Se Luigi Marattin ha lasciato Italia Viva, aprendo una scissione dal partito di Matteo Renzi, anche nell’altro partito centrista – Azione – un’uscita di alcuni esponenti di peso sembra avvicinarsi. Per adesso nulla di ufficiale, solo rumors e interviste che però lanciano messaggi precisi a Carlo Calenda. Come quella di Enrico Costa, deputato di Azione sulla stessa linea di pensiero di Marattin sulla necessità di costruire un partito unico liberaldemocratico.
Costa avverte Calenda: “Niente campo largo in Liguria”
Costa in un’intervista a il Giornale ha avvertito (o minacciato?) Calenda: se Azione va con i giustizialisti del campo largo, lo dovrà fare senza di lui. “Io nel campo largo non ci vado: non smentisco le battaglie che ho fatto sulla giustizia. E penso non debba andarci Azione, perché quelle battaglie le abbiamo fatte insieme”, dice il deputato. Il problema principale per Costa è in Liguria, visto che il campo progressista candida Andrea Orlando. “La coalizione che lo sostiene va da Avs al Pd fino al M5s e ne ha dette di tutti i colori sulle mie iniziative sulla giustizia. Sulla separazione delle carriere. Sulla prescrizione. E sulla norma sul riserbo delle indagini si sono superati: attacco alla democrazia, norma orbaniana, ceffone alla libertà di stampa…”, spiega Costa. È quasi una questione personale per il deputato di Azione.
L’avviso di Costa: se in tre regioni finiamo nel campo largo, non siamo terzi
Costa, entrato in Azione anni fa dopo l’uscita da Forza Italia, ha un’altra tradizione politica rispetto alla sinistra. Per questo non vuole in alcun modo che il partito guidato da Calenda finisca avvolto nel campo largo. Un’ipotesi che in realtà lo stesso Calenda ha più volte smentito, affermando di voler rimanere al centro, pur alleandosi a destra o a sinistra alle elezioni regionali e locali per non finire nell’irrilevanza. Per Costa però le prossime elezioni regionali, oltre in Liguria anche in Emilia Romagna e Umbria, hanno un peso importante e Calenda ha già annunciato di voler sostenere le candidature dei progressisti, perché giudicate pragmatiche e migliori rispetto a quelle della destra. Così come, al contrario, in altri voti regionali Azione ha appoggiato il candidato della destra, per esempio in Basilicata con Vito Bardi.
Costa però non ci sta: “Io sono dialogante in politica, ma è difficile farmi digerire una cosa così. Azione ha fatto una politica sulla giustizia molto garantista mentre questi cercano di far passare il garantismo come collusione e complicità con mafia e criminalità organizzata. Le condizioni di partenza erano chiare: ho aderito per primo ad Azione, eravamo all’opposizione del Conte bis. È stato un percorso comune di persone provenienti da aree diverse in una posizione terza, di centro, alternativa al governo composto da sinistra estrema, Pd, M5s e Italia Viva“. “Il peccato originale è stata la rottura del Terzo Polo che ha portato alla frantumazione di quest’area di centro e a far evaporare alle ultime europee il grande risultato del 2022, portandoci a non superare lo sbarramento. Ora se in 3 regioni al voto finiamo nel campo largo è difficile sostenere che siamo terzi“, dice nell’intervista Costa.
Costa a Calenda: Azione ha la responsabilità di far sentire tutti a casa, non facciamoci risucchiare
A chi gli fa notare che sono alleanze regionali e non nazionali, Costa risponde così: “Certo, e Calenda confida in una posizione terza a livello nazionale. Ma prendiamo la Liguria: la coalizione di sinistra è nata in quella piazza forcaiola che cercava la scorciatoia giudiziaria, quella piazza in cui c’era Orlando e nella quale, dice Calenda, non bisognava andare. Ora si chiede a Orlando di rifiutare il giustizialismo e lui lo fa, sai che sforzo. Ma all’apparenza prima si è decisa l’alleanza, poi si sono messi paletti facilmente aggirabili” “Siamo a un bivio. Leggo che sul punto deciderà la direzione del partito, ma venerdì una nota di Azione ha anticipato questa alleanza. Insomma, ci sono indizi precisi e concordanti anche se siamo molto diversi da Pd e M5s: mi pareva che con Schlein non ci fosse nulla in comune, ora però vedo più di un segnale di relazione. Per me Azione ha la responsabilità di far sentire tutti a casa propria, anche quelli che vengono da una storia politica liberale rispetto a quella parte del partito che sta privilegiando un rapporto organico con il Pd. Non facciamoci risucchiare”, ha concluso Costa.
L’asse tra Costa e Marattin, e la possibile fuoriuscita da Azione di Carfagna e Gelmini
Anche in Azione quindi cominciano a essere palesi le tensioni interne. Costa già negli scorsi mesi aveva rilasciato dichiarazioni chiare, in opposizione a Calenda, specie dopo le elezioni europee. E non è un caso che il deputato di Azione sia in buonissimi rapporti con Marattin, appena uscito da Iv. I due erano i pontieri per una reunion tra i due partiti centristi e ora Costa potrebbe uscire per unirsi a Orizzonti Liberali, l’associazione annunciata dall’ex renziano. Così come in Azione altre due esponenti sembrano sempre più a disagio: Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, anche loro provenienti da Forza Italia e in difficoltà in caso di un ingresso pur informale nel campo largo a sinistra.