Il caso dell'ex leader di Mi
Cosimo Ferri finisce sotto processo al Csm e attacca i giudici: “Prevenuti”

Questi giudici sono ‘prevenuti’. È iniziato ieri subito con il botto il nuovo procedimento disciplinare, tanto per non perdere l’abitudine, nei confronti di Cosimo Ferri, ex leader di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe, e deputato di Italia viva. La procura generale della Cassazione gli imputa una “grave scorrettezza” nei confronti dei colleghi componenti del collegio che nell’estate del 2013 condannò in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset sui diritti televisivi.
Condanna che determinò poi la decadenza del Cav dal Senato per effetto della legge Severino. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Ferri avrebbe accompagnato l’allora consigliere Amedeo Franco, relatore della sentenza, da Berlusconi per fargli raccontare cosa era avvenuto nella camera di consiglio. Franco, scomparso nel 2019, avrebbe allora sposato la ricostruzione fatta da Ferri e quindi di aver sottoscritto un provvedimento che non condivideva perché sollecitato dal presidente del collegio Antonio Esposito. L’ex consigliere della Cassazione si sarebbe recato da Berlusconi tre volte, fra la fine del 2013 e gli inizi del 2014, avallando la tesi del complotto ordito, secondo Ferri, dalle toghe di sinistra. La vicenda era diventata di dominio pubblico in quanto questi incontri erano stati registrati e i relativi audio diffusi sui media.
Nel collegio che dovrebbe giudicare Ferri, presieduto dal pentastellato Fulvio Gigliotti, compaiono sia Giuseppe Cascini che Elisabetta Chinaglia, esponenti di punta della magistratura progressista. E compare anche Giuseppe Marra, ex di Magistratura indipendente, molto amico all’epoca di Ferri, poi passato con Piercamillo Davigo in Autonomia&indipendenza, la turbo corrente della magistratura che si è estinta alle ultime elezioni per la componente togata del Csm, passando da 5 a zero membri. Tutti magistrati che sarebbero per il loro pregresso non imparziali nei confronti di Ferri. Per il procuratore generale della Cassazione Giovanni Leo, che ha chiesto il rigetto dell’istanza di ricusazione di Ferri, si tratterebbe invece di normali contrasti fra magistrati iscritti a correnti differenti.
L’avvocato Luigi Panella, difensore di Ferri, ha ricordato al collegio che il giudice oltre ad essere imparziale dovrebbe anche apparirlo. Nei prossimi giorni è attesa la decisione che, visti i precedenti, sarà sicuramente negativa dal momento che in 60 anni il Csm non ha mai accolto mezza ricusazione. Gli ‘screzi’ fra Cascini e Ferri, comunque, hanno origini risalenti nel tempo. Agli inizi del 2015 Ferri era sottosegretario alla Giustizia e Cascini scrisse sulla mailing list dell’Associazione nazionale magistrati una lettera di fuoco affermando che fosse entrato nel governo per interesse personale. Parlando poi con qualche anno dopo con Palamara, gli avrebbe intimando in maniera perentoria di ”non frequentare Ferri”.
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