Daniela Santanchè può pure prendersela con le inchieste dei giornali anglosassoni sulla siccità in Sicilia, che così, secondo lei, rischiano di “inaridire anche il turismo”. Ma allora dovrebbe alzare la voce anche con il suo collega di governo, il Ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, in quanto cofirmatario, insieme altri 20 esecutivi Ue, di una lettera inviata alla Commissione Ue, per sensibilizzare Bruxelles sull’emergenza idrica che affligge tutta l’Europa.

L’emergenza idrica in Europa

Circa il 20% del territorio europeo e il 30% della popolazione versa in una condizione di deficit idrico. Non si tratta solo della Sicilia o dell’Andalusia in Spagna. Il fatto che tra i firmatari del documento ci siano i nomi dei ministri dell’ambiente tedesco, lituano e olandese lascia intendere che siamo di fronte a un fenomeno di carattere continentale. Ce lo ricorda l’agricoltura, le cui colture stanno cambiando. Belgio e Germania, ma anche l’Inghilterra, sono tornate a produrre vino. E pure di qualità. Questo grazie alle temperature più miti nelle loro campagne. Nel frattempo, frutti esotici quali mango, papaya e guava si stanno adattando a crescere sulle coste del Mediterraneo.
Anche l’industria ci dice che è necessaria più acqua, per i sistemi di raffreddamento degli impianti industriali e per i maxi condizionatori utili a rendere vivibile il lavoro negli stabilimenti.

Siccità e alluvioni

È giusto poi ricordare la siccità di due anni fa e le alluvioni dello scorso sono: fenomeni metereologici estremi a conferma che, sì, è in corso un innegabile cambiamento climatico. Quanto poi questo sia in parte o tutto di origine umana è un altro tema. Ciò non toglie che l’Ue debba mettervi mano. Come si legge nella lettera dei ministri dell’ambiente, solo la siccità costa all’economia europea 9 miliardi di euro all’anno, in termini di biodiversità e raccolti danneggiati. Una spesa che si gonfierebbe fino a 65 miliardi annui, entro la fine del secolo. Nel documento si rimanda anche ai disastri causati dalle inondazioni nel periodo 2016-2021, costati alle economie dei Paesi colpiti almeno altri 14 miliardi. Dal computo sono esclusi i 9 miliardi di danni provocati dall’alluvione in Romagna nel maggio 2023, e soprattutto i morti. Da qui il paradosso: i governi nazionali, molti dei quali hanno criticato l’intenzione di Ursula von der Leyen di voler proseguire con il Green Deal, chiedono l’intervento di Bruxelles su un problema che proprio il Green Deal intende risolvere.

Un’identità diversa

L’appello parla di un’azione concreta: protezione degli ecosistemi, contenimento degli sprechi – dovuti anche a pratiche agricole poco produttive – efficientamento delle risorse, nuove tecnologie per la conversione di acque marine in potabili, e finanziamenti sostanziali. Alla lettera dei governi, non è seguita una risposta diretta da Bruxelles. Che però si può ricavare da una serie di passaggi del piano von der Leyen. In quelle pagine, si legge di sicurezza idrica alla stregua di altre priorità. Come quella alimentare o delle catene di approvvigionamento.

Punti, questi, che danno al Green Deal della Presidente entrante un’identità diversa rispetto a prima. Con approccio realistico, von der Leyen ha detto che la transizione ecologica è possibile solo con un lavoro congiunto tra istituzioni e imprese. Da chiarire resta come l’Europa recupererà le risorse finanziarie. Ma è evidente che c’è stato un cambio di passo. Negarlo – o peggio nasconderlo ai turismi Usa affinché vengano comunque in Sicilia. È questo il motivo di fondo della polemica della ministra Santanchè contro il New York Times – significa lasciar mano libera agli ambientalisti duri e puri che pretendono una transizione più radicale. Ma, ancora più grave, vuol dire non occuparsi di un’emergenza che sta già causando disastri un po’ ovunque.

Antonio Picasso

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