Regno Unito
Così Starmer ha rimesso in piedi il partito laburista: l’ispirazione per Pd e centristi
Prima delle tre tragedie che hanno colpito, e che stanno tuttora colpendo, il mondo – il Covid di cui la Cina ha la piena responsabilità, l’invasione russa dell’Ucraina, il 7 Ottobre a Gaza – è avvenuto che alcuni dilettanti allo sbaraglio ne hanno combinate di tutti i colori. Tutto ciò ha avuto il suo epicentro paradossalmente proprio in Gran Bretagna, paese storicamente caratterizzato dal massimo di serietà e razionalità. Basta fare alcuni nomi: Corbyn, Cameron, Farage. Su ognuno di questi personaggi si potrebbe scrivere un racconto a tinte fosche, ma basta l’evocazione del nome per ricordare una serie di disastri. Ad un certo punto la nazione che, in primo luogo grazie a Churchill, ha dato un contributo decisivo alla sconfitta di Hitler, si è resa conto che non poteva perdere per sempre il ben dell’intelletto dopo che per circa 14 anni i conservatori ne hanno combinate di tutti i colori. Quindi alla fine è arrivato il redde rationem.
Il partito rimesso in piedi
Il partito laburista ha trovato un leader serio, razionale e volutamente sotto le righe quale è Keir Starmer, che ha rimesso in piedi un partito laburista degno della sua storia, con un programma rigoroso fatto di diritti sociali, sicurezza, tassazione sui ricchi per far tornare i conti, rapporto organico con la NATO, sostegno senza se e senza ma alla Ucraina. Le cose non si sono fermate qui: dopo i fuochi d’artificio alla Johnson e il massimalismo truce alla Corbyn, si è affermato un leader volutamente dai toni rassicuranti che ha come punti di forza tre ministre emerse dal profondo della classe operaia e del ceto medio inglese. Fra esse ce n’è una, Rachel Reeves, la cancelliere dello Scacchiere, che ha la fiducia della City perché ha già spiegato che farà tornare i conti tassando i ricchissimi e tenendo sotto controllo la spesa pubblica.
La situazione allarmante
Per carità queste iniziali valutazioni positive andranno verificate rispetto ad una realtà assai difficile caratterizzata da un inusitato attacco all’Occidente, portato avanti dalla Russia di Putin, dalla Cina, dall’Iran. Rispetto a questo attacco gli Stati Uniti stanno in una situazione allarmante. In Europa, da un lato Macron in Francia e dall’altro Scholz in Germania, sono andati incontro ad una durissima sconfitta elettorale senza che però ci sia stato alcun trionfo della destra, sia per la vittoria di Tusk in Polonia, sia perché il clan Le Pen non ha avuto la maggioranza assoluta in Francia (ma specialmente per il ritorno in campo di questo partito laburista così rigoroso e razionale).
Il pericolo del Macron
Di tutto ciò però è auspicabile che in Italia si colgano gli elementi seri e positivi. Abbiamo visto in questi giorni grandi esaltazioni del Front Populaire che, nella sua imbarazzante eterogeneità, può servire ai centristi in crisi per evitare la vittoria di una destra putinista, ma che certamente non esprime un’ipotesi costruttiva per il futuro. Però in Francia siamo stati di fronte a un’emergenza derivante dal collasso di Macron, e in casi come questi tutto è concesso per bloccare il pericolo principale, a condizione che si abbia piena consapevolezza dei limiti e delle contraddizioni dell’operazione costruita in totale emergenza. In questi giorni in Italia non ci si è limitati a salutare giustamente il positivo risultato ottenuto dal Pd alle elezioni europee, raggiunto sommando assieme tutto e il contrario di tutto: i cacicchi del Sud e del Nord, i rappresentanti dei super cacicchi come Emiliano e De Luca, i pezzi forti del riformismo come Gori, Nardella e Bonaccini e i pacifisti neutralisti come la Strada e Tarquinio. Abbiamo anche potuto apprezzare con un certo sbalordimento l’esaltazione di un campo largo versione LGBT+ (avvenuta a Milano) e quella versione ANPI fatta a Bologna. Exploit di questo tipo possono servire forse alla propaganda di un referendum per l’autonomia differenziata, ma certo non per costruire una alternativa di governo in questo contesto geopolitico.
Non siamo a Scherzi a Parte
Per questo riteniamo che il successo laburista deve essere materia di riflessione per molti in Italia, a condizione che se ne colga la straordinaria novità rispetto a quello che finora è stato espresso sia dal Pd sia dai centristi. Quando però in televisione si sente parlare la Schlein, Conte e Fratoianni sembra proprio che viviamo in un altro continente rispetto alla Inghilterra. A riequilibrare le cose, e a dare comunque una mano ad una sinistra italiana che ci sembra del tutto disarticolata, interviene una forma atipica di soccorso (infatti nel suo caso non si può certamente parlare di soccorso rosso) espressa da Salvini e dai suoi boys: pensiamo a quel Borghi che vorrebbe addirittura eliminare i vaccini obbligatori per i bambini per il morbillo e la scarlattina mettendo in evidenza che in Italia, anche nella situazione internazionale e interna assai seria, c’è sempre chi reputa di giocare la partita politica a Scherzi a Parte.
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