Condizioni critiche per lo sciopero della fame
Cospito, l’udienza in Cassazione sul 41bis anticipata al 7 marzo: appello anche a Papa Francesco per l’anarchico
L’udienza in Cassazione sul ricorso presentato dalla difesa di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41bis nel carcere di Sassari e in sciopero della fame da quasi 100 giorni, è stata anticipata al 7 marzo. Ne ha dato notizia questa mattina il legale di Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, che aveva depositato un’istanza per chiedere di anticipare l’udienza a causa delle condizioni di salute dell’anarchico: inizialmente l’udienza era stata fissata infatti per il 20 aprile.
Al vaglio dei supremi giudici il ricorso contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha respinto un reclamo contro l’applicazione del carcere duro per 4 anni. La decisione odierna è frutto di “un provvedimento del Presidente”.
Da quando ha iniziato lo sciopero della fame contro il 41bis, regime che gli è stato applicato per l’attentato commesso alla caserma dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nel 2006, Cospito ha perso circa 40 chili di peso, di cui dieci nell’ultima settimana. Attentato che non causò morti o feriti, ma che venne giudicato come strage politica, riqualificazione del reato che ha portato all’applicazione del carcere duro.
Le condizioni di Cospito
La situazione di Alfredo Cospito “è in lento peggioramento, ormai termoregola malissimo, ha 4-5 maglie addosso, tre paia di pantaloni, ha sempre freddo. Non ce la fa più ad uscire e camminare nell’ora d’aria, si sente molto debole tanto che sta utilizzando la sedia a rotelle a questo lo avvilisce molto. Tutti i valori sono i calo e c’è rischio di edema cerebrale”. È questo il quadro clinico constatato dal medico che ha visitato in carcere l’anarchico nella giornata di giovedì 26 gennaio e riferito al difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini.
”Ieri mentre faceva una doccia verso le 23.30 è caduto a terra e ha sbattuto la faccia, si è rotto il naso ed è stato portato al pronto soccorso – ha spiegato il medico – Gli hanno rimesso a posto la frattura scomposta e gli hanno dato antidolorifici”.
Le condizioni dell’anarchico sembrerebbero drammaticamente peggiorate nelle ultime ore tanto che “siamo in una situazione in discesa”, una situazione “rischiosa” per la sua vita, ha detto in una intervista a Radio Onda d’Urto la dottoressa Angelica Milia. Rispondendo a una domanda sulla possibilità che l’anarchico al 41 bis in sciopero della fame da ottobre rischi la vita, Milia ha risposto: “Sì, secondo me sì”. “Il discorso può cambiare da un momento all’altro. Nel momento in cui supera il catabolismo glicemico lui rischia“, ha affermato. La dottoressa spiega che si sono ridotti tutti i livelli: emocromo, linfociti, leucociti, “tutti quei globuli che servono per la lotta contro le infezioni”.
L’appello a Papa Francesco
Visto il silenzio drammatico del Guardasigilli Carlo Nordio, pur interpellato con appelli e interrogazioni parlamentari sul caso Cospito, chi si batte per revocare il 41bis e impedire la morte in carcere dell’anarchico si è rivolto a Papa Francesco.
È il caso di Luigi Manconi, l’ex parlamentare in prima fila per difendere i diritti di Cospito. Il sociologo si è rivolto al Pontefice chiedendo un intervento sulla vicenda. “Caro Papa Francesco, vorrei parlarle di un uomo che soffre“. Inizia così l’appello di Manconi.
“Per i parametri convenzionali, che sono fatalmente anche i miei, non è un innocente – scrive Manconi – ha commesso gravi reati e per questi ha subito condanne severe. Ora quest’uomo è in fin di vita, perché ha deciso di reagire a quella che considera una inaudita ingiustizia, mettendo a rischio la propria vita e sottoponendo il proprio corpo a un durissimo digiuno. Anche io considero una intollerabile iniquità la sorte alla quale sembra destinato, pure se è stato egli stesso ad avviarvisi intraprendendo lo sciopero della fame. Cospito è al centesimo giorno della sua protesta“. Se morisse, avverte, “oltre a sopprimere una vita umana, ciò significherebbe confermare una concezione del sistema penale che contraddice i principali fondamenti della nostra civiltà giuridica. E che nega quella che è stata, negli ultimi decenni, la più intelligente elaborazione sulle categorie di pena e di carcere, per la quale il contributo del Magistero, suo e del suo predecessore, è stato determinante“.
“Caro Papa Francesco, tra le sue riflessioni, trovo quelle che seguono e che interessano le ragioni per le quali mi sono permesso di rivolgermi a lei: ‘Con il motivo di offrire una maggiore sicurezza alla società o un trattamento speciale per certe categorie di detenuti’, il regime detentivo differenziato ha come sua principale caratteristica l’isolamento esterno. Ancora, ‘la mancanza di stimoli sensoriali, la completa impossibilità di comunicazione e la mancanza di contatti con altri esseri umani provocano sofferenze psichiche e fisiche come la paranoia, l’ansietà, la depressione e la perdita di peso e incrementano sensibilmente la tendenza al suicidio’. Ecco, penso che quanto appena descritto non sia troppo diverso dall’attuale quadro clinico di Alfredo Cospito. Per questo ritengo che una sua parola possa essere utile affinché la vicenda di quest’uomo, oggi ridotto alla ‘nuda vita’, non cada nell’oblio. Con fiducia e speranza“, conclude Manconi
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