso periferico, e quindi i nervi che connettono il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) con il resto dell’organismo. L’Istituto Superiore di Sanità scrive che colpisce una persona su centomila, è molto rara quindi, ma resta comunque la forma più frequente di neuropatia periferica a evoluzione rapida. Colpite dalla sindrome, le fibre nervose o le guaine che le ricoprono vengono aggredite per errore dal sistema di difesa dell’organismo. Questo provoca “il rallentamento o l’interruzione della trasmissione dei segnali nervosi con successiva comparsa di una paralisi dei muscoli spesso accompagnata da alterazioni sensoriali e funzionali”.
Il sintomo principale è la debolezza progressiva che colpisce le gambe e le braccia, partendo dagli arti inferiori. E quindi si deve prestare attenzione a debolezza o formicolio, difficoltà a camminare e a muovere i muscoli facciali, parlare, masticare, deglutire, vedere doppio e anche difficoltà nel controllo della vescica o nelle funzioni intestinali. La variante sindrome di Miller Fisher, che si manifesta nel 5% dei casi, può colpire le palpebre e rendere l’andatura instabile. La paralisi muscolare ascendente può infine provocare difficoltà nella respirazione, nel linguaggio, nella deglutizione, alterazioni cardiache, della pressione sanguigna e della temperatura, aritmie. La gravità varia da debolezza lieve, accompagnata in genere da guarigione spontanea, alla paralisi totale con insufficienza respiratoria.
Sconosciuta la causa della sindrome. Compare di solito dopo un’infezione. La diagnosi avviene soprattutto sull’osservazione dell’evoluzione della malattia e sulla crescita dei disturbi. Per prevenire e gestire le complicazioni si procede di solito con il ricovero e terapie come il controllo costante dell’attività respiratoria e cardiaca, la prevenzione della trombosi venosa, la gestione di disfunzioni intestinali e urinarie, la fisioterapia. Non esistono cure ma due terapie per accelerare la guarigione: la plasmaferesi e l’infusione di immunoglobine. Se non trattata la malattia può mettere in pericolo la vita della persona.
Le persone affette dalla sindrome sono circa 10 ogni milione negli USA. I cittadini che hanno ricevuto J&J sono circa 12,8 milioni. “Erano attesi 20-40 casi e ne hanno avuti 100. Ecco perché la FDA ha preso questa decisione, ribadendo però che rimane ancora da dimostrare il nesso causale e che il rapporto rischi-benefici è enormemente a vantaggio del vaccino”, ha commentato a Il Corriere della Sera Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico (Cts). La sindrome è stata accostata anche ad altri vaccini, come gli antinfluenzali, ma il rapporto causa-effetto è sempre stato smentito.
“I casi di Guillain Barrè (GBS) si verificano comunemente in seguito ad un’infezione gastrointestinale o un’infezione respiratoria acuta tra cui l’influenza per cui la vaccinazione antinfluenzale può effettivamente ridurre il complessivo rischio di GBS prevenendo l’influenza – si legge sul sito del ministero della Salute – se c’è un aumento del rischio di GBS dopo la vaccinazione antinfluenzale, è piccolo, nell’ordine di uno o due casi di GBS aggiuntivi per milione di dosi di vaccino antinfluenzale somministrati”.