Fatta la legge, trovato l’inganno. I “furbetti del Green Pass” si muovono in due direzioni: c’è chi effettua un test rapido tra le mura di casa propria, il classico “tampone fai fa te” e decide, pur essendo risultato positivo, di non effettuare un molecolare presso un centro di analisi privato (tenuto a comunicare subito la positività all’Asl che poi inserirà il soggetto positivo in piattaforma) o presso un presidio sanitario pubblico. E in questo caso avremo centinaia, migliaia di positivi in giro, non denunciati e quindi non segnalati alle autorità.

Sono a tutti gli effetti liberi di uscire di casa e quindi liberi di contagiare. E c’è chi comunica un “falso positivo” per ottenere un attestato di guarigione e quindi un Green Pass valido per sei mesi. I medici di base confermano che il tracciamento sta sfuggendo di mano proprio perché chi fa il test fai da te, spesso non comunica la positività. E il numero dei contagi lo conferma: oggi in Campania ci sono stati più di 7.000 nuovi positivi. Sfuggono al tracciamento ovviamente i furbetti della prima categoria. Poi c’è anche chi comunica un “falso positivo” al proprio medico di base. La questione è questa: mi reco in farmacia per effettuare un tampone rapido antigenico (le farmacie non sono autorizzate a effettuare tamponi molecolari, ma questo discorso lo affronteremo in un secondo momento) e il test risulta purtroppo positivo.

A questo punto, la farmacia comunica direttamente alla Regione la mia positività, vengo inserito in piattaforma e dovrò per tanto osservare le regole: isolamento di dieci giorni, ripetere il tampone, qualora risultasse ancora positivo sono previsti altri sette giorni di isolamento e poi un tampone di verifica. Benissimo. Stessa cosa succede se decido di effettuare un tampone molecolare presso un centro analisi privato, saranno loro a comunicare l’esito del test alla Regione e all’Asl, di conseguenza se sono positivo l’iter sarà lo stesso che abbiamo spiegato qualche riga più su. Com’è noto chi contrae il virus e guarisce, riceverà un attestato di guarigione che è identico a quello di un tizio che si è vaccinato. Poi, c’è un altro tipo di furbetto, cioè quello che comunica un falso positivo al suo medico di base, che lo segnalerà alla piattaforma, così da ottenere dopo dieci giorni e un tampone, questa volta molecolare, negativo (per forza perché il virus non lo ha contratto) un attestato di guarigione e poter quindi fare per sei mesi tutte le attività di un vaccinato o di una persona che realmente ha contratto il virus ed è guarito.

Ora, la legge dice che dopo una comunicazione al medico di base di un tampone rapido risultato positivo, bisogna effettuarne uno molecolare che attesti effettivamente la positività, solo con quel tampone, e uno successivamente negativo, si riceverà l’attestato di guarigione. Ma l’Asl è in affanno, non riesce per mancanza di risorse a tracciare tutti, e potrebbe accadere che sfugga la mancanza del primo tampone molecolare positivo e si dia quindi comunque l’attestato di guarigione. «Questa è una stortura da correggere rapidamente, perché in questo modo non ne usciremo mai – afferma la dottoressa Pina Tommasielli, medico di base e componente dell’Unità di Crisi regionale– Le piattaforme sono ingolfate, le Asl non riescono più a effettuare tamponi a tutti i positivi che sono venuti fuori con l’attivazione delle farmacie: il sistema è totalmente saltato. Il green pass lo deve avere solo chi è vaccinato o chi ha certificato di guarigione – continua – Sul tema c’è molta disinformazione e i medici sono disorientati. A questo si aggiunge che il personale è poco, non abbiamo chi si reca a casa di un soggetto positivo per effettuare tamponi di controllo e quindi questo crea anche una forte discriminazione sociale». Sì, perché chi può permetterselo pagherà un tampone molecolare che costa dai 50 ai 100 euro, chi invece non potrà farlo, aspetterà il servizio sanitario pubblico. E aspetterà non poco.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.