Ripercorrere una dopo l’altra le posizioni di Giorgia Meloni sul contrasto al Covid, quando lei era ancora una leader dell’opposizione, più che stupire, fa paura. A tutti gli incroci – mascherine, lockdown, green pass, utilità dei vaccini – l’allora leader dei Fratelli d’Italia, pur di opporsi ai diversi governi, ha assunto posizioni che nel giro di poche settimane avrebbero puntualmente dimostrato la propria miopia.

Il lockdown, che poi sarebbe stato mutuato dall’Italia in tutto il mondo, venne bocciato: “Bisogna limitarlo alle sole zone rosse!”. Green pass come in Francia? “Raggelante”, “stiamo picconando lo Stato di diritto”. Le mascherine? “Un bavaglio per chi protesta”. Vaccini? “Non vaccinerò mia figlia perché le possibilità che un ragazzo muoia di Covid sono le stesse che muoia colpito da un fulmine”. Allora le rispose il professor Roberto Burioni:Anni 2020-2021, morti per fulmine negli Usa: 28 (di tutte le età) – Morti per Covid negli Usa: 900 (sotto i 18 anni)”.

Riproporre queste prese di posizione così infelici, senza tener conto di quanto Meloni abbia corretto l’asse della sua azione, potrebbe apparire un processo postumo sostanzialmente inutile. In parte è così, ma solo in parte. L’esercizio della memoria in una stagione così smemorata è sempre utile. Oltretutto nel campo della lotta al Covid, sinora la riduzione dell’impatto non ha imposto al governo scelte dirimenti. Quelle assunte, o sono state oggetto di bruschi ripensamenti, o sono assai discutibili.

Come l’abolizione dell’obbligo vaccinale per i medici o il reintegro dei sanitari no vax. Decisioni dalle quali trapela la cultura individualista della destra: prima di tutto viene la mia libertà e poi la libertà e la salute degli altri. Se ora la situazione dovesse peggiorare, un ritorno alla Meloni di Fratelli d’Italia sarebbe una iattura, quella sì pericolosa.