C’è già chi ne parla come della nuova Facebook, non per l’ambito in cui opera, ma per il possibile valore di mercato che potrà ottenere nei prossimi anni. Da domenica 14 marzo Stripe, una ‘giovane’ società americana di software per i pagamenti digitali, fondata nel 2010, ha comunicato di aver ricevuto nuovi investimenti per un valore di circa 600 milioni di dollari, che hanno portato così la sua valutazione complessiva a 95 miliardi di dollari.

IL CONFRONTO CON FACEBOOK – Per fare un confronto Stripe, che al momento non ha intenzione di quotarsi in Borsa, ha superato il valore raggiunto da Facebook prima del suo ingresso nel mercato azionario di New York: nel 2012 infatti il social network di Mark Zuckerberg valeva circa 80 miliardi di dollari, mentre Uber nel 2019 poco più di 70 miliardi.

IL BOOM NELLA PANDEMIA – A far schizzare alle stelle il valore di Stripe anche il boom delle transazioni online, dovute alla chiusura degli esercizi commerciali per la pandemia di Covid-19, che hanno spinto i consumatori a comprare sempre più attraverso internet.

I FONDATORI – Dietro il successo di Stripe ci sono due fratelli irlandesi, John e Patrick Collison. La società venne fondata quando i due erano poco più che adolescenti e ora hanno rispettivamente 30 e 32 anni. I fratelli Collison si fecero notare in un primo momento da aziende e investitori con un primo software chiamato Auctomatic, finanziato da un fondo per startup, Y Combinator: Auctomatic, venduto nel 2008 per oltre 3 milioni di dollari, serviva per creare strumenti per i venditori su eBay.

Reduci da quel successo, nel 2010 John e Patrick fondano Stripe raccogliendo immediatamente investimenti da fondi e grandi aziende: a scommettere sui due ancora Y Combinator ma anche Elon Musk, numero uno di Tesla, e Peter Thiel, cofondatore di PayPal.

COME FUNZIONA E CHI LO USA – Dietro il successo di Stripe c’è la sua facilità di utilizzo. Il software, che può essere implementato su app o siti web, si occupa di processare il pagamento tra utente e venditore, evitando a quest’ultimo di dover rapportarsi direttamente con le banche.

Un successo attestato dalle big corporation che utilizzano Stripe: tra queste ci sono Instagram, Zoom, Shopify, Deliveroo, Uber, Amazon, Google. Le aziende che complessivamente hanno aderito alla piattaforma sono in totale più di 200mila e, secondo Stripe, il software nel 2020 ha gestito più di 5mila richieste di pagamenti al secondo.

 

 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia