Le misure
Covid, alle Olimpiadi quaranta atleti positivi, ma chi è infetto può ancora gareggiare
Il Covid spaventa anche gli atleti alle Olimpiadi di Parigi, sono almeno in quaranta ad essere risultati positivi secondo quanto riportato oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal quotidiano francese ‘L’Équipe’.
Covid, 40 casi tra gli atleti
Gli organizzatori non si mostrano sorpresi, né spaventati, nemmeno Maria Van Kerkhove, epidemiologa dell’OMS specializzata nella gestione delle epidemie e delle pandemie, che dichiarato durante una conferenza a Ginevra che non è sorprendente vedere casi tra gli atleti, visto che il virus si diffonde rapidamente in molte nazioni. “Negli ultimi mesi, vari paesi hanno affrontato focolai di Covid, inclusi gli eventi olimpici, dove abbiamo registrato almeno 40 positività”, ha spiegato.
Il caso di Peaty
Il nuotatore britannico Adam Peaty è stato il primo atleta a rivelare di avere il COVID un giorno dopo aver vinto l’argento nei 100 metri rana maschili alla Defense Arena. Il Team della Gran Bretagna aveva affermato che Peaty aveva iniziato a sentirsi male, con sintomi alla gola, prima della sua gara del 28 luglio, che i suoi sintomi erano peggiorati in seguito e che era risultato positivo al tampone. Per limitare la diffusione, gli atleti che risultano positivi, vengono generalmente spostati in una stanza singola per limitare le possibilità di contagiare gli altri, e per loro viene anche organizzato un trasporto separato da e per gli allenamenti e gli eventi. Agli atleti positivi inoltre vengono consegnati i pasti in modo che non debbano stare nella mensa pubblica. Ciononostante “finché gli atleti se la sentono”, possono allenarsi e competere in gara anche se sono risultati positivi.
La variante KP3
Soltanto in Italia, nelle ultime due settimane, l’aumento di casi Covid impressionava: +66%, con 9.000 segnalazioni in sette giorni, salvo poi rallentare e assestarsi su su un +24%. Il picco estivo nel nostro Paese, così come in tanti altri europei è stato dovuto alla diffusione della sottovariante KP3, presentatasi particolarmente aggressiva. Un raffreddore fortissimo, spesso accompagnato anche da febbre in grado di resistere quattro o cinque giorni. I casi della variante sono aumentati anche in altri Paesi, dopo aver iniziato la sua corsa negli Stati Uniti nel mese di giugno.
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