Esteri
Per Orbán il virus non è sovranista: Ungheria chiude frontiere con l’Ue ma non con Visegrad
Da oggi “visti i casi crescenti di Covid-19 in Europa e nel mondo” le frontiere dell’Ungheria sono chiuse agli stranieri, ma non agli alleati sovranisti di Visegrad. Dalla mezzanotte è entrato in vigore il blocco degli ingressi per i non ungheresi, voluto dal premier Viktor Orbán dopo il record locale di 292 casi in 24 ore della scorsa domenica, per “essere in grado di fermare la seconda ondata” del virus.
Il provvedimento, annunciato già tre giorni fa, doveva riguardare tutti, con gli stessi cittadini magiari di ritorno dall’estero costretti a 14 giorni di auto-quarantena a casa o a un isolamento fino a quando non riescono a produrre due tamponi negativi. Nella notte, però, dopo colloqui serrati con Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, è arrivata l’ufficialità: per i “vicini” di Visegrad è prevista un’eccezione. Chi di loro ha già prenotato soggiorni in Ungheria potrà infatti entrare nel paese se fornisce un test negativo al coronavirus “non più vecchio di 5 giorni”.
“I paesi di Visegrád si sono protetti con successo dalla prima ondata, in stretta collaborazione con noi” ha spiegato su Facebook il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto. Allo stesso modo ai cittadini di Budapest e dintorni che hanno in programma un alloggio in uno dei tre paesi alleati basterà un solo test negativo, dopo essere rientrati a casa, per evitare la quarantena. Altre eccezioni sono previste per tutti gli stranieri che svolgono attività ufficiali con organizzazioni statali, quelli che devono ricevere assistenza sanitaria, lavoratori, pendolari, viaggiatori in breve transito, studenti certificati, camionisti che rientrano, visitatori che prendono parte a eventi familiari come i matrimoni e partecipanti di eventi culturali, religiosi o sportivi internazionali. Il prossimo 24 settembre si terrà infatti a Budapest la finale di supercoppa europea di calcio tra Siviglia e Bayern Monaco.
La chiusura delle frontiere e la disparità di trattamento rispetto ai paesi di Visegrad, intanto, hanno fatto infuriare la Commissione europea. Da Bruxelles si ricorda al governo di Orbán dell’esistenza del “principio di non discriminazione” tra cittadini europei e del fatto che chiusure unilaterali e non concordate non sono nemmeno così efficaci per contrastare la diffusione della pandemia. Il provvedimento, inoltre, potrebbe danneggiare molto la capitale Budapest, che fa del turismo europeo il suo motore economico. Ma lì a governare c’è un sindaco d’opposizione, a cui recentemente Orbán ha già deciso di tagliare i fondi statali per il prossimo anno.
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